MotoGP

MotoGP, sospetta frattura del polso per Dani Pedrosa

Nel violento high side lo spagnolo Pedrosa ha sbattuto violentemente la mano sull’asfalto e adesso si teme una frattura

Dopo una partenza molto particolare, con il rientro ai box dei team ad eccezione di Jack Miller e lo spegnimento della moto di Marc Marquez, il GP d’Argentina è stato condizionato anche dalle condizioni atmosferiche. Ne ha fatto le spese Dani Pedrosa, che al terzo giro è stato toccato da Johann Zarco, finendo fuori pista con una spettacolare e pericoloso high side, che ha compromesso il continuo della gara dello spagnolo.

Queste le parole di Dani Pedrosa: «Non c’è molto da dire sulla gara. Penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro durante il fine settimana, e ho guidato molto bene. La mia gara è finita prima che finissi il primo giro. La direzione Gara ha bisogno di prendersi cura della sicurezza di ogni pilota. In questo momento ho molto dolore al polso destro. Dovrò farlo controllare di nuovo a Barcellona, martedì».

Sete Gibernau, ha invece spiegato le condizioni del pilota: «Dani è dolorante, il polso è molto gonfio e faceva fatica a muovere la mano. Peccato perché si trovava in una buona posizione, ma sfortunatamente è caduto dopo il contatto con Zarco. Ora bisogna aspettare 48 ore affinché diminuisca l’infiammazione e poi sapremo se c’è qualche lesione o se è stata solo una botta».

Zarco ha commentato così il contatto con Dani Pedrosa: «Alla curva 13 c’erano due linee. Uno per un tempo veloce e un altro asciutto. Ho provato questa manovra, ma è stato difficile fermare la moto. Se ti bloccavi, portavi l’altro pilota con te. Quindi era meglio andare un po’ più lontano. Era bagnato lì, così ho deciso di andare lontano e prendere Dani, anche se ho perso alcune posizioni. Rins mi ha subito superato, non ho visto Dani cadere. Mi dispiace per lui. Sapevamo che c’erano ancora macchie umide all’esterno della traiettoria. Se volevi superare, dovevi provare in quel modo. Non ho toccato Dani ma sono andato con lui. Sono rimasto sulla mia linea».

Bruno Neri

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