Superbike

SBK, la parola fine sull’avventura di Stefan Bradl in Honda è vicina

Il pilota tedesco Stefan Bradl è al momento senza sella per il 2018, ma tante responsabilità per una stagione terribile in SBK sono della Honda

Tra pessimi risultati in gara, il fatto di aver saltato la 8 Ore di Suzuka e poi gli infortuni rimediati a Portimao, la stagione SBK di Stefan Bradl è stata un vero calvario nel 2017. Il tedesco era giunto alla corte di Ten Kate per andare a formare assieme a Nicky Hayden una coppia di piloti davvero interessante per portare al debutto in SBK la CBR Sp2. Ma un estremo ritardo nella consegna della moto, la tragedia che ha colpito Hayden ed un’equipaggiamento elettronico diverso dal resto della griglia SBK hanno finito per tradursi in una stagione che si può definire per forza di cose con un solo termine: fallimentare.

Le speranze di ritrovare una Honda in grado di competere per la vittoria erano tantissime, e sembrava vicino il momento in cui si potesse tornare a festeggiare come ai tempi dei titoli di Edwards e Toseland. La realtà è stata ben diversa, e Bradl non ha mai smesso di puntare il dito contro l’elettronica delle moto, gestita dalla centralina Cosworth. La scelta della Honda è davvero strana, perchè l’intera griglia SBK è gestita da Magneti Marelli, tranne le Aprilia che hanno un sistema autonomo di gestione elettronica. La stessa Honda equipaggia la moto che corre con i colori HRC in Giappone nella All Japan Superbike ed alla 8 Ore di Suzuka con elettronica Marelli. Proprio dopo il test sulla moto per la 8 Ore, Bradl disse che la moto utilizzata era molto più facile e veloce rispetto alla versione SBK, chiedendo a gran voce di passare anche nel mondiale alla gestione elettronica di Magneti Marelli. Richiesta che fu rispedita al mittente, accusando tra l’altro Bradl di impegnarsi poco.

In realtà nel 2017 i migliori risultati li ha raccolti proprio lui in gara, con un sesto posto ad Assen come miglior risultato in stagione. Il susseguirsi i piloti sulla moto che fu di Hayden, non ha permesso a nessuno di familiarizzare con una moto particolarmente ostica, ed il pilota giapponese Takumi Takahashi, quando ha avuto l’opportunità di correre con questa CBR, ha evidenziato gli stessi problemi sottolineati dal tedesco. Eppure sembra che per Stefan Bradl il tempo in squadra sia abbondantemente scaduto. La firma di Leon Camier è stata annunciata da qualche settimana, ma non si è ancora ufficializzato il secondo pilota. Honda aveva un’opzione da esercitare entro giugno per tenere Bradl in squadra anche nel 2018, e non l’ha fatto. A questo punto è chiaro che le strade si apprestino a separarsi, ma dispiace constatare che Stefan Bradl stia passando quasi come il capro espiatorio per una pessima stagione, in cui l’unica piccola soddisfazione è stata regalata proprio da lui.

Bradl sta lavorando per trovare una sistemazione come Test Rider MotoGP nel 2018, con la speranza di fare magari un percorso simile a quello di Mika Kallio con KTM. Viste le nuove regole sui test, un pilota senza dubbio veloce come il tedesco potrebbe far gola a diversi Costruttori impiegati in MotoGP. Bradl ha solo 27 anni, quindi non sarebbe neanche da escludere un suo ritorno in gara più avanti. Un vero peccato per la SBK, che perde un pilota veloce e di spessore, che in condizioni tecniche migliori avrebbe senza dubbio raccolto risultati diversi.

Marco Caregnato

Nel 1984, da bambino, ho avuto il mio primo contatto con una moto. Mi sono ustionato la mano! Non ho più smesso di amarle...

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