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MotoGP, quando Capirossi si fece torturare per il “Fit To Race”

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La procedura che serve a rilasciare il Fit To Race può essere un incubo e Loris Capirossi lo sa molto bene. Il ricordo di Assen 2000

Come si fa a stabilire se un pilota è oppure non è “Fit To Race”, ovvero se è in grado di correre? Nel caso della Formula 1, uno degli esami più severi a cui viene sottoposto il pilota è la l’uscita dalla vettura entro un tempo limite. Quando la BMW fece provare ad Alex Zanardi la vettura dotata del 10 cilindri della Casa tedesca, in tanti rimasero stupiti dal modo in cui Alex superò il test di “uscita” in modo assolutamente brillante. Quando poi chiesero ad Alex come avesse fatto ad essere così rapido, la risposta rasentò il folle e romantico, come è giusto che sia parlando di un’autentica leggenda: «Come ho fatto? Avevo così tata voglia di entrare in macchina e guidarla che sarei saltato fuori peggio di una palla di cannone pur di correre». Chapeau.

Nel motociclismo moderno, ci sono tanti casi di piloti che hanno vissuto recuperi più o meno veloci, e tutti hanno dovuto affrontare il temuto giovedì che precede la gara, il giorno in cui entri nell’ufficio dove troverai ad attenderti l’unica persona che ha davvero voce in capitolo e che può dire l’ultima parola, ovvero il responsabile medico della Federazione. Questa figura ha una grande responsabilità tra le mani, perchè quei magnifici folli che sono i piloti, farebbero di tutto per correre, anche in condizioni fisiche non perfette. Ne sa di certo qualcosa un certo Loris Capirossi, che ad Assen scrisse una pagina incredibile della storia del motociclismo.

Loris Capirossi arrivò nel 2000 in 500 giocandosi una bella scommessa assieme al suo manager Carlo Pernat. Dopo aver incassato l’allontanamento da parte dell’Aprilia in seguito al rocambolesco finale di stagione della 250 nel 1998, con lo scontro tra Capirex ed Harada, Loris fece una stagione in sella alla NSR250 di Gresini, per poi saltare di nuovo in 500 in sella ad una Honda di Pons. Non c’era un ingaggio, si correva gratis, e Loris si stava letteralmente giocando la carriera in quel periodo. Ad Assen Loris fu subito veloce con la NSR 500, prendendosi il lusso di stare davanti a tutti in varie sessioni. Poi arrivò il warm up, e pur conquistando il giro più veloce, Loris commise un errore perdendo l’anteriore della moto e rovinando a terra con il peso sulla mano. Capirossi, che di esperienza ne aveva già da vendere nel 2000, capì subito di essersi rotto la mano ed invece di andare nel centro medico dell’ospedale, si diresse subito dal Dottor Costa: «E’ rotta, lo so già. Ma voglio correre lo stesso oggi, aiutami». Le parole di Loris furono più o meno queste, ma per quanto il Dottor Costa potesse aiutare Loris a lottare con il dolore, la dichiarazione di “fit To Race” doveva arrivare da qualcun altro, ed in particolare dal medico olandese delegato per l’occasione al ruolo di medico di gara. Lo stesso medico che senza mezzi termini sbatte la porta in faccia a Loris: «Mi dispiace, ma non hai abbastanza forza nella mano. Non parti». Questa sentenza arriva dopo che il medico, con malcelato sadismo, tortura letteralmente la mano del povero Loris.

Gli prende la mano sinistra e la schiaccia con forza nel mezzo, poi fa pressione su terzo e quarto metacarpo che sono fratturati. Chi era presente alla scena, parò di qualcosa di molto vicino alla tortura. Magari il medico aveva anche buone intenzioni, volendo far capire a Capirossi che non era in condizioni di guidare. Il problema è che il dottore sottovaluta in modo clamoroso la ferrea volontà di Loris di far la gara. Leggende narrano di resistenza stoica del pilota sotto la vera e propria tortura, accompagnata dalle melliflue parole di un Dottor Costa determinato a convincere il medico olandese a lasciare il fatidico benestare. Alla fine il medico firma, e c’è chi giura che Loris quasi sviene dopo aver trattenuto tutto il dolore durante la sessione di tortura avanzata.

Il resto è storia, una storia incredibile che vede Capirossi volare sul podio di Assen nel 2000 con una mano fratturata. Arriva davanti a Biaggi e Rossi, ed è battuto solo da Criville e Barros. Una grande rivincita nei confronti di chi non l’aveva difeso quando poteva e l’aveva tradito quando voleva. La prova che Loris non è solo stato un grande pilota, ma soprattutto un grandissimo uomo. Si potrebbe utilizzare una celebre frase spesso abusata in ambito aerodinamico e declinarla in un nuovo linguaggio ad hoc: “Quando un pilota di moto ha la mano fratturata, non è in grado di portare al limite una moto da 120kg e 200cv. Ma Loris Capirossi non lo sa, e con la mano fratturata, quella moto da 120kg e 200cv l’ha portata sul podio ad Assen, nell’Università della moto”. Date una medaglia a quell’uomo!

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