MotoGP

MotoGP, Pedrosa: «Stavo lasciando Honda: non è facile essere compagno di Marquez»

Nella MotoGP 2017 Pedrosa è tornato in lotta per il titolo: dopo sfortuna e infortuni, la crisi, ora il cambiamento

3 titoli Mondiali in giovanissima età nelle classi minori, valsi l’etichetta di predestinato. La carriera di Daniel Pedrosa, il quale, nonostante la minuta corporatura e la faccia da eterno ragazzino, ha 31 anni e 17 campionati mondiali sulle spalle che ne fanno il secondo pilota più anziano ed esperto della griglia di MotoGP (dietro al solo Rossi), sembrava aver preso una piega discendente: da ‘top-rider’ puntualmente candidato ai blocchi di partenza per laurearsi Campione e costantemente tra i migliori, seppur considerato “eterno secondo”, al dimenticatoio delle ultime stagioni, che avevano finito per estrometterlo perfino dalla lotta per le prime posizioni e a metterne in dubbio il merito di restare in sella alla Honda ufficiale. Quella Honda su cui lui ha sempre corso e per la quale è stato costantemente una certezza: vincendo alla meglio, conquistando punti preziosi per il team alla peggio, ma sempre tenendone alto l’onore e la bandiera. Eppure in un’intervista a La Gazzetta dello Sport rivela: «Sì, lo scorso anno sono stato vicino a lasciarla perché non mi sentivo bene e non riuscivo a sfruttare il mio talento in moto».

Pedrosa, l’uomo Honda è tornato: «Infortuni difficili, ma ancora peggio quando il problema è di testa. A me è sempre servito un coach come Gibernau»

E’ un Pedrosa rinato, dopo aver toccato il punto più basso di tanti anni complicati: «Ho cambiato dieta e ha influito tanto. Non stavo bene, ho scoperto di essere celiaco dopo aver fatto delle analisi. I momenti degli infortuni sono difficili, ma ancora peggio è quando il problema non è fisico ma una questione di testa. E provare a risolverlo diventa qualcosa non solo mentale, ma anche spirituale, di cuore. E’ duro, certo, ma allo stesso tempo bello, ti trovi da solo davanti a te stesso e vedi cose di te che fino a quel momento non sapevi o che avevi deciso di ignorare». Lo spagnolo sembra essere un altro pilota, merito di una profonda introspezione da uomo più maturo, e del suo nuovo mentore Sete Gibernau: «E’ vero sorrido di più e sono più simpatico, sono molto più rilassato di un tempo, provo a sfruttare meglio ogni momento, le piccole cose che mi accadono qui nel paddock, il rapporto con i tifosi, la vita quotidiana. Mi diverto di più, questa è la verità. In pista ma anche fuori. Questo cambiamento lo ha provocato un po’ l’età, un po’ l’esperienza, ma anche la voglia di andare più forte. E la gente che mi sta intorno, come Sete Gibernau. Io ho sempre avuto un coach (fino al 2013 Alberto Puig, n.d.r.) o possiamo chiamarlo motivatore o assistente. A me serve una figura così ma ovviamente dipende dal pilota. Stoner, per esempio, non ha mai avuto nessuno, non ne aveva bisogno».

Pedrosa, l’uomo Honda è tornato: ha capito cosa serve per vincere «Valentino impressionante per capacità di motivarsi prendendo quelle degli altri, Maverick non spreca energie parlando»

Il numero 26 spiega di aver capito davvero cosa serve per vincere e la sua visione del motorsport ad alti livelli: «Uno come me che fa questo sport deve avere dentro qualcosa di speciale, in testa o nel cuore, per spingersi sempre oltre. A vivere una vita normale sono capaci tutti, per vincere serve qualcosa dentro. E quando vivi certe sensazioni, senti di aver raggiunto un altro livello. Tutti i miei rivali per il titolo hanno una qualità speciale, ma è quella che li rende unici. Per Valentino è la capacità di motivarsi, quasi prendendo quella degli altri per farla propria. Si alimenta di questo per arrivare alle gare in piena forza. Per me è impressionante, si capisce che è quello che lo sta facendo ancora correre alla sua età. E correre veloce. Marc usa la sua motivazione con il fisico. Se deve cadere 10 volte per fare una cosa…cade 10 volte. Ha fiducia nel proprio corpo, sente di non potersi fare male. E solo io so quanto sarebbe servito a me. Dovizioso è molto rilassato e ha una gran capacità analitica nel prendere i dettagli che fanno la differenza. Maverick lo conosco meno, però la sua qualità sembra essere la forza interiore. Non spreca energie parlando».

Pedrosa, l’uomo Honda è tornato: rinnovate ultime speranze di vincere il primo Mondiale in MotoGP «Campionato più complicato ed equilibrato, in Austria faremo bene!»

Soffermandosi sull’ingombrante vicino di box, Pedrosa spiega il segreto della sua tranquilla convivenza, ma non manca di sottolineare gli aspetti più “spigolosi” del carattere di Marquez: «Come compagno non è facile, sicuro. E’ molto “cattivo” agonisticamente, forte, bravo, vuole sempre vincere. Ma allo stesso tempo per lui è molto importante un compagno che possa essere un riferimento preciso». Ma adesso testa al presente e al futuro da vivere a piena velocità, per il ‘Cabroncito’ che insegue le sue ultime rinnovate speranze di conquistare il primo Mondiale in MotoGP: «E’ più complicato di altri anni. C’è tanto equilibrio tra le Case che diventa fondamentale sfruttare ogni opportunità. Lo si è visto spesso questa stagione. Una volta sei lì davanti che lotti per la vittoria, una volta fatichi a entrare in Q2. A Zeltweg lo scorso anno abbiamo faticato parecchio, ma questa è un’altra Honda. Io dico che faremo bene!».

Luca Agnelli

Mi piace il giornalismo e studio Scienze della Comunicazione, ma sono timido: allora scrivo. Il mio cognome fa parte del mondo dei motori da prima che lo decidessi io. Da piccolo spegnevo la tv a mio papà che guardava le corse perché volevo giocasse con me. Poi ho iniziato a seguirle insieme a lui. Adesso guai a chi me le toglie.

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