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Ora rischi pure il carcere. Evita questo comportamento incivile, rovina l’ambiente e la tua fedina penale.
Con l’entrata in vigore del Decreto Legge n. 116 lo scorso 9 agosto, sono state introdotte misure rigorose per contrastare l’abbandono di rifiuti dai veicoli. Una questione fino ad oggi spesso sottovalutata, ma che ora assume un rilievo penale e amministrativo senza precedenti. Le nuove disposizioni prevedono, tra l’altro, arresti fino a 48 ore, multe salatissime, sospensione della patente e persino la confisca del mezzo.
Fino a prima della riforma, l’accertamento della violazione richiedeva la presenza diretta delle Forze dell’Ordine, che dovevano fermare il conducente e identificarlo sul posto. Questo limite, come sottolineato da Luigi Altamura, referente ANCI per la viabilità, “ha di fatto generato un senso di impunità diffuso”. Ora invece, grazie alle modifiche all’articolo 15 del Codice della Strada, sarà possibile utilizzare le immagini di telecamere pubbliche e private – comprese quelle installate da esercizi commerciali – per identificare i trasgressori anche a distanza di giorni. Basterà un fotogramma nitido della targa per avviare il procedimento sanzionatorio, senza necessità di fermare il veicolo sul momento.
Questa innovazione tecnologica segna un punto di svolta nella lotta contro l’inciviltà alla guida, consentendo di superare gli ostacoli procedurali che finora hanno limitato l’efficacia delle sanzioni.
Sanzioni aggravate: dal pagamento di multe fino all’arresto
Il nuovo quadro normativo introduce una scala di sanzioni graduata in base alla gravità della condotta. Per piccoli rifiuti come mozziconi o fazzoletti, la multa può arrivare fino a 1.188 euro. Se invece si tratta di rifiuti non pericolosi abbandonati intenzionalmente, come lattine, bottiglie di vetro o sacchetti, si apre la possibilità di un procedimento penale con ammende che variano da 1.500 a 18.000 euro.
Nei casi più gravi, cioè quando l’abbandono avviene in aree protette o mette a rischio la salute pubblica o l’ambiente, la misura si fa ancora più severa: si va da 6 mesi a 7 anni di reclusione, con l’opzione dell’arresto fino a 48 ore immediatamente dopo l’accertamento, basato esclusivamente sulle immagini della videosorveglianza.

Oltre alle sanzioni pecuniarie e penali, chi compie reati di questo tipo rischia anche la sospensione della patente fino a 6 mesi. Nei casi particolarmente gravi, soprattutto quando il veicolo utilizzato è aziendale, può essere disposta la confisca del mezzo. Questa misura è rilevante perché il veicolo viene trattenuto dallo Stato salvo che il proprietario dimostri di non aver alcuna responsabilità.
Il decreto non si limita a colpire il conducente, ma estende la responsabilità anche ai datori di lavoro in caso di uso di mezzi aziendali da parte dei dipendenti. Questi ultimi possono rispondere per omessa vigilanza, con pene che arrivano fino a 5 anni e mezzo di carcere e la confisca del veicolo.
L’intervento legislativo nasce dall’urgenza di affrontare un problema che non riguarda solo l’estetica delle città, ma ha ripercussioni molto più ampie. L’abbandono di rifiuti lungo le strade comporta infatti:
- Rischi per la sicurezza stradale: oggetti gettati possono colpire motociclisti o costringere gli automobilisti a manovre pericolose.
- Danni ambientali: rifiuti abbandonati possono finire nei corsi d’acqua, ostruire tombini e contribuire al dissesto idrogeologico.
- Emergenza sanitaria: l’accumulo di scarti attrae animali infestanti e favorisce la diffusione di malattie.
Questo insieme di fattori ha spinto il legislatore a adottare un pacchetto di norme molto più rigido, con l’obiettivo di scoraggiare comportamenti irresponsabili che danneggiano la collettività sotto molteplici aspetti.