
I motori benzina più problematici da evitare (www.motorinews24.com)
Nel complesso scenario del mercato automobilistico, la scelta di un’auto usata può rivelarsi un vero campo minato per gli acquirenti.
La piattaforma di verifica e analisi carVertical ha recentemente pubblicato una classifica dettagliata dei 20 motori peggiori di sempre, offrendo un utile strumento per evitare acquisti sbagliati e spese impreviste.
Al primo posto della classifica stilata da carVertical si trova il motore Volkswagen FSI 1.4/1.6 prodotto tra il 2001 e il 2008. Questo propulsore, inizialmente progettato per coniugare efficienza e innovazione, ha invece evidenziato gravi criticità, tra cui la formazione di depositi di carbonio, malfunzionamenti ai sensori e, soprattutto, problemi alla catena di distribuzione. Questi difetti hanno comportato frequenti guasti e onerose operazioni di manutenzione, deteriorando la reputazione del motore fino a farlo diventare uno dei più inaffidabili sul mercato dell’usato.
Il secondo posto spetta al Toyota VVT-i 1.8 (1995-2007), un propulsore che ha deluso le aspettative di affidabilità della casa giapponese. Sebbene montato su numerosi modelli di successo, è noto per un consumo eccessivo di olio e per un’usura anticipata di componenti chiave, rendendo necessarie riparazioni costose anche a chilometraggi contenuti. Questa situazione ha creato non poche difficoltà agli appassionati del marchio, abituati a standard molto più elevati.
Completa il podio il Nissan 1.5/1.8 (1999-2006), tristemente famoso anch’esso per un consumo anomalo di olio che ha spesso causato danni meccanici gravi. Molti proprietari hanno dovuto affrontare rabbocchi frequenti senza riuscire a prevenire guasti irreparabili.
Problematiche legate alla distribuzione e motori rotativi
La lista di carVertical include anche altri motori con problemi strutturali importanti. Il Mazda 1.2 Renesis rotativo è un esempio emblematico: pur affascinante dal punto di vista tecnologico, presenta una durata limitata e richiede una manutenzione complessa e costosa.
Tra i motori con problemi alla distribuzione spiccano il Volkswagen 1.2 TSI, noto per le criticità alla catena, e l’Alfa Romeo 2.0 TwinSpark 16v, che necessita di frequenti sostituzioni della cinghia di distribuzione per evitare gravi danni al motore.
Degna di nota è l’assenza nella lista del discusso motore PureTech di Stellantis, nonostante i ben documentati problemi alla cinghia in bagno d’olio che hanno generato richiami di massa e malumori tra gli utenti. Tuttavia, la classifica comprende altri propulsori controversi come il BMW N63 4.4 Biturbo, il BMW/PSA Prince 1.6 e l’Isuzu 3.0 V6 D-MAX, tutti accomunati da difetti tecnici gravi che ne hanno compromesso la reputazione e la durata nel tempo.

Nel settore diesel, il report carVertical evidenzia diverse motorizzazioni da segnare con attenzione. Il Fiat 1.3 MultiJet di prima generazione è tra i più problematici, spesso soggetto a guasti e manutenzioni frequenti. Altri esempi sono il Renault 2.2 dCi, il Toyota 2.2 D-CAT e il Volkswagen 2.0 PD TDI, motori che hanno manifestato nel tempo problemi di usura prematura, malfunzionamenti agli iniettori e difficoltà nel controllo delle emissioni.
Questi difetti hanno impattato pesantemente sull’affidabilità motori e sui costi di gestione, rendendo questi propulsori poco consigliabili per chi desidera un’auto usata con un buon rapporto qualità-prezzo e bassi rischi di spese impreviste.
La ricerca di carVertical si conferma quindi un valido punto di riferimento per chi si avvicina al mercato dell’usato, offrendo un quadro chiaro delle criticità tecniche più comuni. Conoscere i difetti storici, come il consumo eccessivo di olio o i problemi alla distribuzione, è un vantaggio competitivo fondamentale per orientarsi verso scelte più consapevoli e sicure. In un contesto dove la qualità e l’affidabilità sono sempre più ricercate, informarsi accuratamente sui motori peggiori da evitare può fare la differenza tra un acquisto soddisfacente e un incubo di costi e manutenzioni.