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MotoGP, numero dei motori punzonati: Marquez a rischio penalità?

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Tiriamo le somme del numero di motori già utilizzati dai protagonisti della MotoGP a due terzi del campionato. Chi rischia penalità? Marc Marquez dopo la rottura ne ha meno dei rivali

In un campionato sempre più equilibrato e livellato come la MotoGP, abbiamo imparato a fare i conti con tutto: spesso sentiamo parlare i piloti di tabelle di marcia e numero di cadute che possono permettersi per raggiungere gli obiettivi a fine stagione, ma a volte a frapporsi sul loro cammino sono anche degli imprevisti che nulla hanno a che fare con le facoltà umane e che non si possono tenere sotto controllo. Tipo la rottura di un motore, il guasto meccanico considerato più basilare e grave (perché irreparabile) che ci possa essere; ma che, eppure, capita anche in MotoGP, anche oggi che esistono numerosi strumenti per prevedere la vita di un propulsore, anche se i piloti normalmente sono più abituati ad avere dimestichezza con problemi di diversa natura e minore entità che coinvolgono altre componenti.

LA SITUAZIONE DEI MOTORI PUNZONATI: IL REGOLAMENTO – A Silverstone Marc Marquez ha pagato il dazio più alto, vedendo andare in fumo una gara e la testa del Mondiale oltre che il motore della sua RC-213V. Da Misano correrà ovviamente con un altro, ma lo spagnolo era piuttosto preoccupato di aver perso il propulsore usato in Gran Bretagna, che era ancora “fresco” (come si dice in gergo). Perché? Semplice, c’è un regolamento anche in materia di motori: i team ne possono montare al massimo 7 diversi in una stagione, omologandoli con le loro specifiche tecniche prima dell’inizio del primo GP dell’anno, questo per vietare evoluzioni a campionato in corso che cambierebbero evidentemente i valori in campo. Superare questo tetto massimo stabilito comporta la penalità della retrocessione all’ultima casella della griglia di partenza ogni qual volta viene punzonato un motore di troppo. Considerando che il numero è calcolato sulla base dei chilometri che ciascuna casa sa che le proprie unità possono fare e che questo numero è dovuto alla lunghezza del campionato MotoGP, le squadre sono abituate a ricambiare i propulsori vecchi con quelli nuovi di volta in volta. Solo i primi due motori vengono infatti sigillati, i successivi possono essere montati a stagione in corso per permettere sostituzioni in caso di difetti di costruzione o di materiali. O di una rottura, momento in cui allora la sostituzione diventa forzata e subentra il timore che non si riesca ad arrivare a termine Mondiale senza incorrere in penalità.

LA SITUAZIONE DEI MOTORI PUNZONATI: DOVIZIOSO NE HA PIU’ DEGLI ALTRI – Marquez ha rotto davanti agli occhi di tutti quello che era il quarto motore da lui utilizzato nel 2017, a Misano userà il quinto (già però “battezzato” in Austria) e poi gliene rimarranno ancora due; rischia davvero di sforare il numero massimo consentito e di dover partire ultimo in una gara? La risposta realistica è no, perché basta fare un calcolo di quanto regge in condizioni di regolare funzionamento un motore Honda: Marc Marquez ha fatto con ciascun motore precedente almeno 4 gare (se non addirittura 5), e solo il Motore 2 gli era durato poco come quello che ha preso fuoco (Losail – Termas de Rio Hondo), quindi quelli che gli restano dovrebbero abbondantemente bastare per sei Gran Premi. Inoltre HRC ha da sempre nell’affidabilità dei suoi propulsori uno dei maggiori punti di forza, basti ricordare che non se ne rompeva uno sulla RC 213-V da ben dieci anni (Australia 2007). Come sono messi invece i suoi rivali? Per Ducati il calcolo è facile, in quanto per la Desmosedici di Dovizioso sono stati punzonati 4 motori in 12 gare, e dunque a Misano è facile ipotizzare che sarà anch’essa in pista con un nuovo propulsore e non dovrebbe superare nemmeno i 5 a giochi chiusi. La Yamaha di Vinales sarà invece alla terza gara col motore 5 dopo Brno, Austria e Silverstone. Ma bisogna ricordare che questa è una tabella imprecisa, perché il chilometraggio esatto dei motori non è reso pubblico per motivi di spionaggio, e neanche al controspionaggio la concorrenza riesce ad individuare questo dato, in quanto in ogni sessione si usano due moto e non è noto su quale sia montato il propulsore preso in esame.

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