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Troppe cadute pericolose, c’è qualcosa da cambiare nel Racing

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Solo la fortuna ha impedito che ad Assen ed Oulton Park ci fosse un bilancio molto più pesante dopo i due tremendi incidenti. Le attuali moto sono troppo potenti e pesanti, si deve cambiare qualcosa

Se in un normale fine settimana di gare si verificano due o più incidenti terrificanti con pesanti ripercussioni per i piloti, allora significa che sta suonando un grosso campanello di allarme. Tra Assen e Oulton Park, la SBK ha fatto tremare gli appassionati Olandesi e Britannici. Ad Assen durante la Stock 1000, il giovane tedesco Marvin Fritz, nella solita esse finale, perde il controllo della sua Yamaha carambolando in pista mentre arrivavano altri quattro piloti tra cui il nostro Tamburini che lo investe in pieno finendo anche lui a terra dove rimangono insieme a Mike Jones.

Fritz viene trattato per 20 lunghissimi minuti sulla pista davanti alle gremitissime tribune ammutolite prima di essere portato all’ospedale di Groningen. Dopo il primo spavento le successive notizie sulle condizioni di Fritz lo danno sveglio e vigile mentre l’italiano, che era pronto a ripartire per la seconda frazione di gara, ha riportato piccole fratture alle vertebre cervicali. Ma anche la gara due BSB ad Oulton Park vive momenti drammatici per un tamponamento violentissimo che coinvolge Leon Haslam finito addosso a James Ellison che in pieno rettilineo ha uno stop elettrico della sua Yamaha. Haslam vola fuori pista scivolando in piena velocità vicinissimo ad un micidiale guardrail a tre lame dove la sua Kawasaki impazzita piroetta e si disintegra tagliata dalle lame metalliche come fosse di burro.

Pura fatalità che nessun pezzo roteante della sua Kawa lo abbia colpito, rendendo potenzialmente molto più pesante il bilancio dell’incidente! Insomma tutto è bene quello che finisce bene ma in questo inizio di 2017 abbiamo già pagato un pesante tributo con la perdita di Delhalle a Nogaro, e del nostro Dario Cecconi in Ulster. E le immagini di Assen ci hanno riportato agli incidenti che hanno visto la perdita del nostro Perilli nel 2004 ma anche del giapponese Nagai 1995, prima vittima nella storia di questo campionato.

Gli incidenti fanno parte del gioco ma in questo fine settimana abbiamo davvero sfiorato la tragedia e secondo me bisognerebbe considerare le cause che possono aver contribuito a causare questi episodi molto pericolosi. Sicuramente le attuali moto di qualsiasi categoria Stock 1000, SBK ma anche MotoGP sono ormai dei mostri da oltre 220 HP con pesi elevatissimi per moto da competizione. Si varia dai 157 Kg della GP ai 168 kg di una stock. E decisamente sono troppi per un mezzo destinato alle competizioni con punte di velocità spesso oltre i 300 Kmh. Sarebbe il caso di iniziare a pensare ad una maggiore differenziazione delle varie categorie magari riportando pesi e potenze a limiti più umani e sfruttabili.

Bernat Martinez Dani Rivas

Anche perché nessuno ha la minima percezione che la famigerata elettronica ha sempre di più il compito di tagliare e limitare queste mostruose potenze che spesso vengono usate addirittura al 50%. Magari la SBK potrebbe passare a 700cc e la Supersport a 500 mentre la GP andare almeno a 750cc. Con pesi più gestibili in condizioni limite come scivolate dove il pilota ha pochissime opzioni per rimediare o intervenire su mezzi con masse tanto elevate. Masse che diventano letali quando perdono il controllo del pilota e proseguono volando nelle vie di fuga.

Vi anticipo su tutte le critiche che partiranno da queste mie considerazioni perché ormai il Racing a due ruote è di fatto da oltre 20 anni ormai orientato solo su questa formula del 4 tempi 600 e mille. E quindi tutti i piloti e i pistaioli di ultime generazioni non sanno e non conoscono minimamente come fosse una moto da competizione Racing a due tempi. Anzi per tutti è ormai consuetudine e normalità affrontare la pista con “mostri” da oltre 200 HP gestiti da elettroniche sofisticatissime e un utilizzo del motore con quasi 8000 giri di utilizzo.

Per chi ha avuto la fortuna di guidare le moto a due tempi invece si è dovuto confrontare con moto difficilissime con pesi piuma e potenze che arrivavano in modo brutale solo per 3000 giri mettendo davvero a dura prova i guidatori costretti ad usare il cambio almeno 6 o 10 volte di più a giro rispetto ad una moderna 4 tempi. Erano moto davvero per pochi piloti sensibili e dotati di talento e coraggio che potevano fare la differenza rispetto agli avversari intervenendo sulla guida di queste scorbutiche moto. Capisco che non si possa tornare al passato ma un concetto di moto Racing più leggera e selettiva deve essere reintrodotto limitando le potenze e abbassando i pesi.

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