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Dodici mesi fa sembrava tutto nero; adesso, finalmente, per Alex Rins è spuntato il sole. Il giovane pilota spagnolo che ha da poco compiuto 22 anni è alla 2^ stagione di MotoGP ma di fatto a novembre ha potuto per la prima volta svolgere dei veri test pre-stagionali con la Suzuki. Lo scorso anno infatti Rins si era infortunato nelle sue primissime prove in MotoGP e aveva trascorso le vacanze di Natale alle prese con un doloroso infortunio alla schiena e la testa piena di dubbi. Proprio a causa di quest’infortunio il numero 42 aveva dovuto saltare i test privati di Jerez a fine novembre, quelli nei quali la Suzuki aveva preso la cruciale decisione sulla direzione da seguire nello sviluppo della moto 2017, rivelatasi poi disastrosa soprattutto per quanto riguarda gli aggiustamenti della parte motoristica.
Quello era stato di fatto l’inizio dell’inferno per Alex, che sempre per problemi fisici ha dovuto saltare ben 5 gare consecutive nel campionato 2017, dalla tappa di Austin a quella di Barcellona comprese, rendendo ancora più complesso lo sviluppo di una moto nata male, con l’impegno che è ricaduto tutto sulle spalle di Andrea Iannone. La stagione scorsa però è finita in crescendo, con 5 arrivi in top 10 nelle ultime 7 gare ed il 4° posto di Valencia come ciliegina finale. La cosa principale per Rins però è che sia iniziato al meglio l’avvicinamento alla stagione 2018: «Sono molto felice dei risultati ottenuti in questi test. Abbiamo provato moltissime cose, specialmente il nuovo motore. Non è ancora la versione definitiva, ma è una base di lavoro importante. Ho guidato in maniera veloce e consistente, sempre con gomme usate, provando i telai, il motore e racimolando molte informazioni utili per gli ingegneri in Giappone. Il nuovo motore ha molta potenza e non l’ho ancora testato insieme al mio telaio preferito, ma non posso dire di più». Rins poi ha parlato anche delle differenze che ha percepito tra il mondo della MotoGP e le altre classi del Motomondiale: «Moto3 e Moto2 sono belle categorie, molto competitive, ma gareggiare in MotoGP, specialmente in un team factory, è molto più impegnativo e porta molta più pressione da parte dei box, ma non è un problema».
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