
Dettagli dell’accordo Horner-Red Bull: cifre e tempistiche(www.motorinews24.com)
Dopo mesi di indiscrezioni, è ufficiale l’accordo tra Christian Horner e la Red Bull Racing che sancisce la fine del rapporto.
L’intesa prevede una buonuscita da capogiro, stimata intorno ai 60 milioni di euro secondo De Telegraaf, o circa 52 milioni di sterline come riportato dalla BBC. Horner sarà soggetto a un periodo di gardening leave della durata di nove mesi, durante il quale non potrà impegnarsi con altre squadre. Il suo ritorno in Formula 1 è quindi previsto per l’estate del 2026.
Christian Edward Johnston Horner, alla guida della Red Bull dal lontano 2005, ha portato il team al vertice assoluto della Formula 1 conquistando otto titoli piloti (con Sebastian Vettel dal 2010 al 2013 e Max Verstappen dal 2021 al 2024) oltre a sei campionati costruttori. La rescissione anticipata del contratto originariamente valido fino al termine del mondiale F1 nel 2030 ha richiesto un esborso significativo da parte della Red Bull.
Secondo le fonti più accreditate:
- Il quotidiano olandese De Telegraaf parla di una buonuscita pari a circa 60 milioni di euro.
- Il Daily Mail riporta invece una cifra superiore: 80 milioni di sterline.
- La BBC conferma un importo vicino alle 52 milioni di sterline, equivalenti appunto ai circa sessanta milioni in euro.
Horner avrebbe potuto incassare fino a circa cento dieci milioni se avesse rispettato integralmente i termini contrattuali ma ha preferito accettare uno sconto pur di tornare operativo prima possibile nel Circus automobilistico.
Il periodo obbligatorio dei nove mesi come gardening leave decorre dall’immediato licenziamento avvenuto lo scorso luglio ed è simile all’intervallo osservato da Adrian Newey quando lasciò la Red Bull per Aston Martin nel maggio dello scorso anno.
Prospettive future: dove potrebbe approdare Christian Horner?
Ora che Christian Horner è ufficialmente un agente libero sul mercato dei dirigenti sportivi in Formula Uno, si moltiplicano le speculazioni sulle sue prossime destinazioni professionali. Le due scuderie maggiormente indicate come possibili nuovi datori sono attualmente:
- Alpine
- Aston Martin
Entrambe potrebbero beneficiare dell’esperienza pluridecennale maturata da Horner nella gestione vincente delle squadre inglesi ad alto rendimento tecnico-sportivo.
Non mancano però anche voci insistenti su un possibile approdo alla Ferrari già dalla stagione successiva al gardening leave (quindi dal campionato F1 del ’26). Tuttavia questa ipotesi incontra diverse difficoltà legate sia all’attuale assetto organizzativo interno alla Scuderia Ferrari sia alle differenze culturali fra i modelli manageriali anglosassoni – cui Horner è abituato – e quelli italiani più tradizionali ma spesso meno rapidi nelle decisioni strategiche.
Alcuni commentatori sottolineano che l’arrivo dell’ex team principal Red Bull potrebbe rappresentare una svolta radicale per Maranello dopo anni turbolenti sotto la guida “politica” degli ultimi responsabili tecnici-manageriali; altri invece ritengono improbabile questa soluzione soprattutto dopo gli ultimi rinnovi contrattuali interni alla Ferrari stessa.

L’addio forzoso dalla squadra anglo-austriaca arriva dopo settimane segnate da accuse gravi rivolte contro lo stesso Christian Horner riguardo presunti comportamenti inappropriati nei confronti di una dipendente interna alla struttura Red Bull.
La società aveva prontamente aperto un’indagine indipendente affidata ad avvocati esterni specializzati; tuttavia i vertici aziendali hanno poi prosciolto formalmente il dirigente dalle accuse mosse contro di lui mentre la dipendente coinvolta è stata sospesa temporaneamente dalle proprie funzioni lavorative nell’ambito delle procedure disciplinari interne adottate dall’organizzazione sportiva multinazionale.
Questa vicenda ha inevitabilmente influito sulla percezione pubblica attorno all’immagine professionale ed etica dello storico team principal britannico proprio mentre si trovava sotto pressione crescente dovuta anche agli equilibri interni post-morte del fondatore Dietrich Mateschitz nel tardo autunno del ’22 — evento che avrebbe indebolito alcune sue posizioni politiche dentro l’azienda madre con sede principale a Salisburgo.