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Donington 2008: Tom Sykes si presenta al mondo

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Quando Tom Sykes atterrò sul pianeta SBK lasciò immediatamente il segno. Questo è il ricordo di chi ha diviso il box con lui, quando era ancora uno sconosciuto. Uno sconosciuto pieno di talento

Il campionato Mondiale Superbike del 2008 si presentò con due caratteristiche che difficilmente sarebbero passate inosservate. La prima fu il passaggio delle bicilindriche da 1000cc a 1200 e quindi l’ingresso del Ducati 1098 in sostituzione dell’ormai obsoleta ma vincente 999. La seconda caratteristica fu l’assoluta mancanza di piloti inglesi tra gli iscritti al campionato. Quest’ultima fu una lacuna subito guardata con occhio critico da chiunque masticasse un pò di superbike, soprattutto pensando a quanto le derivate di serie fossero importanti in Inghilterra e a quanto pubblico inglese fosse richiamato dalla presenza di piloti britannici in griglia.

Ovviamente l’organizzatore non si fece cogliere del tutto impreparato e, in occasione delle due consecutive gare in terra di Albione furono schierate diverse wild card inglesi. Alcune di loro erano vecchie conoscenze del Campionato Mondiale, altre erano quasi sconosciute al di fuori del BSB. Al nostro arrivo a Brands Hatch, la prima delle tappe d’oltremanica, fummo compagni di box di una di queste wild card. Si trattava di un ragazzone inglese dai lineamenti forti e che quasi nessuno del nostro team conosceva, nemmeno di fama. Rispondeva al nome di Tom Sykes.

I suoi tecnici scaricarono dal camion la sua moto: una Suzuki con enormi loghi Rizla sulle fiancate. Fu il silenzio. Persino nel Campionato Mondiale erano pochissime le moto così belle e precise nei dettagli. Tantissimi i particolari ricavati dal pieno, tutti i componenti erano minuziosamente curati e ogni parte verniciata era lucida e priva di graffi. Il suo numero, il 66, campeggiava sulle carene e presto si sarebbe fatto conoscere al mondo intero.

Il sabato mattina pioveva e la Superpole fu dichiarata bagnata. Con un’abilissima strategia riuscimmo a piazzare Smrz in prima fila, in compagnia di Troy Bayliss, Noriyuki Haga e Ruichi Kyionari mentre Sykes era sesto, subito dietro a Corser e immediatamente davanti a Biaggi. Gara 1 fu combattutissima ma Tom dovette ritirarsi per un problema tecnico al radiatore, mentre lottava per le prime posizioni. Gara 2, corsa in uno stato d’animo difficilissimo a causa delle ancora sconosciute condizioni di Craig Jones, vittima di un incidente durante la gara delle Supersport, vide Sykes qualificarsi solamente settimo.

Fu solo il weekend di gara successivo, a Donington, che battezzò formalmente un nuovo, velocissimo pilota, agli occhi del mondo. Eravamo stati a Brands Hatch un mese prima e rientravamo dalle ferie estive carichi e pronti per una fine di campionato esaltante. La Superpole fu bellissima ed eccezionalmente combattuta, con i primi 8 piloti compresi in 8 decimi di secondo. Sykes si qualificò tra di loro, settimo.

Gara 1, corsa sotto la pioggia, fu qualcosa d’incredibile, con un Sykes ai limiti della perfezione. Tom non guidava, danzava sull’acqua. Il circuito era quasi impraticabile e in alcuni punti l’acqua sollevata dalle moto impediva persino di distinguere i colori delle carene. I piloti scivolavano per terra come se fossero sul ghiaccio; moltissimi furono i nomi eccellenti che terminarono prematuramente la loro gara nelle vie di fuga. Xaus, Corser, Haga e tanti altri furono costretti al ritiro. Dei 33 partenti solo 14 videro la bandiera a scacchi.

Gli occhi erano tutti però per i primi due piloti, che lottavano a ogni curva per guadagnare la posizione di testa. Il primo era quasi scontato e destava poca meraviglia, con il numero 21 sulle carene e la scritta “Bayliss” sulla tuta. Il secondo era un certo Tom Sykes che, privo di ogni timore reverenziale, tentava di attaccare Troy ogni volta che la pista lo permetteva. Tutti sapevamo che sarebbe stato l’ultimo anno di Troy Bayliss in pista e un po’ di amarezza circolava nei box sin dall’inizio di stagione. Troy, anche come avversario, incuteva rispetto. Quindi vederlo lottare con una wild card per la prima posizione, destava incredulità e portava ammirazione anche verso Sykes.

La gara fu interrotta prima della fine proprio a causa del maltempo e Sykes si piazzò secondo, alle spalle di Bayliss. Sono molti, ancora oggi, convinti che se la gara fosse rimasta integra, Tom Sykes avrebbe avuto ottime possibilità di vincere. Gara due fu più anonima per Sykes, che si piazzò solo decimo. Non ebbe, però, alcuna importanza; il suo nome era già sulla bocca di tutti e, come la storia ci mostrò, entrò nelle mire dei principali team del Campionato Mondiale. Negli anni successivi, sarebbe diventato uno dei più veloci piloti in pista, vincendo il titolo mondiale nel 2013.

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