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Andrea Iannone e Aragon: perchè forzare il rientro?

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La Ducati si prepara ad affrontare il GP di Aragon con il rischio concreto di non poter schierare Andrea Iannone. Una persona normale non ci penserebbe neanche. Andrea non è una persona normale

Andrea Iannone sta soffrendo. Soffre perchè il dolore alla schiena gli ricorda costantemente che è reduce da un infortunio in un posto molto delicato, che per fortuna non ha avuto conseguenze ben più gravi. Si è trattato di una piccola frattura, che richiede solo del tempo per saldarsi e permettere al pilota di correre senza problemi. Ma di quanto tempo?

Il pilota ha dichiarato che i medici lo dovrebbero dichiarare “Fit” per correre ad Aragon, cioè in condizione adeguata a disputare il GP. Eppure non si comprende in questo caso, il perchè di un rientro così affrettato. Andrea Iannone non è in lizza per il titolo, non è in lizza neanche per un posto sul podio del mondiale. Ha già centrato una vittoria con la Ducati nel 2016 ed onestamente era il vero ed unico obiettivo della stagione.

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Nel 2017 passerà in Suzuki, e dopo Aragon il circus del mondiale si sposterà in Asia per il “trittico” di Motegi, Phillip Island e Sepang, tre GP da correre tutti d’un fiato. Andrea Iannone ha confermato che non soffre di dolori particolarmente forti quando fa movimenti normali, ma che inizia ad avvertire dolore quando fa sforzi più profondi. Guidare al limite una MotoGP, che tra l’altro ha la scritta Ducati sul serbatoio e non è la più amichevole moto del lotto, si può ritenere uno sforzo al limite della sopportazione fisica per il corpo umano.

L’accelerazione brutale, le staccate impressionanti garantite dai freni in carbonio e la resistenza aerodinamica da vincere a velocità abbondantemente superiori ai 330 km/h. Un mix di situazioni che portano il fisico a degli sforzi enormi, costringendo tutti i muscoli del corpo a lavorare alla perfezione per riuscire a gestire tutto con velocità, riflessi e tecnica. Non è il quadro migliore per cimentarsi su un mostro del genere con una vertebra fratturata e non ancora saldata, soprattutto vista la premessa. La domanda è d’obbligo: perchè? Perchè forzare la mano? Perchè cercare a tutti i costi di rientrare prima del tempo?

Nessuna persona che si definisca “normale” vi saprà dare una risposta a questa domanda, per il semplice fatto che l’unica persona a poterlo fare è tutto, tranne che una persona normale. Stiamo parlando di un pilota, in particolare di un pilota MotoGP. Andrea Iannone soffre per la schiena, gli fa male. Ma probabilmente venerdì soffrirà molto di più nel box, se non dovesse prendere parte alle sessioni di prove libere.

Il punto è proprio questo. Un pilota ha una percezione diversa del dolore, ha una percezione diversa dell’adrenalina. Un pilota sa bene che una volta in sella, tutto scompare e gli automatismi tanto cari tornano cristallini davanti agli occhi. La staccata perfetta, l’accelerazione in derapata impeccabile. Tutti momenti che regalano scariche di adrenalina, che rappresentano il vero antidolorifico per eccellenza. 

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Nessuno vuole pensare che un’altra caduta potrebbe avere conseguenze catastrofiche, nessuno vuole prendere in considerazione che il rischio è davvero molto grosso. Almeno non vuole farlo Andrea Iannone, che venerdì ci proverà. Proverà a salire sulla Desmosedici, una moto rossa, bellissima e con degli artigli molto affilati. Questo gioco, degno del miglior domatore di leoni al mondo, è l’unica cosa importante per gli uomini come Andrea.

Se dovesse capire che il dolore è troppo, probabilmente abdicherà, lasciando la sella al soldatino Michele Pirro, il panchinaro più veloce della storia dei GP. Ma se venerdì, una volta entrato in pista, dovesse capire che può farlo, che può domare quella magnifica fiera rossa, potete star certi che lo farà. Offrirà ancora spettacolo. Che nessuno si illuda che lo faccia per il pubblico, per i tifosi o per la Ducati. Lo farà per sè stesso, lo farà perchè è la cosa che più ama fare al mondo. Lo farà perchè è un pilota MotoGP. Lo farà perchè Andrea Iannone è tutto, tranne che una persona “normale”.

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