
L'antifurto che ti incenerisce! - www.MotoriNews24.com
Quando lo hanno presentato ha shoccato tutti, ma teoricamente, è perfettamente legale. La storia dell’antifurto più estremo creato.
Nell’incessante guerra contro i furti d’auto, la creatività umana a volte supera la fantasia dei film distopici. Un esempio estremo arriva dal Sudafrica, dove un sistema antifurto a dir poco incendiario ha fatto parlare di sé per la sua brutalità e la sua sorprendente legalità: l’antifurto lanciafiamme noto come Blaster System. Questo dispositivo, decisamente molto spaventoso, è stato sviluppato come risposta estrema all’epidemia di “carjacking” che ha trasformato Johannesburg nella capitale mondiale del furto d’auto violento negli anni ’90.
L’inventore sudafricano Charl Fourie, esasperato dalla crescente ondata di rapine violente, ha concepito un dispositivo radicale e crudele: otto ugelli collocati sotto l’auto, quattro per lato, pronti a sprigionare un getto di gas incendiato da una scintilla da 14.000 volt. Il tutto è attivabile da un interruttore interno e da un pedale dedicato, che il guidatore può premere per scatenare una fiammata letale attorno alla vettura.
Il sistema, introdotto nel 1998, è risultato perfettamente legale secondo la legislazione sudafricana dell’epoca, a patto che le fiamme colpissero esclusivamente i malintenzionati. Una misura disperata ma efficace in un contesto dove la difesa personale e la protezione del proprio veicolo erano diventate questioni di vita o di morte. Come poteva esserlo? La legge per l’autodifesa sud africana consente l’uso di forza letale, nel caso di una minaccia concreta alla propria vita.
Molti furti avvenivano da parte di ladri armati di armi da fuoco, il che avrebbe reso l’uso del Blaster giustificabile in sede di processo. Tutt’ora, potrebbe essere utilizzato stando a queste leggi, ma perché non ha avuto successo?
Controversie e critiche: diritto alla difesa o rischio omicidio?
Nonostante la sua efficacia, il Blaster System non è stato accolto senza polemiche. L’Automobile Association of South Africa ha sollevato un’allarme cruciale: la presenza di un sistema così letale potrebbe indurre i criminali a eliminare i conducenti senza esitazioni, trasformando i carjackings in omicidi premeditati, aumentando così la violenza e il rischio per le vittime.
Anche la comunità medica ha espresso forti riserve sottolineando che le ustioni provocate da simili fiamme non solo possono essere fatali, ma anche causare danni permanenti e invalidanti. Tuttavia, in un Paese dove la violenza contro i conducenti era all’ordine del giorno, molti hanno visto in questo sistema una forma di giustizia estrema ma necessaria per scoraggiare i ladri.
Con l’avvento di sistemi di tracciamento satellitare e immobilizzatori da remoto, la necessità di soluzioni così estreme è drasticamente diminuita. Ai tempi del Blaster, i tracker erano costosi e poco affidabili, e spesso intervenivano troppo tardi per evitare il furto. Oggi, invece, la tecnologia permette di localizzare e bloccare un veicolo quasi in tempo reale.

Il Blaster System, nonostante la sua fama, è stato prodotto solo per pochi anni, soprattutto a causa del prezzo proibitivo – circa 3.900 rand, equivalenti a 655 dollari – e del cambiamento culturale in Sudafrica, dove la regola non scritta è quella di cedere il veicolo per salvare la vita. L’idea di resistere a un carjacking con la forza letale è stata progressivamente abbandonata, anche perché i ladri operano in gruppi organizzati, pronti a reagire con violenza estrema.
Oggi, la difesa personale e quella del veicolo passa attraverso misure più sofisticate: alcune auto molto popolari, come la Toyota Hilux e la Ford Ranger, simboli di status nel Paese, vengono blindate da aziende specializzate come SVI Engineering, offrendo una protezione fisica efficace senza dover ricorrere a soluzioni estreme e pericolose.
La storia del Blaster System rimane un monito potente su quanto la disperazione e la violenza possano spingere a inventare metodi di difesa che sfiorano l’estremo, e su come la legge possa, in certi contesti, accettare misure che in altre parti del mondo sarebbero impensabili.