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Jonathan Rea è davvero più forte di Fogarty, Bayliss e Edwards?

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Jonathan Rea è atterrato sul pianeta Kawasaki nel 2015 ed ha cambiato il significato della parola “dominio” in SBK. Tutti i numeri di un campione che aspettava una moto verde per esplodere

Non siamo impazziti, non abbiamo scomodato i mostri sacri della storia SBK pensando che Jonathan Rea possa prendere il posto nel cuore dei tifosi che per anni è occupato dai pesantissimi nomi di Carl Fogarty, Troy Bayliss e Colin Edwards. Dimentichiamo per un attimo l’esplosiva aggressività di King Carl Fogarty, mettiamo da parte la rocciosa determinazione di Troy Bayliss e accantoniamo la fredda precisione di Colin Edwards in sella alla Honda VTR-SPW. Mettiamo questi mostri sacri attorno ad un tavolo, e facciamo accomodare il nuovo idolo della SBK, quel Jonathan Rea capace di mettere in scena uno dei più prepotenti domini della storia del Racing.

Immaginiamo i quattro piloti mentre nel confrontarsi, parlano dei propri risultati, raccontano le proprie vittorie e sognano ricordando sorpassi da togliere il fiato. Il primo a prendere la parola sarebbe ovviamente lui, il mito. Il britannico dagli occhi di ghiaccio e le palle d’acciaio. Non potrebbe iniziare altri che Carl Fogarty, e il suo racconto partirebbe dai tempi del TT, passando attraverso le esperienze in 500 per approdare in sella alla Ducati 916, la regina ed il simbolo su due ruote di un’intera generazione di piloti e gare. Fogarty parlerebbe dei confronti con Troy Corser, del temibilissimo e sfortunato Giancarlo Falappa ed anche di quella volta che ha fregato Frankie Chili ad Assen.

Dopo probabilmente sarebbe il turno di Troy Bayliss, che di Fogarty ha raccolto il testimone. Siamo certi che racconterebbe di quanto erano diverse ma tutte profondamente Ducati le moto portate al titolo, passando dalla 996 alla 999, fino alla 1098. Includendo anche una incursione da semi pensionato con la Panigale, così. Tanto per gradire. Facilmente Troy inizierebbe anche a raccontare la prima volta che ha ascoltato il ruggito della Desmosedici al Mugello, e crediamo che non si dimenticherebbe di parlare di Noriyuki Haga, e di quanto fosse pericoloso averlo alle proprie spalle all’inizio dell’ultimo giro di qualsiasi gara.

Dopo aver ascoltato i due miti Ducati, la parola sarebbe giusto passarla a Colin Edwards. Il pilota americano tutto sommato non ha mai emozionato particolarmente, eppure in sella alla bicilindrica Honda in SBK ha corso tre stagioni da re, coronate con due titoli. Vittorie, classe e tanti numeri incredibili in sella ad una delle moto più belle che abbiano corso.

Ed eccoci finalmente a Jonathan Rea. Un pilota che ha corso in SBK per sei stagioni in sella ad una moto che nel 2009 era già attempata, e che nel 2014 era quasi cadavere. Eppure lui ha dato sempre del gran gas, ed ha fatto cose in sella a quella CBR che sembravano semplicemente impossibili. Tutto questo fino al 2015, ed a quel primo incontro con la Kawasaki ZX-10r. Una moto perfetta, una moto con cui poter fare la differenza. Ed è questo quello che racconterebbe Rea seduto al tavolo con i grandi mostri della SBK. Racconterebbe che da quando è in Kawasaki, su un totale di 56 partenze, ha vinto 27 manches. Racconterebbe che ha raccolto 50 podi, e che ha vinto due titoli ed è tranquillamente in corsa per il terzo consecutivo, impresa che non è riuscita a nessuno degli illustri presenti al tavolo.

A questo punto si alzerebbe un coro di dissenso da parte dei tre colleghi in questa congrega di campionissimi. Fogarty gli direbbe che deve ancora vincere due mondiali prima di mettersi al suo livello, e Bayliss forse accenerebbe alla vittoria di Valencia nel 2006, che l’ha consegnato al mito. Edwards forse ricorderebbe di come nel 2002 ha raccolto il più incredibile filotto di vittorie della storia SBK, riprendendosi un titolo ormai già perso e dando vita al finale di stagione più epico della storia della corse. Insomma nessuno dei tre gradirebbe di essere sminuito dal pilota che sta dominando il mondiale, eppure i numeri dicono questo. Jonathan Rea è il più forte pilota della SBK, anche messo a confronto con questi mostri sacri. Basta analizzare le migliori due stagioni di ciascuno di questi piloti, per comprendere che Rea sta giocando una partita diversa.

La sua non è una supremazia. Si tratta di un dominio. Un dominio che sembra destinato a durare un bel pò. E sapete perchè pensiamo che questo dominio sia destinato a durare tanto? Perchè Carl Fogarty doveva battere Falappa, doveva battere Scott Russel ed anche Colin Edwards. Troy Bayliss aveva a che fare con mastini come Haga, Biaggi, Bostrom, Edwards e Toseland. E Colin Edwards? E’ cresciuto alla corte di Aaron Slight ed ha corso contro Fogarty, Bayliss, Haga e tanti altri piloti che di certo non la mandavano a dire.

Basta pensare che nel 2002, Bayliss e Edwards si divisero la bellezza di 25 vittorie su 26 partenze. Come a dire che senza l’altro pilota tra i piedi, ciascuno dei due avrebbe distrutto qualsiasi avversario in pista con una stagione impossibile da replicare.

La realtà che è Fogarty, Bayliss e Edwards non potevano dominare come sta dominando oggi Rea, perchè il pilota della Kawasaki non ha dovuto battere nessuno di loro. Non si è confrontato con tutti questi mostri sacri, e non ce ne voglia Chaz Davies, ma siamo convinti che il Troy Bayliss dei tempi d’oro si sarebbe fatto bastare la Panigale per distruggere qualsiasi avversario. E non osiamo immaginare cosa avrebbe potuto fare Carl Fogarty sulla stessa moto e gli avversari di oggi.

In definitiva, è praticamente impossibile dire che un pilota che oggi domina sia più forte dei suoi illustri predecessori, perchè ogni pagina della storia delle corse è diversa, scritta in unica copia. Eppure tra qualche anno, voltandosi a guardare semplicemente i numeri, sembrerà che un marziano nel 2015 è sceso in SBK su una moto verde. E che per qualche anno ha dettato legge in un campionato che dovrebbe essere equilibratissimo, ma non riesce più ad esserlo.

Ecco alcuni numeri che rappresentano le migliori stagioni in SBK dei piloti di cui abbiamo parlato e che vi serviranno per comprendere meglio la situazione:

Carl Fogarty

1994 – 20 Partenze – 10 Vittorie – 14 Podi – 50% Vittorie – 70% arrivi a podio – 305 punti

1995 – 24 Partenze – 13 Vittorie – 14 Podi – 54% Vittorie – 58% arrivi a podio – 478 punti

Troy Bayliss

2002 – 26 Partenze – 14 Vittorie – 22 Podi – 54% Vittorie – 85% arrivi a podio – 541 punti

2006 – 24 Partenze – 12 Vittorie – 16 Podi – 50% Vittorie – 66% arrivi a podio – 431 punti

Colin Edwards

2000 – 26 Partenze – 8 Vittorie – 12 Podi – 30% Vittorie – 46% arrivi a podio – 400 punti

2002 – 26 Partenze – 11 Vittorie – 25 Podi – 42% Vittorie – 96% arrivi a podio – 552 punti

Jonathan Rea

2015 – 26 Partenze – 14 Vittorie – 23 Podi – 54% Vittorie – 88% arrivi a podio – 545 punti

2016 – 26 Partenze – 9 Vittorie – 23 Podi – 34% Vittorie – 88% Arrivi a podio – 498 punti

Nel 2017, il buon Jonathan Rea viaggia con un poderoso 4 su 4, che proietta tutte le percentuali a quota 100%. Difficile che tenga questo passo. Facile che metta a segno un’altra stagione da sogno.

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