MotoGP, Max Biaggi: «Valentino Rossi da mondiale, Lorenzo un'incognita»
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MotoGP, Max Biaggi: «Valentino Rossi da mondiale, Lorenzo un’incognita»

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Max Biaggi, uno dei grandi rivali di Valentino Rossi durante la sua lunga carriera, ha dichiarato che il Dottore può arrivare al suo decimo titolo

Il 4 volte campione del mondo Max Biaggi, ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera ricordando il brutto incidente che gli è quasi costato la vita: «Dopo avere visto la morte in faccia nell’incidente di un anno fa ho capito di dovere resettare la mia vita. E la scomparsa domenica del mio vecchio avversario Ralf Waldmann a soli 51 anni me lo conferma: basta apparenza, gossip inutili, cose e persone superflue. Fisicamente sono di nuovo quello di prima e sento di avere ricevuto in dono una seconda chance: non voglio sprecarla, voglio pensare solo alla mia famiglia», queste le parole dell’ex-pilota romano. Nel corso dell’intervista il Corsaro ha parlato del mondiale di MotoGP prossimo al via (qui programma e orari: Qatar 2018).

Anche se non legge il futuro, provi a immaginare il Mondiale MotoGp 2018.
«Sarà sicuramente bello e equilibrato, con due moto su tutte: la Honda, che mi pare più forte del 2017, e la Ducati, che non ho mai visto fare test così positivi».

La Honda ancora più forte non è una buona notizia per gli avversari di Marquez.
«Già. Marc ormai è a livelli incredibili: può cascare 10 volte in un weekend e vincere con la moto integra. A volte sembra che sfidi il destino».

Cerca la caduta proprio per scoprire il limite…
«E con uno sforzo fisico pazzesco. Il rischio è che alla lunga si logori, ma per ora mi pare freschissimo».

Dovizioso è stato la grande storia del 2017.
«Dopo tanti anni sulla Ducati se lo meritava. Credo abbia tirato fuori una parte di coraggio e talento che neanche lui sapeva di avere».

Si ripeterà?
«Sì, e lotterà per il titolo. Anche perché la Ducati sembra avere trovato la base tecnica buona per tutti i circuiti».

Il suo amico Lorenzo invece fatica ancora.
«L’ho sentito l’altro giorno: in Qatar può fare bene, ma la stagione resta un’incognita».

Gli consiglia di restare alla Ducati?
«Fossi in lui aspetterei a decidere dopo 6-7 gare. I matrimoni si fanno in due».

Chi è indietro pare la Yamaha.
«Già, soprattutto Viñales. Ma forse si nascondono…».

Il suo ex nemico Valentino invece come lo vede?
«Come sempre: un pretendente al titolo. Viene dal suo anno peggiore in Yamaha, è vero, ma se parte bene prende il turbo. Quando non sei più un ragazzino, partire col piede giusto è iper motivante».

Ha detto che correrà fino a 41 anni. Lei a quell’età ha vinto un Mondiale Superbike. Dunque si può fare.
«Certo che si può. Essere negli anta in moto non è un problema mentale. Finché corri, non guardi il presente per quello che è, sei sempre già alla curva dopo. L’incognita è il fisico. Reggerà o no?».

E la tendenza a ridurre il rischio non è un problema?
«Beh, certo da “anziano” non vai più dentro deciso come a 20 anni. Esperienza è non prenderti rischi inutili».

La sorpresa chi sarà?
«Mi gioco Zarco. In Qatar non mi stupirei di vederlo vincere. E poi mi incuriosisce Morbidelli: lo vedo sicuro, e poi è mezzo romano…».

E la sua gloriosa Aprilia?
«Ha chance di podio in qualche pista favorevole. Ne sarei molto felice».

Chi è il pilota più biaggiano della MotoGp?
«Lorenzo si sa: da sempre si ispira a me. Poi direi proprio Zarco: le sue entrate dure non mi appartenevano per niente, ma il modo in cui raggia le curve e fa scorrere la moto lo trovo simile al mio».

Si dice che la MotoGp non sia mai stata di livello tanto alto. Concorda?
«Come fu per la 500 negli anni 90 l’evoluzione tecnica è arrivata quasi al limite e trovare una moto che svetti è ormai impossibile. Questo “plafonamento” alza sicuramente l’equilibrio e lo spettacolo».

Il suo Max Racing Team è rimasto fuori dal Motomondiale. Deluso?
«Ma no. Quest’anno faremo il campionato spagnolo. Ho un pilota italiano, Davide Pizzoli, e uno spagnolo, Marc Garcia, in cui credo molto. Nel 2019 sbarcheremo in Moto3 nel Motomondiale».

E in MotoGP entrerà mai?
«Oggi è un’ipotesi lontana anni luce. Ma io sto bene così: lavorare con i giovani è bellissimo. Vedi in loro purezza e ingenuità, mi ricordano me quando cominciavo. Resettare la propria vita, forse, vuole dire anche questo: provare a ritornare giovani».

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