
Filosa, attacco all'Europa - www.MotoriNews24.com
Non è la soluzione giusta. Antonio Filosa, CEO di Stellantis ed erede di Tavares ha detto chiaro e tondo all’UE che cosa pensa.
Ad appena dieci settimane dalla sua nomina, Antonio Filosa, nuovo amministratore delegato di Stellantis, ha espresso con fermezza una posizione destinata a scuotere il dibattito sull’industria automobilistica europea. In interviste rilasciate a Il Sole 24 Ore e Les Echos, il dirigente ha definito “Non realistico il divieto di vendita di auto con motore a combustione interna entro il 2035″, una misura promossa dall’Unione Europea nell’ambito delle politiche ambientali.
Filosa si distingue nettamente dal suo predecessore, Carlos Tavares, che pur con qualche riserva, aveva sostenuto gli obiettivi del Green Deal europeo. Il nuovo CEO di Stellantis ha invece scelto un approccio improntato alla neutralità tecnologica e alla flessibilità, criticando la fissazione sull’elettrificazione totale in un momento di contrazione del mercato automobilistico europeo. Dai 18 milioni di veicoli venduti nel 2019, infatti, si è passati a meno di 15 milioni oggi, con una perdita di tre milioni di unità in soli cinque anni, pari ai mercati italiano e spagnolo messi insieme, come ha sottolineato lo stesso Filosa.
Questa posizione ha ricevuto un immediato sostegno politico a Roma. Il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, ha accolto con favore il cambio di rotta, definendolo una “netta rottura con il passato”. Urso ha ipotizzato che, con una maggiore flessibilità nelle norme comunitarie, la produzione di auto in Italia potrebbe raggiungere la soglia simbolica di un milione di unità annue.
Critiche ed impegno per il futuro
Nonostante la presa di posizione critica, Stellantis conferma il proprio impegno verso la neutralità carbonica entro il 2050. Tuttavia, Filosa ritiene che le tappe intermedie fissate dall’UE, come la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 e il bando totale dei motori a combustione entro il 2035, siano “irrealistiche” alla luce delle attuali condizioni economiche e produttive. Il CEO auspica un sistema normativo più flessibile, che valorizzi tutte le forme di elettrificazione – inclusi ibridi, ibridi plug-in e range extender – e incentivi investimenti infrastrutturali e nel comparto industriale.
Un elemento cruciale evidenziato da Filosa riguarda l’invecchiamento del parco auto europeo, con un’età media superiore ai 12 anni e oltre 250 milioni di veicoli obsoleti sulle strade. La priorità, secondo lui, dovrebbe essere incentivare la sostituzione con modelli più moderni e meno inquinanti, piuttosto che puntare esclusivamente sull’elettrificazione, che al momento rimane fuori dalla portata di una larga fetta di consumatori.

Per far fronte a queste criticità, Stellantis punta sul cosiddetto “Piano Italia”, sostenuto da John Elkann e dallo stesso Filosa. Dal 2025 saranno incrementate le produzioni della nuova Jeep Compass nello stabilimento di Melfi e della Fiat 500 ibrida a Mirafiori, con l’aggiunta di modelli basati sulle piattaforme STLA Medium e Small. Questi veicoli, più accessibili, dovrebbero contribuire a stimolare la domanda nel contesto di un mercato frenato dall’aumento dei prezzi.
Filosa ha inoltre sottolineato le crescenti divergenze tra i principali mercati mondiali. Negli Stati Uniti, nonostante le pressioni ambientali, si assiste a una riapertura ai motori a combustione, con un ritorno del classico Hemi V8 molto apprezzato dai clienti Jeep. In Cina, invece, l’elettrificazione procede a ritmo sostenuto, favorita da politiche industriali aggressive. L’Europa, invece, rischia di rimanere bloccata da una strategia rigida che, secondo il CEO di Stellantis, mina la competitività e la sopravvivenza stessa dell’industria automobilistica europea.
Con il Dialogo strategico sull’industria automobilistica previsto per il 12 settembre, Filosa ha lanciato un appello a Bruxelles affinché si passi rapidamente “dal dialogo strategico all’azione strategica”. Il tempo per evitare un declino industriale irreversibile è limitato, e per questo l’Europa deve rivedere il proprio approccio, promuovendo flessibilità e adattandosi alle realtà economiche e sociali attuali.