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Una vita nei box: Paolo IronMan Mancin

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I nomi più conosciuti tra i tecnici del motomondiale sono probabilmente quelli di Burgess, Forcada e Galbusera. Ma oltre ai VIP del mondiale, ci sono tecnici meno conosciuti che lavorano con passione e professionalità per consentire ai piloti di dare il massimo in pista. Intervista a Paolo Mancin, Aspar Team Mahindra in Moto3

Paolo Mancin non è famoso come gli illustri colleghi di cui abbiamo parlato, ma è una presenza fissa del mondiale da tantissimi anni ed ha un’esperienza più unica che rara, avendo lavorato praticamente su tutte le moto che hanno corso in pista negli ultimi anni. Da anni in forza al Team di Aspar Martinez, dopo le vittorie raggiunte con Nico Terol, Mancin sta aiutando Francesco Bagnaia in Moto3 a far emergere il proprio talento trasmettendogli tutta la sua conoscenza ed esperienza. Abbiamo parlato con lui, facendoci raccontare la grande passione che anima tutti quelli che accettano una vita in giro per il mondo pur di accompagnare il grande circus del motomondiale e i suoi eroi verso le loro imprese.

Sei da molti anni nel motomondiale ed hai avuto modo di lavorare su moto molto diverse fra loro, come le 125 2t, le 250 2t, le Moto2 ed attualmente le Mahindra Moto3. Dal punto di vista del tecnico in pista, quale di queste tre moto è la più complicata da mettere a punto per tecnici e piloti?

Sicuramente il 2t è la moto che amo di più proprio perchè a livello tecnico era la più complicata da sistemare. A livello ciclistico sono tutte più o meno simili, ma il gusto di aprire un motore, rifare l’albero, cambiare la biella, pistone, cilindro, testa, frizione a secco, cambio: dava tutto molto gusto. Il saper apportare le giuste modifiche poteva fare la differenza tra l’avere un missile oppure no.

Tanti appassionati guardano le gare ed invidiano i protagonisti del box. La realtà della vita di un tecnico che segue da tanti anni la carovana del Motomondiale è abbastanza differente da quella che tanti sognano. Cos’è che spinge un tecnico come te ad essere disponibile a viaggiare sempre e vivere una vita così “piena” nei paddock di mezzo mondo?

La passione è il motore di questo lavoro. Da casa sicuramente tutto è più bello. Probabilmente lo è anche per un tecnico all’inizio, ma nel tempo se non trovi le giuste condizioni può diventare un sacrificio. Io mi ritengo molto fortunato perchè ho lavorato sempre in top team e avuto sempre piloti vincenti. Faccio parte di una squadra che lavora insieme da più di 15 anni ed è composta da amici che conosco da 25: questo ha contribuito a rendere il mio sogno realtà.

Passando la maggior parte della tua carriera nelle categorie di accesso al mondiale, hai visto tanti piloti che hanno avuto il proprio primo approccio a questo mondo. Quale moto secondo te è più formativa nel percorso di crescita di un pilota? Le attuali moto sono paragonabili alle vecchie due tempi da GP da questo punto di vista?

Penso che il sistema Moto3, Moto2 e MotoGP di oggi rispecchi molto quello 125, 250 e 500 di un tempo. Quindi lo ritengo giusto e ben bilanciato per far crescere un pilota.

L’elettronica sta diventando un elemento sempre più presente nella MotoGP e la comprensione di tutti quei parametri è un elemento fondamentale della cultura tecnica di un pilota. Da questo punto di vista preferivi i cari vecchi 2 tempi analogici agli attuali 4 tempi digitali?

Il buon vecchio 2T era la moto da corsa, dove l’esperienza della squadra unita al polso del pilota poteva fare la differenza. Oggi un tecnico in pista smonta pochissime parti del motore, non può intervenire su niente, l’elettronica è complessa e differente da moto a moto solo in MotoGP , da noi in Moto3 è limitata a poche cose e nella Moto2 praticamente inesistente.

Nella MotoGP come in tutte le altre categorie, le gomme ricoprono un ruolo cardine. Tu che ruolo hai nell’insegnare al pilota a scegliere la gomma migliore per tutte le varie situazioni in pista?

In Moto3, fortunatamente le gomme non fanno così tanto la differenza. Ce ne sono di 2 tipi ed il pilota la sceglie in base al miglior feeling che ha sulla moto, e all’usura che si potrà avere durante la gara. Diciamo che la scelta della gomma è semplice, sistemare l’assetto per trovare feeling ed ottimizzare l’usura no.

Dopo più di dieci anni di mondiale, pensi che il campionato stia andando verso una fase di crescita, oppure vedi team in difficoltà attorno a te? La crisi si fa sentire anche nel Motomondiale?

La crisi sicuramente sta creando molti problemi ai Team che fanno di tutto per sopravvivere, finire la stagione e continuare per il 2016. Non saprei se parlare di stallo, visto che continuamente si cambiano i regolamenti per offrire dinamiche nuove in pista. Forse si può parlare di mancanza di interesse delle Case nei confronti del Campionato. Fatto sta che tutto ruota attorno alla MotoGP che offre Honda, Yamaha, Ducati, Suzuki, Aprilia e in futuro Ktm. La Moto2 non è nulla di più che un Monomarca Kalex-Honda e in Moto3 ritorniamo ad essere un pò assortiti da questo punto di vista, con Mahindra, Honda e KTM.

Spesso si parla del Paddock SBK come un mondo più aperto, più accessibile. Ma il Paddock GP è davvero questo posto così ostile e poco ospitale?

La differenza la fa l’organizzazione. Nella SBK ti compri il biglietto per entrare nel Paddock mentre nella MotoGP se non hai un pass non entri. A livello umano, ovviamente, è tutto uguale.

Il Paddock è diviso tra team e tecnici di nazionalità diverse, ma è innegabile che Spagna e Italia la facciano da padroni. Questione di cultura motociclistica?

Si, assolutamente. Io, ad esempio, vivo a Sant’Agata Bolognese terra della Lamborghini, a 25km da Borgo Panigale e la Ducati, 35km da Maranello con la Ferrari, 15km dalla Pagani e Maserati. Quindi credo sia inevitabile non appassionarsi ai motori per noi italiani visto il cuore sportivo della nostra terra. La Spagna, pur non avendo lo stesso DNA, ama la moto e per questo investe sui piloti, formandoli e facendoli crescere con i moltissimi campionati ad alto livello e scuole dove formano i tecnici che poi approderanno sui campi di gara.

Se ci si trova in condizioni di meteo incerte, con Flag to Flag o altre situazioni imprevedibili, spesso le gare di Moto3 e Moto2 sono accorciate e penalizzate per far si che la MotoGP inizi esattamente nell’orario previsto. La televisione pesa troppo, secondo te? Oppure è giusto salvaguardare ad ogni costo la Top Class anche a discapito delle categorie “inferiori”?

Purtroppo sono vari anni che le categorie più piccole subiscono le necessità dettate dalla MotoGP. Sul lato tecnico, non cambia molto, con condizioni incerte è sempre un correre qua e la. Basta una giustai organizzazione, ma molte volte si trascura forse la sicurezza. Impeccabile nella Top Class, discutibile in Moto2 o Moto3.

Il tuo attuale pargolo è Francesco Bagnaia, detto Pecco. Sei contento di lavorare con lui? Pensi sia cresciuto in modo sufficiente nell’arco della stagione, oppure ti aspettavi di più da questa partnership?

Si, sono molto contento del rapporto che è nato in questi mesi. Ci siamo trovati benissimo fin dal primo test. Mi ha trasmesso l’energia che solo un pilota di 18 anni può avere e ritengo che sia cresciuto molto.

L’impegno di Pecco con l’attuale Team prosegue anche nel 2016. Pensi possa essere l’anno buono per dare l’assalto al titolo, oppure ritieni ci sia ancora molta strada da fare?

Ritengo Pecco un grandissimo pilota e senza dubbio uno di quelli per la lotta al titolo. Sicuramente tutti noi faremo il possibile per aiutarlo a raggiungere questo obbiettivo comune.

Tu che hai modo di lavorare con lui, trovi che il fatto di essere parte della VR46 Academy sia un vantaggio per lui in pista? Pensi sia un bene per un pilota dal punto di vista della formazione far parte di quel “team”?

Direi che la VR46 sta facendo un ottimo lavoro sia con Pecco che con gli altri ragazzi che segue. Palestra, allenamenti in pista, confronti, alimentazione, vivere spesso soli lontano da casa. Tutte cose che aiutano molto a rendere la persona responsabile ed il pilota preparato.

Quest’anno è passato in SBK un pilota con cui tu hai costruito una bellissima partnership in passato. Stiamo parlando di Nico Terol, che ha tentato di sfondare sulla Panigale del Team Althea ma ha avuto un brutto risveglio. Come mai secondo te il talentuoso pilota non ha trovato feeling con quella categoria?

Cinque anni passati con un pilota, lo rendono un amico. Nico mi ha regalato tantissimo! Mi è dispiaciuto molto vederlo a casa per qualche gara. Onestamente non so cosa l’abbia messo in difficoltà prima con noi, poi con la Ducati in SBK. Ho letto della possibilità che gli ha dato la MV in SuperSport dopo l’infortunio di Cluzel, e sono certo che Nico saprà mettersi in mostra e guadagnarsi una sella di quelle buone per il 2016.

L’altro ex con cui hai avuto modo di lavorare seppur non direttamente è Jordi Torres, che invece ha fatto una bella stagione in Aprilia e potrebbe essere confermato per il 2016 da Noale. Pensi che il fatto che la RSV4 sia più vicina ad un prototipo rispetto alle altre SBK abbia aiutato Jordi nel processo di adattamento alla nuova categoria?

Jordi è un grande! Una persona fantastica sotto ogni aspetto e spero che riesca ad esprimere il suo potenziale sempre al meglio. A parte questo, di sicuro Aprilia ha sempre costruito grandi moto da corsa, progettate per la pista ma anche per il giretto della domenica. E l’RSV4 ne è la prova. Sicuramente Torres il passaggio alla SBK l’ha fatto salendo su una delle moto migliori, con il miglior team ed una squadra capace. Poi per vincere servono tante cose messe una in fila all’altra. Spero riescano a farlo.

Se Bagnaia dovesse proseguire l’avventura con Aspar anche in futuro e passare in Moto2, ti piacerebbe far parte della crew o ti piace l’idea di restare in Moto3 e aiutare altri giovani ad emergere come hai fatto finora con tanti piloti?

Il rapporto con il Team Aspar in questi 10 anni è sempre stato fantastico. Si può dire che sia una seconda famiglia. Già in passato ho seguito i miei piloti nel cambio di classe, Talmacsi dalla 125gp alla 250gp e poi Terol dalla 125 alla Moto2 senza cambiare team e squadra. Per questo rimanere tutti insieme, ritengo sia una cosa bellissima sia sotto l’aspetto umano che quello tecnico. Con Pecco per ora il percorso rimane invariato e ovviamente non avrei problemi a valutare le diverse opzioni che in futuro mi si presenteranno.

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