JONATHAN REA LOSAIL
Arginare lo strapotere Kawasaki, in ogni modo. Forse è un’esagerazione, ma in un certo senso sembra essere questa al momento l’unica reale linea guida seguita dalla Dorna per quanto riguarda i nuovi regolamenti della Superbike. E’ qualcosa che purtroppo nel motorsport capita molto spesso di vedere: quando c’è un team che vince e stravince, invece di trovare la soluzione giusta per far crescere i competitor, si cerca di abbatterlo tramite continue modifiche regolamentari. E’ successo in passato alla F1 e, in misura minore, al Motomondiale e sta succedendo in questi mesi alla SBK, con la differenza che nel campionato delle derivate di serie il rischio concreto è che questa strategia non funzioni. L’argomento è noto: la Kawasaki sta dominando il campionato del mondo da 5 anni a questa parte. Ha vinto 4 campionati mondiali piloti tra il 2013 e il 2017 e Jonathan Rea ha stabilito il record di 3 titoli consecutivi nelle ultime 3 stagioni vincendo, lui da solo, la metà esatta delle gare disputate, 39 su 78. Una ‘tirannia’ senza precedenti che ha fatto pensare alla Dorna di modificare i regolamenti in vista del 2018, per provare a ridare slancio al campionato. Ecco allora comparire la norma che limita i giri del motore a seconda del team: per la Kawasaki questo significa un primo blocco obbligatorio che fa ‘scendere’ il motore dagli oltre 15.000 giri del passato a 14.100; poi c’è l’ulteriore postilla: la possibilità di tagliare altri 250 giri ogni 3 gare qualora una moto vincesse troppe gare consecutivamente.
Un’autentica follia che sta facendo inviperire la Casa giapponese: «E’ una norma contraria allo spirito delle corse» ha spiegato Guim Roda, responsabile del team «Kawasaki corre per mostrare la qualità del prodotto, adesso in pista si rischia di vedere una moto fortemente limitata». Il senso della regola se ci si ragiona è quanto di più antisportivo possa esistere: più fai bene il tuo lavoro, più io ti penalizzo. Intanto però anche nei primi test pre-stagionali verso il 2018 la ‘verdona’ ha dato la paga a tutti: nelle prove di Jerez Rea è stato l’unico ad abbattere il muro dell’1.38, facendo segnare il tempo record di 1.37:986. Il suo compagno di squadra Sykes ha chiuso 2°, distante 3 decimi, mentre la prima ‘non-Kawasaki’ è stata la Yamaha di Alex Lowes, 3° a +0.636 millesimi di distacco. L’avvio di campionato è ancora lontano ma questi primi risultati sono la plastica dimostrazione che la mossa della Dorna rischia seriamente di trasformarsi in un clamoroso autogol che oltre a non modificare minimamente i valori in campo potrebbe contribuire far calare ulteriormente l’interesse verso la categoria.
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