MotoGP

MotoGP, Rossi contro Marquez: quella guerra che nessuno potrà mai vincere

Questo autentico scontro generazionale tra il decano ed il nuovo che avanza in MotoGP, sta andando oltre ciò che accade in pista e non sembra far bene a nessuno

Qualsiasi grande campione di sport ha un carico di responsabilità sulle proprie spalle che va ben ben oltre il semplice gesto atletico. Con il caos digitale derivante dall’esplosione di internet e la sovraesposizione mediatica garantita dai social network, ogni gesto, parola, foto e video di uno sportivo di alto livello, sarà osservato, sezionato, analizzato e finirà per influenzare intere schiere di appassionati. Se poi parliamo di due sportivi che rappresentano assieme passato, presente e futuro di uno sport passionale come il motociclismo, il quadro si delinea con contorni sempre più nitidi.

Il brutto episodio di Termas De Rio Hondo continua oggi ad imperversare, e la preoccupazione che possa esserci un’ulteriore escalation mediatica è stata recepita dai vertici di questo sport, sia per quanto riguarda la Dorna che per quanto riguarda la FIM. Nel primo caso, parliamo di chi ha fatto diventare il motociclismo un grandissimo business, e da bravo custode del parco divertimenti che ha creato, Carmelo Ezpeleta è perfettamente consapevole che lo spettacolo offerto deve essere adatto a tutti e che i bambini non devono essere accompagnati per entrare nel parco. Responsabilità questa che la FIM sente ancora di più, ricoprendo il ruolo di una sorta di “buon costume”, per rievocare immagini direttamente provenienti da un’altra epoca, abbandonata solo nella forma ma non nella sostanza.

Carmelo Ezpeleta sa che mentre da un lato la grande disputa e una rivalità più che accesa in pista tra Marquez e Rossi può portare pubblico in pista e davanti alle tv a cui vende il suo show, dall’altro un’eccessivo incattivirsi degli attori potrebbe rendere il tutto anacronistico rispetto al politically correct tanto di moda nel 2018. Aggiungete la totale libertà di comunicazione di questi due talenti e il fatto che nessuno dei due abbia la minima intenzione di abbassare lo sguardo per primo, ed otterrete una visita gratuita da uno psicologo per il buon Ezpeleta, in preda ad una preoccupazione più che giustificata di vedersi esplodere tra le mani un giocattolo fin troppo perfetto.

In questo scenario, è intervenuta anche la FIM, nella persona del suo Presidente Vito Ippolito, che in una intervista al Corriere dello Sport non ha risparmiato critiche per nessuno dei due protagonisti, giudicando inadeguati certi messaggi lanciati tramite il web dall’una e dall’altra parte e sentendo il bisogno di conseguenza di affermare il proprio peso, forse poco temuto dai ragazzacci che si stanno dividendo la scena.

Una scena che nel 2018 equivale all’intero palcoscenico mondiale, perché la grande differenza rispetto al passato è proprio questa. Marquez fa un video in cui dice che continuerà a correre come ha sempre fatto, e milioni di tifosi lo guardano in giro per il mondo su Twitter, Facebook, Instagram e altro, schierandosi a favore o contro questo punto di vista. Dall’altra parte, Rossi posta una foto in cui parla della difficile gara in Argentina, rovinata da un pilota pericoloso, con un messaggio che ovviamente a furor di popolo viene letto da altri milioni di tifosi, commentato, portando ad una ennesima disputa tra tifosi e  finendo per alzare inevitabilmente i toni.

Il problema è che mentre tutti si preoccupano della prossima mossa di Marquez e di Rossi, temendo che davvero la grana scoppi diventando totalmente ingestibile, nessuno riesce a gestire la situazione. I due ragazzi, autentici fenomeni quando sono in moto, riescono ad essere altrettanto fenomeni una volta scesi, comunicando a modo proprio, parlando senza filtri al pubblico enorme che li osserva e riuscendo in pochi secondi a trasmettere messaggi enormi. Sono esclusivamente concentrati su sé stessi, sulla rivalità che li sta logorando, ma nel fare questo stanno anche seminando vento che presto si trasformerà in tempesta. Nel loro duello verbale che tra poco riprenderà anche in pista, non ci potrà mai essere alcun vincitore e la cosa migliore da fare, sarebbe che entrambi lo capissero e ci mettessero davvero una pietra sopra.

Un po’ come in quel magnifico film che è WarGames, in italiano Giochi di Guerra, una pietra miliare per qualsiasi nerd appassionato di fantascienza anni ‘80. Nella trama del film, un hacker con i brufoli sfida un supercomputer americano in un gioco alla guerra nucleare. Solo che mentre il ragazzino sta giocando, il computer fa dannatamente sul serio ed è il nuovissimo sistema di difesa americano progettato per difendersi dall’URSS, in pieno clima di guerra fredda. Per risolvere la crisi, il ragazzino capisce che l’unica cosa da fare sia convincere il computer a non giocare più una partita da cui nessuno uscirà mai vincitore, facendo comprendere all’intelligenza artificiale che certe guerre sarebbe meglio non combatterle. Qualcuno faccia vedere il film a Valentino Rossi e Marc Marquez prima di Austin. Saranno 90 minuti spesi bene.

Bruno Neri

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