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Come sono andate le Ducati a Phillip Island

La Panigale edizione 2016 è andata forte nel round inaugurale del mondiale SBK. Sia Chaz Davies che Davide Giugliano hanno raccolto soddisfazioni. Johnny Rea e la sua ZX-10r si possono battere?

Se ci fermiamo a guardare la doppietta del campione del mondo in carica della Kawasaki, potrebbe sembrare che anche questo campionato sia condannato al dominio di un uomo irlandese su una moto giapponese. Il verde di San Patrizio regna sovrano. Ma nonostante in questa storia ci siano anche un italiano, un gallese ed un tester australiano e molto VIP, non c’è nulla da ridere perché non si tratta affatto di una barzelletta. In Ducati infatti prendono tremendamente sul serio la SBK, un campionato che per anni ha dato lustro al marchio di Borgo Panigale e ha contribuito a costruire tutto il fascino racing che si cela dietro ogni moto rossa che esca da quella fabbrica di sogni a due ruote.

La Panigale è stata senza dubbio la moto più difficile da rendere competitiva nella storia sportiva della Ducati, se escludiamo i disastri della MotoGP di qualche anno fa. Dal suo debutto avvenuto nel 2013, è stato necessario attendere la scorsa stagione per godersi le vittorie di Chaz Davies e vedere finalmente una moto rossa stabilmente tra le migliori in pista. Gli infortuni della scorsa stagione subiti da Davide Giugliano hanno probabilmente negato la possibilità di raccogliere soddisfazioni ancora maggiori, che sono assolutamente alla portata dei due alfieri in rosso per questa stagione. Un nuovo metodo di lavoro portato nel box di Giugliano da Aligi Deganello gli hanno permesso di fare un ottimo primo weekend di gara a Phillip Island, con tutta la concretezza che può esserci nell’aver raccolto un bottino di 29 punti frutto di un quarto posto nella prima frazione seguito da un podio ottenuto nella seconda con un sontuoso sorpasso ai danni di Nicky Hayden nell’ultima curva della gara.

Considerando che Giugliano non gareggiava da 7 mesi e nelle qualifiche ha anche sfiorato la pole position, ci sarebbe davvero da stappare champagne. Nessuno sembra infatti aver considerato che Giugliano su questo tracciato ha rischiato l’anno scorso di vedere interrompersi bruscamente la carriera a causa di un infortunio che avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche. La paura è un sentimento che non dovrebbe fare parte dell’animo di un pilota mentre affronta curve da più di 200 km/h in derapata ed in equilibrio su cinque centimetri quadrati di gomma. Eppure immaginiamo che Davide qualche timore l’abbia provato quando è sceso in pista su questo splendido tracciato che poteva segnare la sua carriera e la sua vita per sempre. Di fronte a questo coraggio, di fronte a questa determinazione nello sconfiggere dei fantasmi del passato, dobbiamo tutti toglierci il cappello e fare dei grandissimi complimenti ad un pilota che si è dimostrato ancora una volta un vero guerriero. La tappa di Phillip Island è stato probabilmente un crocevia importantissimo della stagione del pilota romano, ed averlo passato con successo apre le strade a qualsiasi possibilità nella stagione. La Ducati ha puntato su di lui rinnovandogli il contratto mentre portava ancora un tutore che non gli permetteva di muovere la schiena ed il collo e i risultati ottenuti finora sia nei test che nella prima gara non fanno altro che dare ragione a coloro che hanno creduto nel talento di questo campione tutto Made in Italy.

Passando nell’altra metà del box è innegabile che proprio su Chaz Davies siano puntate la maggior parte delle attenzioni dei tifosi Ducati. Dopo la seconda parte di stagione in crescendo che ci ha fatto vivere il gallese nel 2015, erano tutti certi che fosse proprio il pilota dalla mascella d’acciaio l’uomo su cui concentrare le speranze per riportare il titolo in quel di Bologna. E Davies non è mancato all’appello, contendendo il successo in gara 1 a Rea fino all’ultima staccata del tornantino in discesa ed ha tentato di vendere cara la pelle anche in gara 2. Il suo tentativo di riprendersi la prima posizione persa in rettilineo grazie al motorone della Kawasaki di Rea è finito in una scivolata che l’ha fatto piombare in decima posizione.

Per quanto potesse risultare avventato quel tentativo di strappare la vittoria a Johnny Rea, i tifosi della Ducati sono saltati tutti in piedi sul divano di fronte ad un azzardo che avrebbe potuto regalare la prima gioia della stagione. Nelle dichiarazioni post gara Chaz ha detto che secondo lui all’ultimo giro della prima gara della stagione bisogna tentare di gettare il cuore oltre l’ostacolo e non accontentarsi di un secondo posto, perché in definitiva il secondo è solo il primo degli sconfitti.

Queste dichiarazioni hanno mandato letteralmente in visibilio il popolo ducatista che adora i piloti dal temperamento così tenace e combattivo. Dopo l’epoca di Carl Fogarty e Troy Bayliss, in Ducati ci voleva un pilota che fosse un attaccante puro, uno che ci prova sempre. Caratteristiche che hanno trovato la loro perfetta incarnazione in quello spilungone biondo che porta in gara la Panigale n°7. Andato in archivio il primo round, non resta che aspettare pochi giorni per rimettere le ruote in pista sul tracciato di Buriram in Thailandia e scoprire se questi due ragazzacci con la tuta rossa sapranno farci divertire e strappare il n°1 dal cupolino della Kawasaki di Rea. Che ci riescano o meno, lo sapremo ben più avanti nella stagione. Ma sul fatto che ci proveranno sempre, ad ogni staccata e ad ogni incrocio di traiettoria, possiamo tutti puntare forte da subito.

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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