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MotoGP, Valentino Rossi lavora per rientrare a Motegi ma il sogno è Aragon

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Valentino Rossi è già al lavoro per tornare in pista in tempi rapidissimi, con l’obiettivo di essere in gara a Motegi, la prima del trittico asiatico. Il vero sogno è essere presenti già ad Aragon

Se chiedete ad un qualsiasi chirurgo quali siano i tempi di recupero per una frattura scomposta a tibia e perone, vi sarà risposto che il minimo previsto è di 60 giorni per recuperare la piena mobilità. Ma questa tempistica è valida per le persone “normali”, per chi fa una vita lineare e non ha un corpo super allenato. Quando invece questo tipo di infortuni capita ad un atleta, un uomo allenato, in forma e senza alcun problema fisico, la situazione cambia. Cambiano soprattutto i giorni richiesti per recuperare al 100%. Aggiungendo all’equazione il nome del diretto interessato, il conteggio cambia ulteriormente. Valentino Rossi corre a 38 anni e compete alla pari con ragazzi che hanno quasi la metà dei suoi anni, perchè ha una determinazione incrollabile. Non si tratta solo di talento, non si tratta di orgoglio. Quando hai corso 300 GP nella Classe Regina del motomondiale ma sei ancora lì, pronto a lottare per decimi, centesimi e millesimi, vuol dire che hai dentro di te un fuoco che arde con veemenza. Si tratta della più pura passione, di quella voglia sfrenata di provare l’adrenalina che solo la massima competizione sa regalare.

Valentino Rossi non corre per soldi, non corre per la gloria, nè per dimostrare di essere il migliore. Sono tutti traguardi che ha già raggiunto. Corre perchè è il più puro tra i Racer. Lo fa con lo stesso spirito che lo portava in griglia in 125 nella sua prima stagione di mondiale. Valentino Rossi ha questo enorme vantaggio dalla sua parte nel lottare contro un infortunio che lo tiene lontano dalla pista e che gli sta impedendo di essere a Misano, in quella gara che più di ogni altra avrebbe voluto correre. Da questa immensa voglia di essere in moto, di assaporare l’adrenalina che solo a oltre 300 km/h puoi sentire, Valentino trarrà quell’aiuto necessario a lottare ancora di più. I giorni necessari per tornare saranno affrontati a muso duro, con terapie lunghe e probabilmente anche dolorose. Ma ogni volta che la gamba farà male, Valentino saprà tenere duro e insistere. Lo farà perchè lui a stare lontano dalla sua amatissima M1 soffre tantissimo.

Questa è una prerogativa dei più grandi campioni di qualsiasi sport. Ognuno di loro ha amato in modo viscerale quella disciplina che l’ha reso grande. Torna in mente la frase di Jean Todt, pronunciata riguardo Michael Schumacher durante l’ennesimo test al Mugello della Ferrari, negli anni in cui il Kaiser Schumi dominava letteralmente la F1. Quando chiesero a Todt se fosse complicato far svolgere tanti test a un campione come Schumacher, le sue parole furono queste: «Guardate che con Michael il problema non è farlo salire sull’auto, ma farlo scendere». Schumacher amava profondamente pilotare, essere al limite, sentire tutte le forze che la F1 sapeva trasmettere. Per Valentino è la stessa cosa ed il suo rapporto con la MotoGP è simbiotico.

In realtà, il primo contatto tra Rossi e la MotoGP fu quasi drammatico, perchè quando nel 2001 la Honda fece testare per la prima volta il prototipo della RC-211v, fu quasi uno shock per Valentino ritrovarsi in sella a quel mostro sputafuoco, che era ancora troppo acerbo per essere paragonato con la NSR 500, l’ultima grande due tempi. Ma in Giappone seguirono le indicazioni di Valentino e quella moto fu letteralmente plasmata da Rossi e dalle sue scelte. La scintilla scattò dopo poco, e da allora non è mai venuto meno l’amore tra Valentino Rossi e la MotoGP. Non sono bastate neanche le tentazioni della Ferrari F1, targate 2006, per convincerlo a lasciare un mondo di cui era ed è ancora profondamente innamorato.

Allora forse è questa la chiave di tutto. Non si tratta solo di passione, di talento di voglia di adrenalina e competizione. La vera molla è forse l’amore. Un amore talmente grande per tutta la somma di emozioni e sensazioni che solo competere in MotoGP sa regalare. E’ l’amore incondizionato per questo sport che farà scendere sempre di più il conteggio dei giorni che separano Rossi dal suo ritorno in sella. Il sogno proibito, quello che fa chiedere a Valentino di andare avanti al fisioterapista mentre gli fa male, è di essere in sella ad Aragon. In un mondiale così tirato, dove ogni singolo punto è importante, Rossi sa benissimo che anche correre per raccogliere un piazzamento in top ten può essere fondamentale. Il campionato 2017 è molto tirato, sono tutti al limite e chiunque può sbagliare. Senza contare che gli imprevisti sono dietro l’angolo, come dimostra il motore di Marc Marquez in fumo a Silverstone.

Rossi è perfettamente consapevole di tutto questo, ed ha una voglia matta di tornare in sella alla sua M1. Il mix perfetto che occorre per compiere l’ennesima impresa. Se non sarà Aragon, il rientro allora avverrà a Motegi, ed anche in questo caso, i giochi per il titolo potrebbero non essere completamente chiusi per il Dottore. Un vecchio mantra insegna che per vivere bene devi svolgere un lavoro che ami. E parlando del rapporto tra Valentino Rossi e la MotoGP, il termine “amore” non è assolutamente abusato.

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