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ESCLUSIVA MN24 – Petrucci: “L’obiettivo? Vincere”

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Durante la prossima stagione di MotoGP, Danilo Petrucci guiderà una KTM del team Tech3 e ha ben chiaro l’obiettivo

Dopo sei anni in Ducati, per Danilo Petrucci si apre un nuovo capitolo alla guida della KTM – Tech3. Il trentenne pilota ternano ha ben chiaro l’obiettivo per la stagione che sta per iniziare ed è vincere ancora con una moto factory come solo i migliori piloti della storia hanno fatto.

Cosa ti ha convinto del progetto di KTM – Tech3?
«È una delle factory più in crescita, già nel 2019 ho visto i progressi che ha fatto la moto. In più sono un grande appassionato della casa, perché sono un appassionato del mondo del fuoristrada quindi mi sarebbe sempre piaciuto correre con la loro MotoGP. Quindi ci abbiamo messo poco a metterci d’accordo».

Nuova stagione, nuova moto, nuovo box. Cosa ti aspetti?
«Sicuramente essere competitivo, anche se è difficile da dire perché non abbiamo ancora provato la moto, nei prossimi giorni inizieremo coi test. L’obiettivo principale è quello di vincere ancora, perché pochi piloti sono riusciti a vincere con due factory, solo i migliori, e questa è certamente una cosa che mi piacerebbe».

Qual è il tuo rapporto con i tuoi compagni di squadra? Hai già avuto modo di conoscere Lecuona?
«Tutti e tre sono molto forti. Iker (Lecuona, ndr) è il più giovane della MotoGP, ma è già molto veloce, Binder e Oliveira hanno già vinto dei gran premi quindi sono già “certificati”. Mi aspetto che Iker sia molto competitivo fin da subito. Ancora non abbiamo potuto lavorare insieme, abbiamo solo parlato qualche volta, ma non ci siamo scambiati opinioni sulla moto perché dobbiamo ancora iniziare».

Facciamo un passo indietro: qual è il tuo bilancio della passata stagione?
«Non sono così soddisfatto, l’unica cosa buona è stata la vittoria a Le Mans, che ha risollevato la stagione e mi ha dato molta fiducia. Purtroppo non sono mai riuscito a trovare un buon feeling con la moto, il cambio della carcassa della ruota posteriore mi ha messo molto in difficoltà e non sono mai stato veramente competitivo. Quindi voglio essere più costante e soprattutto più costantemente nelle posizioni che contano».

E in generale, come valuti il tuo percorso (sportivo e umano) in Ducati?
«Sono stati sei anni belli, abbiamo avuto tanti alti e bassi ma li ricordo con molto piacere. Mi hanno dato la possibilità di vincere in MotoGP e di fare tanti podi. Nel 2015 mi hanno dato la possibilità di guidare nel team Pramac una vera MotoGP, perché prima guidavo moto con un motore derivato di serie. Sicuramente si poteva fare di più, però è facile da dire a posteriori. Quindi sono soddisfatto di quello che ho fatto, e penso che entrambe le parti abbiamo fatto il massimo».

Che cosa secondo te è mancato a te e alla tua moto per competere con Yamaha e Suzuki con continuità?
«Il fatto che non si siano potuti fare test durante la stagione e il fatto che sia stata cambiata la carcassa della gomma posteriore ha un po’ livellato le nostre prestazioni. Non siamo riusciti a capire bene come sfruttare quella gomma e non avendo potuto far test ci ha messo in difficoltà. La moto non era cambiata a livello strutturale ma come carattere, quindi ci siamo trovati male per questo, io non sono riuscito a sfruttarla fino in fondo perché mi è sempre mancata la fiducia in frenata e non ho mai avuto una buona confidenza, quello probabilmente mi è mancato».

Il 2020 stato un anno che potremmo definire particolare, come hai vissuto, da pilota, le restrizioni all’interno del paddock?
«È cambiato molto: in passato era bello andare in giro, vivere il paddock e le gare. Così è diventato a tutti gli effetti un ambiente sterile, nel paddock c’era solo chi lavorava. Le doppie gare sono state veramente difficili, perché correre sulla stessa pista pensavamo ci aiutasse a trovare una strada per migliorare nella seconda gara delle due, invece siamo andati in peggioramento. È stato difficile abituarsi ad andare alle gare senza pubblico e non vedere la gente».

Secondo te i risultati (di tutti in tutte le classi) sono stati condizionati da fattori esterni?
«Sicuramente a livello di campionato, con le nuove regole, per Arbolino è stato una grandissima mazzata, perché praticamente poteva giocarsi con più possibilità il mondiale, così come Martin in Moto2. Bisogna fare tanta attenzione, perché anche persone che ci stanno molto attente sono state contagiate. Quest’anno in Qatar ripartiremo con regole ancora più restrittive, in modo che i piloti siano più monitorati e controllati e non debbano saltare gare per questo motivo».

C’è una caratteristica dei tuoi avversari in pista che ti manca e vorresti avere?
«È difficile da dire, sono contento di come sono. È chiaro, ho fatto una strada diversa rispetto ai piloti che sono arrivati dalle categorie minori. Forse dovrei usare un po’ meno l’istinto e un po’ più il metodo, però non è facile. D’altra parte il mio modo di guidare mi ha portato fino a qui, è difficile da cambiare. Ci sono tante caratteristiche di tanti piloti che sono buone».

Dei tuoi avversari in griglia quest’anno, quale credi sia quello da tenere più d’occhio?
«Il “problema” della MotoGP è che sono tutti competitivi, l’anno scorso ci sono stati nove vincitori diversi. È difficile da pronosticare. Sicuramente la coppia Suzuki è molto veloce, ma anche quella della Yamaha e della Ducati. Non mi viene in mente un pilota che parta del tutto favorito, tutti hanno la possibilità di salire sul podio quest’anno, chi con più costanza, chi con meno. Ogni anno il livello si alza e diventa più difficile fare la differenza».

Danilo lontano dalle piste cosa fa?
«Praticamente il mio hobby è il mio lavoro. Spesso mi alleno con la moto da enduro o da cross, oppure mi alleno in bici. Hobby, non so, mi piace molto cucinare e mi piace lo sport in generale. Purtroppo, diventando vecchio, ci metto sempre di più a rimanere in forma, prima avevo tanti più hobby, adesso c’è sempre tanto da fare e conviene che il mio allenamento diventi il mio hobby».

Si ringrazia l’ufficio stampa del team KTM Tech3 per la disponibilità accordata.
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