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Dove sarebbe la Ducati senza la signora Sfiga

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La classifica del campionato di Dovizioso e Iannone per ora piange. Ma la domanda che si pongono tanti tifosi della Ducati in questo inizio di mondiale è esattamente questa: qual’è il vero valore della Ducati?

La stagione 2015 ha rappresentato per la Ducati in MotoGP l’anno della svolta. Il processo di rivoluzione e ricostruzione del progetto MotoGP iniziato con l’avvento di Gigi Dall’Igna si è concretizzato con la GP15, una moto completamente diversa dalla sua progenitrice. Costruita partendo da un foglio bianco, il progetto è iniziato da un ripensamento globale del motore, costruito tenendo prima di tutto conto delle esigenze telaistiche. In questo processo non è mai stato dimenticato quanto il DNA delle moto bolognesi sia profondamente legato alla potenza pura. Il risultato scaturito è la perfetta sintesi dell’interpretazione delle moto da gara in chiave Ducati. Potenza, stabilità e tanto, tantissimo carattere.

La moto si è mostrata da subito un netto passo avanti rispetto alle avversarie, tanto da far illudere per tutta la prima parte dell’anno che sarebbe presto arrivata la prima vittoria dal 2010. La stagione è andata poi in direzione diversa, ma tutte le aspettative sono state semplicemente spostate sul 2016, con un progetto ancora più ardito, che si è dimostrato da subito molto indovinato.

Ma un elemento subdolo si è introdotto sul cammino della Ducati verso il ritorno alla vittoria. Un piccolo e invisibile granello che si è perfettamente incastrato nell’ingranaggio perfetto che può condurre alla vittoria. Non è stato disegnato in un Reparto Corse e non è necessariamente frutto della mente umana. La sua natura è pressoché eterea, eppure i risultati della sua presenza incontestabile sono tangibili come poche altre cose al mondo. Stiamo ovviamente parlando della signora Sfiga. Questo è l’incredibile tassello che ancora divide il popolo ducatista dalla gioia della prima vittoria in MotoGP dall’epoca di Casey Stoner.

La Sfiga cosmica che sembra regnare in quel di Bologna ha fatto scivolare l’anteriore di Iannone in Qatar e in Argentina gli ha addirittura annebbiato la vista, facendogli mancare clamorosamente il punto di staccata corretto. Quella stessa Sfiga si è poi spostata sull’altro Andrea, il Desmodovi, privandolo del piacere di tagliare il traguardo ad Austin sempre a causa di un perfetto colpo di Bowling partito da una mano diversa. A Jerez ci si è messa anche la Michelin, che giocandosi la scelta su quale gomme portare in un palese testa o croce, ha scelto la peggiore gomma che potesse portare per la Ducati, accusata di essere troppo potente.

Perché solo con la Sfiga di cui è indubbiamente colpita oggi la Ducati, può capitare che un produttore di gomme ti accusi di aver costruito una moto troppo potente. Eppure siamo certi che il senso del “Campionato del Mondo di velocità” sia proprio quello di costruire moto veloci. Ci mancava solo che Michelin chiedesse di omologare la moto Euro4, con un bel doppio scarico tipo scaldabagno tipo la 959.

Ma non bastava la sola Michelin a Jerez, perché se nessuno è riuscito a centrare Dovizioso, ci ha pensato la sua moto ad eliminarlo dalla partita. Sarebbe stato troppo facile lottare con una gomma che non reggeva la potenza della moto, quindi ci si è messa pure la sempre presente Sfiga che ha fatto rompere l’unico pezzo che non si era mai rotto dai tempi di Chili sulla Ducati NCR.

Poi siamo arrivati a Le Mans, e qui davvero c’è stata l’apoteosi. Gli uomini in rosso sembravano in palla già in prova e in gara Andrea Iannone stava addirittura andando a riprendere Lorenzo. Ma poi si è permesso di piegare come il giro di prima, andando alla stessa velocità e nello stesso punto della traiettoria del giro precedente. Tanta precisione è stata vista come un palese affronto da parte della celebre Sfiga, che ha deciso di punire cotanta costanza con una bella chiusura di anteriore di quelle che non si vedevano in Ducati dai tempi di Rossi.

Il colpo di grazia è stato poi il fantastico tuffo in sincrono effettuato da Dovizioso e Marquez. E’ vero che uno non ha la Ducati sotto le chiappe, ma evidentemente la scia di Sfiga deve essere in qualche modo stata deviata dalle alette della moto di Dovi e ha investito in pieno Marc, incolpevole inseguitore dell’alfiere più sfigato del mondiale. Dovizioso nel dopo gara ha cercato una ragione, arrivando anche a dire che in quel giro era meno piegato del giro precedente.

La Sfiga osserva da lontano e ride di gusto. Quando hai a che fare con lei, puoi anche non essere piegato a 90°. Tanto va a finire sempre nello stesso modo.

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