
Affidabile ma brutta - www.MotoriNews24.com
Considerata un’auto da buttare, questa vettura ha fatto felice almeno un cliente! Non se ne separerebbe mai.
Allan Smyes, un britannico di 50 anni, ha trovato un vero e proprio tesoro nell’auto che molti considerano la peggiore della storia: la Yugo 45. Prodotta dalla Zastava, una casa automobilistica jugoslava, tra il 1981 e il 2000, la Yugo ha accumulato una cattiva reputazione nel corso degli anni, diventando sinonimo di scarsa qualità e problemi meccanici. Tuttavia, per Smyes, questa vettura rappresenta molto più di un semplice mezzo di trasporto; è un simbolo di autenticità e semplicità che, con il passare del tempo, ha acquisito un fascino particolare.
La Yugo 45, progettata su una base Fiat, doveva essere l’erede della Fiat 127, che negli anni ’70 era stata l’auto più venduta in Europa. Nonostante il progetto originale fosse stato bocciato a favore della più moderna Fiat Uno, la Zastava decise di procedere con la produzione, dando vita a un’auto che divenne incredibilmente popolare in Jugoslavia, ma che si scontrò con numerosi problemi di affidabilità e qualità costruttiva. La fama di “auto peggiore della storia” non è quindi del tutto immotivata, ma Smyes ha una visione differente.
“È davvero l’auto peggiore al mondo?” si chiede Smyes. “Se me l’aveste chiesto negli anni ’80, probabilmente avrei concordato. Ma ora che ne possiedo una e la apprezzo per quello che è, non direi che sia la peggiore auto della storia. Queste vetture erano mezzi di trasporto essenziali, senza fronzoli. Forse ci si aspettava troppo da loro”. È un’affermazione che invita a riflettere sul valore di un’auto che, nonostante i suoi difetti, ha saputo guadagnarsi un posto nel cuore di alcuni automobilisti.
I lati positivi…della peggiore auto
La Yugo di Smyes è di un caratteristico colore caramello, e lui stesso la descrive in modo affettuoso: “È tutto di un solo colore all’interno. È magnifico, ma in un certo senso orribile”, ammette ridendo. La vettura ha un bodykit di fabbrica, ma Smyes non nasconde i difetti: “Sbatte come un pazzo a tutta velocità: ecco quanto erano mal costruiti”. Tuttavia, c’è un aspetto che lo rende particolarmente orgoglioso: “Fortunatamente, è stata conservata al chiuso per tutta la sua vita. Se fosse rimasta all’aperto o fosse stata usata su strade salate, dubito che sarebbe ancora qui. Sono tutti marciti”.

Smyes descrive la sua Yugo come un’auto molto lenta, capace di raggiungere i 70 km/h grazie a un cambio a quattro marce. Nonostante queste limitazioni, si tratta di un’auto che lui considera estremamente affidabile. “Richiede solo una manutenzione di base; se qualcosa va storto, posso ripararla da solo. E, toccando ferro, da quando ce l’ho, l’auto è davvero affidabile. Negli ultimi cinque anni ci ho percorso circa 1.200 km. È una di quelle auto di cui ti innamori subito”, confida con entusiasmo.
Recentemente, la storia della Yugo ha preso una nuova piega. Il Dr. Aleksandar Bjelić, un imprenditore tedesco, ha riacquistato i diritti sul nome Yugo e ha presentato una nuova vettura ispirata agli anni ’80, chiamata Siaji. Smyes ha espresso il suo entusiasmo per questa iniziativa: “Sarebbe fantastico se il nome venisse ripreso, penso che sia un’idea geniale. Guardate cosa ha fatto di recente Renault con la 5. Anche quando l’hanno resa elettrica, ha avuto un enorme successo”. La nostalgia per la Yugo potrebbe quindi riemergere, con potenziali sviluppi interessanti per il marchio.
In un’epoca in cui le automobili moderne sono sempre più tecnologiche e complesse, la Yugo di Smyes ci ricorda l’importanza delle cose semplici. Anche se molti la considerano un relitto del passato, per Allan Smyes è un’auto che incarna un’epoca e un modo di vivere. La sua storia è un invito a riflettere su cosa significhi davvero possedere un’auto e sul valore che possiamo attribuire a ciò che, a prima vista, potrebbe sembrare insignificante.