
La crisi è grave - www.MotoriNews24.com
Ci verrebbe da dire God save the queen, il noto marchio inglese è già sul lastrico. L’amministrazione Trump gli darà il colpo di grazia?
Nel cuore di una crisi che morde il settore automotive britannico, Jaguar Land Rover annuncia un taglio netto: 500 posti di lavoro a rischio nel Regno Unito. Questa decisione drammatica arriva in un momento in cui le vendite crollano e la guerra commerciale con gli Stati Uniti getta un’ombra pesante sulle esportazioni e sulla stabilità aziendale.
Jaguar Land Rover, iconico brand inglese si trova costretta a ridurre la propria forza lavoro del 1,5%, concentrandosi in particolare sui ruoli dirigenziali. L’azienda ha scelto di procedere con un programma di esuberi volontari, una mossa che, seppur “volontaria”, rischia di lasciare molte famiglie senza lavoro in un settore già provato. La motivazione ufficiale è chiara: un calo del 15% nelle vendite negli ultimi tre mesi – precisamente 94.000 veicoli venduti, un dato che parla da solo.
Il calo è stato aggravato dall’incertezza legata ai dazi doganali imposti dagli Stati Uniti. Dopo che l’ex presidente Donald Trump ha alzato i dazi sulle auto al 25%, JLR ha dovuto sospendere temporaneamente le esportazioni verso il suo mercato più grande. Sebbene una tregua abbia portato a una riduzione dei dazi al 10%, questa tariffa più bassa si applica solo alle automobili prodotte direttamente nel Regno Unito e con un limite massimo di 100.000 veicoli esportati all’anno verso gli Usa. Qualsiasi modello che superi questa quota è soggetto a dazi maggiori, una stretta che sembra strangolare la competitività del marchio britannico.
Le conseguenze sul mercato britannico
Il calo delle vendite e i continui colpi della guerra commerciale hanno spinto Jaguar Land Rover a rivedere la produzione, in particolare dei modelli più datati. La decisione di ridurre la gamma e tagliare posti di lavoro è un segnale allarmante di quanto la crisi sia profonda. Le misure di risparmio costringeranno l’azienda a riorganizzare la propria struttura, ma il rischio è che questa ristrutturazione diventi una lenta agonia per i lavoratori coinvolti.
L’industria automobilistica britannica, un tempo fiore all’occhiello dell’economia nazionale, si trova ora a fronteggiare una tempesta perfetta fatta di incertezze commerciali, pressione tariffaria e cambiamenti nei gusti dei consumatori. La dipendenza dalle esportazioni verso mercati chiave come quello americano ha rivelato tutte le fragilità di un modello produttivo vulnerabile ai contrasti politici internazionali.

Il caso di Jaguar Land Rover è emblematico di una situazione più ampia che coinvolge l’intero settore dell’automotive nel Regno Unito. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti non solo mettono a rischio la redditività aziendale, ma minacciano direttamente la stabilità occupazionale di migliaia di lavoratori. Il limite imposto sulle esportazioni e i dazi elevati rappresentano una vera e propria zavorra per la crescita e l’innovazione.
La scelta di JLR di tagliare 500 posti di lavoro, per quanto presentata come volontaria e mirata a ruoli manageriali, è un campanello d’allarme che evidenzia come i dazi siano una vittima silenziosa della crisi economica. Senza una soluzione strutturale e un dialogo internazionale che possa abbassare le barriere commerciali, il rischio è che altre aziende seguano la stessa strada, con conseguenze devastanti per l’occupazione e la competitività del settore automotive britannico.