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Ducati, Ciabatti: «ll nostro V4 non è paragonabile a quello di altri Costruttori»

Paolo Ciabatti rappresenta il volto Ducati nel Racing ed è la persona più accreditata con cui parlare di presente e futuro delle Rosse di Borgo Panigale

Paolo Ciabatti è un manager con una visione a 360° del mondo Ducati. E’ in azienda da tanti anni, ed è passato attraverso i trionfi in SBK di Troy Bayliss ed in MotoGP di Casey Stoner, sempre da un posto di rilievo sul ponte di comando dell’armata di Borgo Panigale. Conosce perfettamente tutto il mondo Ducati, la vera anima di quella che spesso è definita come qualcosa in più di una “azienda”. Il sito Speedweek.com ha intervistato Ciabatti, portandolo a confrontarsi su temi molto importanti, proprio alle porte di quelle che per Ducati è un cambiamento epocale, ovvero l’abbandono del bicilindrico in SBK in favore del nuovo V4. Si è anche parlato a lungo della produzione Ducati, che negli anni si è evoluta verso nuovi mercati senza perdere l’appeal del marchio.

La prima domanda riguarda proprio il rapporto tra i risultati e l’impegno MotoGP e SBK in pista e le vendite di moto per Ducati, e queste sono le parole di Ciabatti: «Pensi che correre in Formula 1 aiuti la Ferrari a vendere più vetture di serie? O forse non venderebbe se non corresse in Formula 1? Difficile da dire. Quando presentammo la Scrambler, tutta la gamma era caratterizzata da un identità sportiva. E noi siamo certi che Ducati sia diventata quello che è oggi grazie ai successi in gara. Prima in SBK e poi in MotoGP. Ducati è il marchio sportivo italiano, le moto rosse e italiane. Il nostro obiettivo è mantenere questa immagine e l’impegno sportivo ci aiuta. Ma abbiamo anche bisogno di un buon prodotto di serie, con un bel design, non si può fare affidamento solo sull’immagine Racing. Non è più il tempo in cui si vince di domenica e si vende di lunedì. Questa è una cosa che accadeva in passato. In questo momento, la Ducati è l’unico Costruttore europeo a competere allo stesso livello dei Giapponesi, vincendo nella stessa categoria. Questo ci aiuta a mantenere la percezione del Marchio esattamente dove deve essere». 

@Ducati

Dopo si passa a fare un paragone con BMW, altro grande Costruttore europeo che non punta troppo sul Racing, a differenza di Ducati: «Non posso fare un’analisi dettagliata così, ma posso dire che alcuni Costruttori non hanno bisogno delle gare. BMW è un brand noto per l’affidabilità, per la qualità tedesca. Qualunque cosa facciano, la fanno al meglio, come è normale per l’industria tedesca. Ma non è necessario disporre di un’immagine Racing per vendere i propri prodotti. Ducati è una scelta più emotiva. Quando compri una Ducati non compri una moto, entri in un mondo». A questa affermazione, nasce spontaneo l’accostamento ad un altro Costruttore che ha fatto dell’ingresso “nel suo mondo” una vera missione e stiamo parlando della Harley Davidson: «Si, ma in modo diverso. Quando si parla di moto sportive, ci sono molti Costruttori che hanno un ottimo prodotto. Ma Ducati offre il proprio mondo. Tutto in Ducati è influenzato dalle corse, quindi è chiaro che è fondamentale per noi. Gli appassionati acquistano le nostre moto perchè vogliono far parte di questo mondo, perchè vogliono vivere questa esperienza speciale. Stiamo parlando di emozioni e gare. Poche persone acquistano una Ducati solo perchè è un’ottima moto. Vogliono qualcosa di diverso, vogliono passione, qualcosa che abbia un significato. Tutta la passione attorno al mondo Ducati è alimentata da molti fattori e le gare sono uno di questi».

Parlando di moto di Borgo Panigale, è naturale pensare al bicilindrico. Per cui è scontato parlare anche del nuovo V4, il Desmosedici Stradale presentato a Misano che ha fatto storcere il naso ad alcuni “puristi” del Marchio: «I nostri clienti non sono solo clienti, sono dei tifosi. E noi facciamo di tutto per essere sulla loro stessa lunghezza d’onda. Qualunque progetto sviluppiamo, facciamo in modo che includa quello che ha sempre distinto ogni Rossa. Il nostro V4 non è paragonabile a quello di altri Costruttori. Lo abbiamo presentato a Misano, e adesso ognuno si farà una sua idea».

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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