
www.MotoriNews24.com
Non l’hanno presa bene, annullata la decisione di Autostrade dopo le proteste.
Dopo settimane di tensioni e polemiche, è ufficiale la decisione di ritirare l’emendamento sugli aumenti dei pedaggi autostradali previsto nel decreto Infrastrutture. La misura, che avrebbe imposto un incremento del canone annuo versato dalle concessionarie ad Anas, è stata abbandonata a seguito delle forti pressioni politiche e delle proteste provenienti da opposizioni e associazioni di consumatori.
L’emendamento, presentato dai relatori della maggioranza in Commissione Ambiente alla Camera, prevedeva l’introduzione di un incremento calcolato sulla percorrenza chilometrica, pari a circa un millesimo di euro per chilometro. Sebbene l’ammontare potesse sembrare contenuto, avrebbe comportato un aggravio di spesa stimato intorno a un euro ogni mille chilometri percorsi dagli automobilisti.
Il provvedimento mirava a coprire le nuove esigenze finanziarie di Anas, che secondo la relazione tecnica necessitava di circa 90 milioni di euro annui per sostenere gli oneri gestionali derivanti dalla ridefinizione delle tratte affidate e dall’aumento significativo dei costi energetici. La Ragioneria generale dello Stato aveva calcolato un impatto sui cittadini di circa 37 milioni di euro già nel 2025.
Tuttavia, la proposta ha incontrato immediato dissenso. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha sollecitato il ritiro immediato dell’emendamento, sottolineando la necessità di evitare oneri aggiuntivi per gli automobilisti in un momento delicato per l’economia delle famiglie italiane. Anche Fratelli d’Italia ha confermato di non aver mai sostenuto l’iniziativa, ribadendo la volontà di allinearsi alle indicazioni del ministro competente.
Le critiche delle associazioni e il dibattito pubblico
L’Unione Nazionale Consumatori ha definito la proposta come uno “scandalo inaccettabile”, evidenziando come questo aumento si sarebbe sommato ad altri incrementi già subiti dagli utenti, come la fine degli sconti sulle accise e il ritorno degli oneri di sistema. Le associazioni hanno criticato con forza la mancanza di trasparenza e la modalità con cui il provvedimento è stato inserito nel decreto, senza un ampio confronto pubblico.

Il dibattito ha riacceso i riflettori sul delicato equilibrio tra la necessità di finanziare le infrastrutture e il rischio di gravare ulteriormente sulle tasche dei cittadini. La vicenda ha mostrato come la pressione dell’opinione pubblica e la pronta reazione mediatica possano essere determinanti nel bloccare provvedimenti impopolari.
Nonostante il dietrofront, permangono le preoccupazioni riguardo a future iniziative simili, che potrebbero emergere magari sotto forme diverse o meno trasparenti, con il rischio di incidere nuovamente sui costi dei pedaggi autostradali.
Il caso ha anche sottolineato l’importanza di trovare soluzioni strutturali e condivise per garantire la sostenibilità finanziaria della rete autostradale, senza gravare in modo diretto sui consumatori, evitando così ulteriori tensioni sociali e politiche.