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Aerodinamica MotoGP: nessun cambiamento al regolamento 2018

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Dopo i test di Valencia, Ducati ha mosso diverse obiezioni su quanto messo in pista da Yamaha, ma le regole in MotoGP resteranno quelle di oggi

Quando si parla di aerodinamica applicata alla MotoGP, la persona meglio informata di tutti è Danny Aldridge, che di questo preciso aspetto gestisce le regole. Aldridge è il Direttore Tecnico, colui che traccia le linee e che giudica il lavoro dei vari concorrenti per stabilire se queste linee siano rispettate o meno. Nel 2017 è stato messo sotto pressione in tutti i modi, perchè le regole che avrebbero dovuto proibire l’aerodinamica applicata in MotoGP hanno avuto come effetto quello di far proliferare forme di ogni tipo sulle moto presenti in griglia.

Doppie carene, musi da tricheco e sinuosi cupolini. Tutti hanno offerto la propria versione, partendo dalla carenatura Hammer Head della Ducati per giungere al cupolino stile Mazinga di Yamaha e KTM. Ma l’unico che ha sempre stabilito il confine è Aldridge, che è stato nuovamente chiamato in causa a fine 2017. Il confine tra lecito e illecito sembra molto sottile, e gli ingegneri nel Racing sono abilissimi nella ricerca di punti “oscuri” del regolamento che gli permettano di approfittare di un’opportunità che magari è sfuggita agli avversari, in qualsiasi disciplina. Chiedete a Jenson Button, che nel 2009 si ritrovò tra le mani una Brawn GP capace di devastare Ferrari, McLaren e Red Bull con una facilità disarmante grazie alla trovata del Double Decker sul fondo vettura.

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Di solito questi “buchi” regolamentari vengono fuori e poi sono chiusi, con delle trovate che servono ad evitare il dilagare di problemi difficili da arginare quando la stagione inizia. Nel 2018, sembrava che qualcosa sarebbe cambiato, ma alla fine ci si è resi conto che impedire lo sviluppo aerodinamico non sarebbe stata la scelta vincente. Lo conferma Aldridge, intervistato da Crash.net, che ha specificato quanto segue: «Le regole resteranno esattamente le stesse, non ci saranno cambiamenti. Quello che vedrete è che tutte le carenature convergeranno verso un design abbastanza simile, ovvero la miglior configurazione possibile».

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Il tecnico aveva già offerto questa visione nel 2017, quando sottolineò che la stabilità regolamentare avrebbe col tempo portato ad una certa conformità tra le forme aerodinamiche, esattamente come accade in F1. Anche nel mondo delle quattro ruote, quando c’è una grossa rivoluzione regolamentare, c’è qualche contendente che trova la strada migliore da subito e gli altri che si adeguano con il passare del tempo, fino al punto di trovarsi diverse vetture in griglia praticamente identiche tra loro.

Valentino Rossi in azione a Valencia nel corso dei Test dello scorso mese di novembre (© Yamaha MotoGP)

Aldridge continua così, spiegando questa scelta di continuità: «E’ molto difficile stabilire certe regole e capisco l’opinione di molte persone che dicono: “quelle sono ali”. Ma abbiamo cercato di lasciare agli ingegneri una certa libertà creativa e sono giunti alla conclusione che ci sono pro e contro con le nuove vesti aerodinamiche. Non si tratta solo di metterle sulla moto ed andare più forte. Prendiamo ad esempio Phillip Island: uno dei piloti con la velocità di punta più bassa era Lorenzo che ha utilizzato le carene con l’aerodinamica e molti piloti hanno deciso di non utilizzarla in gara».

Anche nel 2018, i piloti avranno a disposizione una prima carena omologata prima della stagione ed un secondo step durante la stagione, che dovrà sempre essere sottoposta ad approvazione di Aldridge prima di poter essere utilizzata in gara.

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