
Il verdetto è stato chiaro - www.MotoriNews24.com
Una condanna storica per Stellantis dà ragione a chi aveva denunciato. Un precedente importante da conoscere assolutamente.
Nel mondo in cui il lavoro regola il 90% del tempo che passiamo su questa terra, almeno fino alla pensione, è importante che i diritti – controbilanciati dai doveri – dei lavoratori siano sempre al primo posto, cosa che sancisce le basi di un paese civile degno di tale nome. Le grandi multinazionali, anche nel campo dei motori, sono spesso al centro del mirino specie quando scioperi e contestazioni le colpiscono.
Anche Stellantis, come i “Big Three” del settore dei motori americano che lo scorso anno hanno fatto i conti con uno degli “strikes” come vengono chiamati negli USA gli scioperi più vasti di sempre fa i conti con lamentele degli operai, contestazioni e braccia incrociate davanti ai cancelli delle sue strutture. I motivi sono spesso legati all’incertezza e alla de localizzazione del lavoro ma non solo.
Infatti, alcuni operai in questo periodo hanno dato voce – anonimamente – al loro disappunto per le condizioni di lavoro in alcune strutture di alcuni brand del colosso che sarebbero diventate particolarmente frenetiche, al punto da lasciare davvero poco tempo per tirare il fiato ai lavoratori. Al punto, a quanto pare, da non permettere nemmeno loro di andare in bagno quando scappa!
Lo fanno urinare addosso: l’operaio vince la causa
Il tema della “pausa bagno” è di grande attualità in tutte le aziende. In molti lavori dove bisogna essere in una postazione per ore ed ore senza mai perdere il ritmo del gesto che si sta compiendo, anche quei cinque minuti al bagno possono interrompere la produzione o rallentarla. Non consentire ad un dipendente di espletare un’urgenza fisiologica però è inaccettabile e infatti, un operaio del colosso dei motori ha di recente avuto ragione davanti ai giudici.

Era il 2017 quando un operaio di Sevel-Fca – oggi parte di Stellantis – venne obbligato ad urinarsi addosso perché non gli fu dato il permesso di recarsi ai servizi durante il suo turno di lavoro. L’uomo, secondo quanto riporta Open non avrebbe nemmeno avuto pochi attimi per cambiarsi i vestiti. Un comportamento denigratorio che la Corte dell’Aquila ha condannato con una sentenza importante.
Sulla vicenda si è espresso positivamente il Sindacato USB che ha scritto: “Questa sentenza restituisce finalmente dignità al lavoratore”. Sebbene le regole sulle “pause bagno” possano variare di azienda in azienda, ci sono moltissimi precedenti tra cui alcune sentenze della Cassazione che danno ragione al lavoratore a cui non è stato permesso di andare al bagno. Ecco perché i datori di lavoro dovrebbero fare molta attenzione, se non altro, per non rischiare di ledere la dignità di persone che poi possono denunciarli senza troppi complimenti.