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A colloquio con Ernesto Marinelli

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Intervista a Ernesto Marinelli, Ducati Superbike Project Director

Ernesto Marinelli è la vera anima e colonna portante del progetto Ducati SBK. L’ingegnere si occupa delle Superbike bolognesi dal 1995 e ha lavorato con tutti i  grandi campioni  che sono passati per Borgo Panigale.  La sua passione e la profonda conoscenza del mondo Ducati ne fanno un vero patrimonio dell’azienda bolognese. Quest’anno ha gioito come il più accanito dei tifosi alla vittoria di Davies ad Aragon e lavora con determinazione ogni giorno per tornare ai fasti delle vittorie in serie targate Ducati nel WSBK. Ci ha offerto alcuni spunti davvero interessanti, spiegando le difficoltà iniziali della Panigale e facendo il punto sull’attuale panorama SBK.

Ernesto, tu sei passato attraverso la storia della Ducati in SBK, restando sempre parte integrante di questa lunga e fantastica avventura. Partiamo proprio da questo, dalla tua storia in Ducati. Puoi raccontarci come è iniziata e qual è stata la prima moto su cui hai lavorato?
La mia storia in Ducati è iniziata a fine 1995 quando feci la Tesi di Laurea per la Ducati simulando con un codice di calcolo la fluidodinamica dei condotti di aspirazione e scarico. La prima moto con cui ho lavorato è stata la mitica Ducati 916 che poi è evoluta in 996 e 998. La prima moto seguita da zero come direttore tecnico Superbike è stata la 999.

Nel corso degli anni hai lavorato su molti modelli, tutti vincenti subito. Puoi spiegarci qual è stato l’elemento che ha rallentato maggiormente lo sviluppo della Panigale, che solo quest’anno ha colto la sua prima affermazione in SBK?
Gli elementi che hanno influito sono molteplici ovviamente, il più influente è stato sicuramente l’evoluzione dei regolamenti SBK che hanno via via agevolato modifiche ai 4C e limitato i 2C questo ha aumentato troppo il gap in rettilineo che ha reso molto difficile vincere anche quando i tempi sul giro ottenuti in prova erano di tutto rilievo. La Panigale è stata infatti subito vincente in tutti i campionati di derivazione Superstock, dove c’era equivalenza di elaborazione e una vicinanza maggiore al prodotto di serie. Un altro fattore è stato non avere un Team Ufficiale interno nel primo anno di gare, quando era determinante sviluppare e risolvere velocemente i problemi in piena sintonia con la progettazione e lo sviluppo interni.

Si può collegare l’aumento di competitività della Ducati in MotoGP, con quello in SBK? Dall’Igna ha portato in dote le sue conoscenze sviluppate in anni di Aprilia Racing. Hanno aiutato nel processo di sviluppo della Panigale?
Ducati Corse è totalmente integrata e lo scambio di informazioni fra MotoGP e Superbike è costante e rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo. Dall’Igna oltre a portare la sua grande esperienza tecnica e di organizzazione è riuscito in breve tempo a rafforzare e sviluppare questo legame quindi le informazioni ed il metodo di lavoro è migliorato e si è evoluto ulteriormente.

Pensi che l’attuale regolamento sia bilanciato, oppure avete in mente di chiedere modifiche per il futuro della categoria? Si vocifera di una possibile richiesta di omologazione per bicilindrici milletrecento cc.
Ritengo che il campionato oggi sia molto più bilanciato che nel recente passato. Il fattore regolamentare è sempre difficile perché ci sono da parte delle case richieste ed esigenze molto diverse. Penso comunque che il compromesso attuale rappresenti una buona base.

Ernesto Marinelli e Paolo Ciabatti

Per anni la SBK è stata gestita da Infront, mentre oggi è un prodotto Dorna. Tu hai potuto notare cambiamenti significativi nella gestione degli eventi? Li valuti positivamente?
La mia opinione è che Dorna abbia fatto un ottimo lavoro. Inoltre il fatto che i 2 campionati MotoGP e Superbike non siano più in conflitto fra loro è molto positivo per entrambi i lati.

All’inizio dell’avventura Dorna avete temuto che il campionato potesse essere cannibalizzato in favore della MotoGp, evento di punta del motociclismo?
Dorna ha sempre rassicurato sul fatto che per loro la Superbike era importante e volevano farla crescere in armonia con la MotoGP. Avevamo fiducia e sono stati di parola.

Apriamo un varco temporale. Eccoci a Misano nel 2002. Bayliss affronta Edwards, Haga, Bostrom ed Hodgson. Le bicilindriche sono mille e le quattro sono settemmezzo. Il circuito è gremito, tifosi ovunque. Chiudiamo il varco e riapriamolo su Misano 2015. Le moto sono cambiate, la formula è molto simile. Spiegaci perché secondo te le tribune sono meno affollate.
Sicuramente i tempi stanno cambiando e purtroppo la crisi economica non ha sicuramente aiutato. Il mercato delle supersportive è un po’ in crisi e credo che questi fattori incidano negativamente sulle affluenze in circuito.

Dall’esterno, sembra che agli attuali piloti protagonisti della SBK manchi quel carisma dei campioni che hanno forgiato la fama di questo campionato. Tu che hai vissuto passato e presente della categoria, concordi con questa analisi?
Sicuramente i pilastri della Superbike come Fogarty e Bayliss mancano molto al pubblico. Credo che la crisi economica abbia colpito pesantemente il mondo delle corse, soprattutto nei i campionati nazionali e nei budget dei team satellite, questo purtroppo sta rallentando molto la crescita di nuovi talenti. Ritengo comunque che il livello in Superbike sia alto e che i piloti che vi partecipano diano ancora un buon spettacolo, non è però semplice accendere le folle di tifosi.

     Haga, Marinelli e Fabrizio a Valencia 2009

Come immagini la SBK del futuro?
E’ sempre molto difficile immaginare il futuro in quanto è influenzato da tanti fattori che non sono sotto il nostro controllo. Il prodotto di serie è comunque fondamentale per una casa costruttrice e mi aspetto che la Superbike continui a nutrire interesse. Si dovrà sempre prestare attenzione ai costi ma credo e mi piace immaginarla come un campionato dove nuovi talenti si potranno mettere in mostra e dove i tifosi possano continuare a vedere le loro moto correre ai più alti livelli.

Sei contento dell’attuale coppia di piloti del team Ducati SBK, oppure hai in mente qualche nome diverso per il futuro, un sogno nel cassetto?
Chaz e Davide ritengo siano due dei piloti giovani di più grande talento. Con loro abbiamo fatto molto lavoro e ottenuto molti buoni risultati. Stanno ancora crescendo insieme alla moto e penso che sia una ottima squadra con la quale mi auguro di ottenere ancora molte vittorie dopo la prima. Per il futuro stiamo decidendo in questo periodo ma la loro riconferma è una delle possibilità probabili.

Hai visto correre in Ducati tantissimi campioni. Ricordiamo il leggendario Fogarty, Bayliss, Corser, Haga e Checa, ultimo Campione in sella alla 1098. Potresti offrirci un mix del pilota perfetto? Quali caratteristiche uniche di questi piloti comporrebbero secondo te il pilota perfetto per la SBK?
E’ una domanda difficile perché ovviamente tutti i nomi in questione hanno caratteristiche comuni che li hanno portati alla vittoria e alla lunga carriera di successi, dovendo prenderne una in particolare da ognuno creerei un puzzle così composto, Fogarty: Aggresività. Bayliss: determinazione e capacità di movimento sulla moto per estremizzare il limite. Corser: pulizia e costanza di guida. Haga: frenata e ingresso in curva. Checa: doti tecniche di messa a punto e velocità di percorrenza di curva.

Il cambiamento della categoria di mezzo del mondo GP, ha allontanato i piloti dalla preparazione tecnica che richiedeva una 250 Gp. Ritieni che oggi la SBK sia più formativa rispetto alla Moto2 per un pilota giovane che punta alla MotoGP?
Penso di si perché le performance sono più vicine alla massima categoria.

La Ducati è stata rilevata dall’Audi che ha mantenuto il DNA italiano dell’Azienda. Puoi raccontarci come questo cambiamento abbia influenzato il mondo Racing Ducati? Si parla di travaso di tecnologie, in cosa si esprime concretamente?
Il confronto non solo tecnico ma anche di procedure, organizzazione e metodologie è fondamentale per la crescita. Ducati fa ora parte integrante di un grande gruppo e lo sharing di informazioni è fondamentale per sviluppare prodotti sempre più all’avanguardia.

Parliamo del tuo grande amico Troy Bayliss. Quest’anno ha scritto l’ennesima pagina di storia SBK, sostituendo Giugliano infortunato in Australia e Thailandia. Pur non avendo affatto sfigurato, è ovvio che tutti cullavano il sogno di vederlo sul podio. Pensi che con una preparazione corretta, dei test in pista ed un allenamento fisico adeguato sarebbe stato possibile per questo campione avverare questo sogno dei tifosi?
Ne sono assolutamente convinto. Troy ha un talento ed un istinto unici e nonostante gli anni in più con la dovuta preparazione e motivazione credo ritornerebbe presto ai più alti livelli. In 2 gare soltanto il trend è stato impressionante.

Ernesto Marinelli con Troy Bayliss a Phillip Island 2015

Biaggi ha avuto queste possibilità prima di rientrare e ha preparato tutto al meglio. I suoi risultati ti hanno sorpreso oppure ti aspettavi che potesse essere anche maggiormente competitivo?
Sinceramente mi aspettavo che Max facesse bene, è un pilota di grande talento che è comunque rimasto in attività con qualche test ogni tanto e che a differenza degli eventi fatti da Troy ha avuto la possibilità di preparare la gara nel modo migliore. Non è comunque impresa facile.

Il terzo come back di questo 2015 è stato quello di Carlos Checa, impegnato in alcuni test sviluppo al posto dell’infortunato Luca Scassa. Pensi che possa venire in mente anche a Carlos di fare qualche wild card in futuro?
Come si dice mai dire mai, ritengo però che Carlos abbia chiuso il libro delle gare, ama però andare in moto, ha grandi doti e penso che l’attività di sviluppo gli sia piaciuta. Ritengo quindi che con buona probabilità lo rivedremo in sella alla Panigale per qualche altro test.

Chiudiamo ringraziandoti per il tuo tempo e per averci illuminato con il tuo immenso sapere desmodromico. Ti auguriamo un grande in bocca al lupo per la gara di Laguna Seca.

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