
Caos autovelox - (motorinews.it)
In Italia, la sicurezza stradale rischia di inciampare nelle sabbie mobili della burocrazia. Questi autovelox sono inservibili
Da sempre, sugli autovelox, l’opinione pubblica si spacca. C’è chi li considera degli strumenti preziosi per salvaguardare la sicurezza di tutti sulle strade. E c’è chi, invece, li considera dei mezzi con cui le Amministrazioni locali fanno cassa, sulla pelle dei cittadini. Ma, a prescindere da come la vediate, il caso di cui vi parliamo oggi, è grottesco.
La situazione genera frustrazione nelle amministrazioni locali, che vedono vanificati i propri sforzi per garantire sicurezza e ordine. Anche i cittadini si sentono disorientati: automobilisti che potrebbero vedersi annullare multe legittime e utenti che rischiano sanzioni nonostante non esista ancora un modo per mettersi in regola.
Un pasticciaccio brutto tutto italiano
A Milano, ben 14 nuovi autovelox installati e pronti all’uso restano inattivi nonostante l’approvazione della prefettura. Il motivo? Manca un decreto ministeriale che ne certifichi ufficialmente l’omologazione. Una situazione paradossale, dove la tecnologia è presente, la volontà politica pure, ma la normativa fa cilecca.

Questo caso, che coinvolge anche altri comuni italiani, ha suscitato l’attenzione dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), che ha chiesto con urgenza al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) di intervenire per colmare il vuoto normativo. Senza l’omologazione prevista dal codice della strada, le multe rilevate da questi apparecchi rischiano di essere impugnate e annullate.
Il precedente giuridico esiste ed è chiaro. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10505 del 2024, ha sancito che i dispositivi di rilevazione elettronica della velocità devono essere omologati secondo legge. In assenza di tale requisito, le sanzioni elevate non hanno valore legale. Una sentenza che ha creato un effetto domino, paralizzando l’attivazione di molti nuovi autovelox già installati sul territorio nazionale.
Il problema non si ferma agli autovelox. Un pasticcio simile riguarda anche i monopattini elettrici, protagonisti di una rapida diffusione nelle città italiane. Le ultime modifiche al Codice della Strada, in vigore dal 1° gennaio 2024, impongono nuove regole: obbligo di targa, assicurazione e indicatori di direzione. Tuttavia, come per gli autovelox, mancano i decreti attuativi che regolino in concreto come applicare queste disposizioni. I cittadini non possono immatricolare i loro mezzi, le assicurazioni non sanno come comportarsi, e le forze dell’ordine brancolano nel buio.
Ci si trova, quindi, di fronte a due facce della stessa medaglia: da un lato, strumenti di controllo del traffico non utilizzabili per cavilli burocratici; dall’altro, mezzi di mobilità personale non in regola per l’assenza di norme chiare. Il risultato è un sistema che non riesce a garantire né sicurezza né legalità.
Il paradosso è evidente. Da un lato, si investono risorse pubbliche per installare dispositivi tecnologici avanzati. Dall’altro, si rallenta tutto per la mancanza di un documento formale. Allo stesso tempo, si varano leggi che introducono obblighi per i cittadini, salvo poi non fornire gli strumenti per rispettarli.
Gli esperti di diritto stradale sottolineano la necessità di maggiore coordinamento tra le istituzioni. Serve un intervento deciso da parte del MIT per sbloccare la questione degli autovelox e rendere operativi i nuovi obblighi per i monopattini. In caso contrario, il rischio è quello di alimentare una diffusa sfiducia verso le regole e verso chi dovrebbe farle rispettare.