
La legge ha parlato chiaro! -www.MotoriNews24.com
Dopo il Dieselgate, sembra che ci risiamo. Una grave causa incombe sul marchio tedesco.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea torna a puntare i riflettori su Volkswagen, con una sentenza che riapre il dibattito sulla responsabilità delle case automobilistiche nell’uso di tecnologie di manipolazione delle emissioni. La controversia riguarda in particolare l’impiego di software capaci di alterare i dati sulle emissioni in condizioni specifiche, una pratica che, seppur in alcuni casi conforme agli standard europei, solleva dubbi sulla sua legittimità.
La Corte di Giustizia UE ha deciso di intervenire su due cause legali di origine tedesca, che coinvolgono veicoli diesel Volkswagen equipaggiati con dispositivi software progettati per modificare le emissioni in base alla temperatura esterna. Benché tali veicoli possano superare i test di emissioni imposti dall’Unione, la Corte ha chiarito che questo non equivale a una piena legalità del sistema impiegato. L’elemento cruciale è che questi dispositivi, spesso definiti “dispositivi di manipolazione”, sono stati installati con l’obiettivo di nascondere i livelli reali di sostanze inquinanti rilasciate nell’ambiente, riaccendendo così le ombre dello scandalo Dieselgate.
L’attenzione si concentra soprattutto sul fatto che tale tecnologia non è stata impiegata solo nel momento della produzione, ma anche tramite aggiornamenti software successivi, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sulle pratiche commerciali di Volkswagen. La Corte ha inoltre stabilito che i risarcimenti ai consumatori potranno essere ridotti in base all’effettivo utilizzo del veicolo, con un tetto massimo fissato al 15% del prezzo d’acquisto, pur dovendo comunque riflettere il danno subito.
Volkswagen sotto pressione, la paura è palpabile
Il colosso tedesco ha reagito con cautela alla sentenza, minimizzandone l’impatto sul proprio bilancio e sulla sua posizione legale complessiva. Secondo Volkswagen, infatti, sono ancora poche le cause in corso riguardanti questo tipo di problematiche e la decisione della Corte non dovrebbe modificare in modo sostanziale il quadro giudiziario in cui l’azienda si trova. Tuttavia, l’attenzione mediatica e pubblica rimane alta, anche perché questa pronuncia potrebbe aprire la strada a ulteriori richieste di risarcimento e a un controllo più stringente sull’uso di software di controllo delle emissioni.
Da parte sua, la Corte UE ha sottolineato come la questione centrale sia la legittimità o meno dell’uso di dispositivi che attivano modalità di funzionamento del motore differenti in base a condizioni esterne, per esempio la temperatura. Tali dispositivi, secondo i produttori coinvolti, servirebbero a proteggere il motore e a garantire la conformità alle normative ambientali, ma la Corte ha evidenziato che se l’effetto primario è quello di ingannare i controlli sulle emissioni, allora si configura una pratica illecita.

La sentenza della Corte Europea si inserisce nel solco tracciato dallo scandalo Dieselgate del 2015, quando Volkswagen fu scoperta a manipolare i dati sulle emissioni di alcuni modelli diesel, una vicenda che ha scosso l’intero settore dell’auto e provocato una serie di indagini, sanzioni e cause legali in tutto il mondo. Nonostante gli anni trascorsi, la vicenda continua a influenzare il mercato, le politiche ambientali e le strategie aziendali delle case automobilistiche.
Oggi, con questa nuova pronuncia, la Corte di Giustizia UE ribadisce la sua posizione rigorosa contro ogni pratica che possa compromettere la trasparenza e la tutela dei consumatori e dell’ambiente. L’attenzione rimane alta anche sulla capacità delle autorità di monitorare efficacemente le tecnologie impiegate e di garantire un mercato automobilistico più pulito e responsabile. Volkswagen, dal canto suo, dovrà probabilmente affrontare nuove sfide legali e reputazionali, mentre la giurisprudenza europea sembra orientata a non concedere sconti nella lotta contro le manipolazioni delle emissioni.