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MotoGP

Amore finito tra Stoner e Honda

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Ripercorriamo la strada che ha prima avvicinato e poi allontanato Casey Stoner dal Gigante di Tokyo, portandolo sulla A1 in direzione Bologna

Il 16 ottobre del 2015 compirà la rispettabilissima età di trent’anni il famoso pescatore che deve i propri natali al paesino australiano chiamato Curri Curri. Con un luogo di nascita chiamato così, Casey Stoner ha dovuto per forza abbandonare la canna da pesca ed essere strappato al ruscello dietro casa per iniziare subito a seminare il panico in tutte le gare motociclistiche a cui il padre lo avrebbe iscritto. Questo doloroso distacco è avvenuto quando Casey aveva appena 4 anni. Dopo aver dominato nella terra dei marsupiali qualunque competizione a cui partecipava, la famiglia Stoner è sbarcata in Europa accompagnando Casey fino al titolo Mondiale MotoGP conquistato nel 2007 con la Ducati e poi riconfermato nel 2011 con la Honda.

L’anno successivo alla conquista del secondo titolo Casey ha difeso il n°1 sul cupolino un po’ controvoglia, quasi non volesse più girare per il mondo in lungo e largo e dichiarando più volte la propria insofferenza verso un mondo che sentiva ormai distante. E questa insofferenza ha portato l’australiano ad annunciare il proprio ritiro alla fine della stagione 2012, aprendo le porte del Team Repsol all’astro nascente Marc Marquez e sollevando discussioni infinite tra gli appassionati.

C’è sempre stato chi ha difeso la scelta di Casey, definendolo coraggioso a rinunciare ad una montagna di soldi per poter passare una vita più tranquilla con la propria famiglia. Ma c’è anche chi ha criticato aspramente l’australiano, reo di aver tradito un Paddock che gli aveva consegnato fama, gloria e soldi.

Il distacco dal mondo delle moto è stato netto durante il 2013, primo anno successivo al ritiro. Dopo Casey ha iniziato timidamente a riaffacciarsi all’ambiente MotoGP. La prima mossa è stata quella di accettare il ruolo di tester per la Honda nel tentativo di sviluppare la RCV Open, generando il malinteso più grande della storia delle corse negli ultimi anni. La Honda infatti pubblicizzava i tempi ottenuti da Stoner nei test sulla moto clienti, di appena pochi decimi superiori a quelli della moto Factory. Peccato aver sorvolato sul particolare che i tempi di riferimento della moto Factory fossero quelli di Aoyama e non dello stesso Stoner.

In seguito il rapporto con la Honda è stato più volte rinsaldato fino a chiedere a Casey di collaudare anche la moto del Team Factory e suggerire la strada da seguire per lo sviluppo. Ma un imprevisto di inizio stagione ha regalato una chance incredibile di rivedere Stoner in pista assieme agli altri piloti. Daniel Pedrosa è stato costretto a saltare i GP in Usa ed Argentina a causa di un intervento necessario a risolvere l’ormai cronica sindrome compartimentale. E Stoner ha stupito di nuovo il mondo, comunicando alla Honda la propria disponibilità a sostituire Dani in occasione dei due GP in terra americana. Ma la Honda in quel momento ha pensato di tutelare la psiche di Marc Marquez e invece di gioire per l’opportunità di contare sulla coppia ai limiti del paranormale di Stoner e Marquez, ha preferito glissare accampando scuse quanto meno discutibili. La paura era che Stoner potesse rivelarsi veloce quanto Marquez e magari offuscare l’immagine e l’autostima del campioncino spagnolo.

Per giustificare la volontà di non voler usufruire dei servigi dell’australiano la Honda si inventa di tutto, chiamando in causa difficoltà logistiche insuperabili. Come se il reparto Corse più organizzato della storia non potesse mandare moto e casse ricambi per la moto di Casey negli USA. Misteri nipponici. Stoner non la prende molto bene e il primo a comprendere che il giovane pensionato ha preso il rifiuto come un grave smacco ed un’offesa imperdonabile è Livio Suppo, che ha vissuto gli anni felici in Ducati ed ha poi preparato l’arrivo in Honda del talento australiano nel 2010 trasferendosi armi e bagagli alla corte di Nakamoto, gran capo HRC.

Ma pochissimi giorni prima del gran rifiuto, Stoner ha già firmato l’accordo che lo vincola ad Honda per partecipare alla 8 Ore di Suzukae se è vero che Casey non ha un caratterino dolce, è altrettanto vero che stiamo parlando di un professionista serio che avrebbe onorato l’accordo in maniera ineccepibile. Il milione di euro concordato con la Casa di Tokyo tra ingaggio e premio vittoria costituisce solo la ciliegina sulla torta e regala un pizzico di motivazione in più al talentuoso pescatore.

Gli eventi successivi vedono un rapporto che si logora lentamente, con addirittura Stoner che fa i complimenti alla Ducati per il bel lavoro svolto fino a maggio in MotoGP. Casey è presente a Barcellona, quando la Honda mostra al mondo quel gioiello che è la RCV Street Legal, compiendo anche qualche giro di pista. Ma i sorrisi sono pochi, la tensione è alta e Casey è una specie di bomba ad orologeria innescata.

L’innesco si aziona a Suzuka. A detta dei presenti, Casey si chiude nel più totale mutismo mediatico, non rilasciando dichiarazioni neanche all’organizzatore della Gara Endurance. In pista và fortissimo, come sempre. Ma appena sceso dalla sella mostra tutti i segni di insofferenza tipici di chi mal sopporta una situazione ma è costretto a mandar giù. Siamo tutti certi che Casey non avrebbe voluto, ma il destino beffardo gli mette in mano l’arma per “vendicarsi” sulla Honda e denigrare l’ufficio stampa e la comunicazione della Casa dell’ala dorata. La caduta dopo pochi giri di gara è stata vista da tutti, ma il solo a conoscere la vera causa di quella strana dinamica è il pilota in sella. E Casey non tarda a rendere partecipe il mondo intero del motivo per cui si è ritrovato con una gamba ingessata ed una fascia al braccio. Gas bloccato, poco da interpretare.

La Honda come al solito non sa gestire le situazioni mediaticamente difficili e va nel pallone, dichiarando e poi ritrattando la propria versione, fino ad arrivare a delle scuse ufficiali della HRC a Casey e al resto dei piloti del Team Harc MuSashi. La frittata è ormai fatta e Casey ha messo in difficoltà il gigante di Tokyo con la propria genuina ed imprevedibile sincerità.

Nel frattempo in MotoGP la situazione di classifica e gli scenari sono cambiati. Non siamo più ad inizio anno e Marquez deve recuperare 65 punti ad un certo Valentino Rossi e qualcuno in meno a Jorge Lorenzo per vincere il terzo titolo consecutivo. La Honda ha capito che a Casey è piaciuto correre a Suzuka e si avvicinano due piste molto congeniali a Stoner, in cui il pilota di Curri Curri potrebbe aiutare Marquez a recuperare punti sui battistrada. Motegi e Phillip Island hanno regalato a Casey ricordi bellissimi. In Giappone Casey celebrò la vittoria Mondiale del 2007, proprio in casa dei giapponesi. Mentre l’isola australiana è in pratica il soggiorno di Casa Stoner.

Ma l’australiano ormai è ferito e non accetta di aiutare la Honda dopo aver incassato il no di inizio anno. Solo che nonostante le ferite al corpo, Casey ha mostrato a Suzuka di avere voglia di competere e i vecchi amori non si scordano mai. C’è qualcuno che ha percepito uno spiraglio, una fessura nel muro tirato sù al momento del ritiro dal più giovane campione del mondo pensionato della storia delle corse.

La Ducati ha un’occasione d’oro, per servire a Stoner l’assist necessario a dare un pungo in faccia alla Honda e ristabilire un rapporto con l’unico pilota capace finora di vincere regolarmente in sella alla Desmosedici, una moto che ha demolito vari piloti e ha elevato a mito solo Casey. Di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima e la GP15 non è neanche cugina acquisita della GP7. Ma è innegabile che ci sarebbe immensa curiosità di scoprire cosa sarebbe in grado di fare l’australiano in sella alla creatura disegnata dalla Barbetta più ammirata d’Italia.

Non parliamo di nessun impegno a tempo pieno, di quelli neanche a parlarne. Ma l’ipotesi di far rientrare Stoner nell’universo Ducati, è almeno affascinante e Casey può forse trovare in Gigi Dall’Igna quell’interlocutore con cui ricostruire un’intesa. I sogni di tutti i tifosi sono per Casey in sella di nuovo ad un missile rosso, mentre pennella le curve della sua amata Phillip Island dimostrando l’assioma espresso perfettamente da Danilo Petrucci qualche anno fa:

Non ci resta che confidare nelle capacità persuasive di Gigi, confidando che anche l’Audi ci metta del suo. Qualche indizio che qualcosa si sia già mosso forse dovevamo coglierlo verso giugno con le incursioni di Casey in quel di Sant’Agata Bolognese, dove ha sede la Lamborghini che condivide con la Ducati il cuore italiano, lo stile inarrivabile e soprattutto la proprietà teutonica.

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