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MotoGP, Andrea Dovizioso è esattamente dove merita di essere

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Andrea Dovizioso è un ragazzo intelligente, che con il tempo è diventato il vero punto di riferimento della Ducati in MotoGP

Il Gran Premio MotoGP in Austria, ha regalato una seconda parte di gara a dir poco adrenalinica. Gli ultimi sette giri, in particolar modo, hanno visto Andrea Dovizioso e Marc Marquez lottare letteralmente fino all’ultima curva, con lo spagnolo a effettuare l’ultimo tentativo in uno spazio talmente ristretto da innescare uno spontaneo gestaccio da parte del Dovi ancora prima di tagliare il traguardo. Ma Andrea non è un rancoroso e già nel giro di onore redarguiva bonariamente Marquez, come se stesse dicendo: “Scriteriato, hai visto quanto abbiamo rischiato?” Mi piace immaginarli entrambi col sorriso sotto al casco, inebriati di quella gioia adrenalinica che pervade i piloti al termine di una gara nella quale hanno dato tutto.

Ma Dovi chi è? Chi lo ha frequentato nel paddock non ha difficoltà nel descriverlo come un ragazzo solare, disponibile e con la testa sulle spalle. Io gli parlai la prima volta nel 2006, al suo penultimo anno in 250, e ricordo perfettamente il suo entusiasmo e la gioia che provava nel salire sulla moto. Sono passati oltre dieci anni da quel weekend e oggi Andrea è in lizza per il titolo mondiale della classe regina. Eppure, nonostante il suo talento sia sotto gli occhi di tutti, i riflettori orientati su di lui sono molti meno rispetto ai suoi avversari.

Certamente non ha l’esperienza di Rossi, non ha uno stile funambolico come Marquez e non è conosciuto per il metodo di lavoro, razionale e a 360°, che da sempre contraddistingue Lorenzo. Non ha neppure i loro titoli. L’unico Mondiale conquistato da Dovizioso risale al 2004, la sua ultima stagione in 125. Nel tempo Andrea è cresciuto, ha avuto alti e bassi in carriera e nella vita, ma ha sempre tenuto un profilo basso pur mantenendo alti i suoi obiettivi. Questo lo ha reso uno dei piloti più benvoluti nel paddock ma, nonostante faccia parte del circus da oltre cinque lustri, ha raccolto forse meno di ciò che avrebbe meritato.
Spesso si sono visti piloti salire sulla moto per la prima volta e andare sin da subito fortissimo. Stoner è l’esempio più lampante. Il Dovi non è certamente conosciuto per questo, ma ha altri meriti, meno appariscenti ma per questo non meno importanti.
Andrea è salito sulla Ducati nel 2013, sulla moto lasciata libera da Valentino Rossi, dopo due stagioni ben sotto le attese.

La Desmosedici ereditata da Andrea Dovizioso è una moto ostica e la Ducati è in una posizione difficile, criticata da media e addetti ai lavori. Solo i tifosi della vecchia guardia credono ancora nei mezzi a disposizione del team di Borgo Panigale. Andrea inizia a svolgere non solo il ruolo di pilota, ma si sobbarca di innumerevoli test e collaudi e mantiene un profilo perfetto per uscire da questo periodo nel quale la Ducati è considerata una delle peggiori moto in griglia. In questo è aiutato anche da Hayden, da sempre un’icona di costanza, professionalità e perseveranza.

La sua prima stagione è difficile, lotta spesso con una moto che non ha voglia di curvare come vorrebbe lui, che consuma in maniera anomala gli pneumatici e che lo fa soffrire con un ottavo posto finale. Nel 2014 la Ducati lo affianca a Crutchlow. In molti considerano lo stile del pilota inglese perfetto per la Ducati, che per i più richiede una guida di forza. Eppure Cal chiuderà il campionato in tredicesima posizione mentre Andrea sarà quinto.
L’anno successivo a Borgo Panigale viene schierata una squadra completamente italiana, sostituendo Crutchlow con Andrea Iannone. La stagione è difficile e alcuni screzi col compagno di squadra finiscono alla ribalta. L’anno termina con Dovi settimo, mentre il suo compagno è quinto.

Nel 2016 le carte sono profondamente rimescolate con l’arrivo di Michelin al posto di Bridgestone come fornitore unico di pneumatici. Ducati lascia invariata la formazione ma sono sempre più frequenti i rapidi battibecchi tra i due piloti, spesso inaspriti o ingigantiti dai media. Lo stress dei piloti è alto, poiché a stagione appena iniziata è ufficializzato l’ingaggio di Lorenzo per la stagione successiva, di fatto rendendo così ovvia la rottura del rapporto a fine stagione di almeno uno dei due piloti. Iannone si macchia di alcuni episodi di eccessiva foga che lo portano spesso a sbagliare, coinvolgendo anche altri piloti nelle sue cadute. A fine stagione Andrea Iannone è nono e Andrea Dovizioso quinto. Ducati decide di liberare Iannone e di confermare il Dovi come compagno di Lorenzo per la stagione 2017.

Siamo alla stagione in corso. Jorge Lorenzo, come era prevedibile, sta faticando ad adattarsi a una moto completamente diversa dalla Yamaha che ha guidato nelle ultime nove stagioni e, come in Ducati si aspettavano, è proprio Dovizioso che deve caricarsi sulle spalle l’onore di Borgo Panigale. Quello che forse non si aspettavano in Ducati, e probabilmente in nessun angolo del globo, era il perdurare delle difficoltà di Lorenzo ma, soprattutto, la concretezza di Andrea Dovizioso.

A sette gare dal termine della stagione, il Dovi è secondo in classifica, con un bottino di tre vittorie, compresa quella al fulmicotone del Red Bull Ring. Andrea non è un pilota funambolico, non è famoso per i suoi gossip, non è un personaggio da spot televisivi e a volte appare quasi in ombra, seppur sia a tutti gli effetti uno dei migliori del mondo. Ciò che sta vivendo ora in Ducati è frutto di sudore, di scelte difficili, momenti bui e attimi da dimenticare. Ma oggi, lui e Ducati, hanno costruito un binomio inscindibile, un monolito uomo-moto ad altissime performance, una formula che merita di essere dove si trova, senza alcun dubbio e tener testa a un Marquez come quello che abbiamo visto ieri ne è la prova inconfutabile.

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