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Danilo Petrucci, il rider venuto dal basso

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Danilo Petrucci si racconta. Dalla gavetta al podio di Silverstone. Il velocissimo ternano è il pilota del momento. Più veloce degli ufficiali nelle ultime due gare bagnate e capace di reggerne il passo sull’asciutto con una vetusta GP14. Cosa potrà fare nel 2016 quando avrà una fiammante GP15 e la stessa elettronica degli ufficiali?

Il pilota italiano di cui si è parlato di più nelle ultime settimane è probabilmente Danilo Petrucci. Una bellissima sorpresa per l’Italia su due ruote, che ha trovato in Danilo un pilota forte e determinato, capace di conquistare risultati in pista incredibili se paragonati alle posizioni che era abituato ad occupare l’anno scorso. Dopo i fantastici risultati di Silverstone e Misano, Danilo è atteso ad una performance convincente ad Aragon, dove con la sua GP14.2 potrebbe puntare ad una solida top ten in una gara “normale”. Se invece il bizzoso meteo tipico di quelle parti dovesse tirare qualche scherzo al circus della MotoGP, Danilo sarà pronto ad agguantare un altro risultato di prestigio sfruttando le proprie doti anfibie e regalando più di un mal di testa agli ufficiali di casa Ducati. In quest’intervista esclusiva parliamo con lui della bella stagione 2015 e ci facciamo raccontare quali siano le sue aspettative per il 2016 in sella alla GP15 di Pramac.

Danilo, la MotoGP è un mondo che va sempre al massimo ed è famoso per sbriciolare talenti. Tu invece sei stato fortunato e nonostante non sia entrato dalla porta principale ti sei guadagnato la fiducia della Pramac e hai dimostrato di meritarla. Alcuni si sono scoraggiati in situazioni analoghe. Secondo te un pilota non deve temere di partecipare al mondiale sapendo di non avere una moto al top?

Sapevo negli anni passati di non avere moto molto competitive però non mi sono mai tirato indietro e ho sempre lavorato per fare il meglio con quello che avevo. Anche se non era il massimo del mio potenziale cercavo di tirar fuori sempre il meglio e questo mi ha comunque sempre spinto a fare delle belle gare, a mettermi in mostra. Certo con una moto competitiva sarebbe stato tutto più facile, però non sono entrato dalla porta principale quindi la gavetta me la sono dovuta fare in MotoGP e non è stato facile.

A Misano hai finalmente ricevuto la GP 14.2 dopo averla conquistata a suon di risultati. Poi è arrivata la conferma per il 2016 e inevitabilmente le aspettative su di te sono aumentate. Inizi a sentire una pressione che forse ad inizio anno non c’era, oppure questa situazione ti spinge solo a migliorare?

Sicuramente mi spinge a fare di più anche perché ho visto che è possibile fare bene. Ovviamente le gare di Silverstone e Misano sono state diverse dal solito perché sono state caratterizzate dal meteo però in queste due gare abbiamo fatto abbiamo fatto bene e guadagnato punti. Comunque l’obiettivo massimo che mi ero prefissato ad inizio campionato, di stare nei primi 10 rider, si sta avvicinando. Per questo forse si, mi mette un po’ di pressione ma positiva perché voglio far sempre meglio.

L’anno prossimo avrai come compagno Scott Redding, un pilota che nei test che fece con la Ducati anni fa ha mostrato subito feeling con quella Desmosedici. L’inglese potrebbe essere una bella spina nel fianco come compagno di Team. Sei felice di avere questo stimolo in più nel box?

Di certo un compagno di squadra molto veloce come Scott Redding potrebbe essere un problema. Ma sarà anche uno stimolo in più per fare bene perché Scott ha molto talento, ha dimostrato di saper andare forte. Non è facile da dire se sarà un aiuto o una spina nel fianco, però è sicuro che con lui ce la giocheremo parecchie volte.

Il 2016 potrebbe essere un anno zero in MotoGP per tante ragioni. Gomme diverse, centralina unica, una GP15 a disposizione. Ci sono i presupposti per fare una grande stagione anche per i team non completamente ufficiali?

Questo è il desiderio di molti però è ancora difficile da dire, perché comunque non tutti hanno provato le Michelin e credo che nessuno ancora abbia girato con il software unico che ci sarà nel 2016. Queste sono un po’ le 2 caratteristiche importanti del 2016. Sembra dalle indiscrezioni che comunque le prestazioni delle moto siano molto vicine in quanto avremo l’elettronica molto più simile gli uni con gli altri. E’ difficile da dire, ma me lo auguro perché facendo parte di un Team satellite spero che la differenza con le moto ufficiali sia minore.

Il Team Pramac è diventato la tua famiglia in pista, dandoti una grandissima chance che ti sei meritato in pieno. Nel tuo caso ha vinto il talento, in altri vince lo sponsor. Se tutti scegliessero i piloti come si fa in Pramac, forse il livello dei riders in MotoGP sarebbe più alto?

Forse sì. Il problema è che comunque questo è un mondo in cui si spendono molti soldi, fondamentali per correre. Pramac l’anno scorso ha lanciato una sfida azzardata puntando su di me e sembra che l’abbiano vinta. Ci sono altri casi in cui ci sono piloti meritevoli che però non hanno un interesse a fini commerciali e di marketing, che quindi non riescono ad emergere. Purtroppo però dalla parte dei Team spesso si fa anche il ragionamento della sopravvivenza e a volte certe scelte politiche sono obbligate.

Si parla di sponsor, di media, di relazioni pubbliche. La vita del pilota è cambiata negli anni e l’impegno per restare al top è sempre maggiore. Sei felice di correre oggi, oppure pensi che la vita dei piloti di una ventina di anni fa fosse migliore?

Forse vent’anni fa se la godevano un po’ di più adesso. Questo mondo è diventato molto più professionale ed è sempre più difficile trovare del tempo per se stessi perché c’è sempre molto da fare fuori dalla pista tra allenamenti e pubbliche relazioni. Però senza dubbio adesso abbiamo una visibilità maggiore, siamo personaggi molto più conosciuti e stiamo diventando sportivi di alto livello anche noi mentre molti anni fa i motociclisti non erano considerati degli atleti. Adesso lo stiamo diventando e ci sono dei pro e dei contro.

Con Romagnoli hai costruito un’intesa che vi ha permesso di far progredire la GP14.1 in modo graduale ed incredibile. Pensi che lavorando sulla GP15, un progetto completamente nuovo, riuscirete a sviluppare la moto tanto da avvicinare le ufficiali l’anno prossimo?

Mi auguro di far bene con Daniele Romagnoli. Siamo partiti con calma e io non avevo mai guidato la MotoGP vera e propria. Col tempo Daniele mi ha fatto provare cose diverse e io con calma ho cercato di spiegargli sempre tutto quello che sentivo e che provavo sulla moto. Mi auguro che con la GP15 potremmo fare lo stesso, abbiamo sempre il confronto con i due piloti ufficiali che sono molto forti e avere la loro stessa moto sarà uno stimolo in più: avrò un confronto un po’ più reale tra le mie e le loro prestazioni.

Ringraziamo Danilo Petrucci per il tempo che ci ha dedicato e soprattutto grazie per le bellissime emozioni che ci sta regalando in pista!

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