
Volkswagen e i dispositivi "Thermofenster": un nodo irrisolto(www.motorinews24.com)
Una nuova sentenza della Corte d’Appello dello Schleswig-Holstein riporta al centro del dibattito il tema delle emissioni diesel.
Il caso riguarda specificamente l’installazione di due dispositivi di spegnimento sulla Golf Plus TDI, giudicati non conformi alle normative europee. Questa decisione giudiziaria, diffusa da Ansa, sottolinea come il software impiegato dalla casa tedesca comprometta il funzionamento del sistema di depurazione dei gas di scarico a basse temperature, causando un aumento delle emissioni inquinanti.
La controversia verte sui cosiddetti Thermofenster, o finestre termiche, dispositivi che limitano l’efficienza dei sistemi di depurazione dei gas di scarico in particolari condizioni climatiche o di temperatura. La Corte ha stabilito che l’Autorità federale per la circolazione dei veicoli a motore (KBA) non avrebbe dovuto autorizzare questi dispositivi nel 2016, ritenendo che essi rappresentino una violazione delle normative ambientali europee.
Gli ambientalisti vedono in queste pratiche un chiaro tentativo di aggirare le norme e un rischio ambientale significativo, mentre i produttori difendono l’adozione di tali tecnologie come necessaria per garantire il funzionamento corretto dei motori diesel in situazioni di bassa temperatura, dove altrimenti il sistema di depurazione potrebbe risultare inefficace o danneggiato.
Questa sentenza arriva in un momento di crescente attenzione globale verso la sostenibilità e la lotta all’inquinamento, confermando come il diesel continui a essere al centro di un acceso dibattito tra regolatori, aziende e consumatori.
Ricorsi e prospettive future per Volkswagen
La decisione della Corte d’Appello ha respinto il ricorso presentato da Volkswagen e da KBA contro una precedente sentenza del tribunale amministrativo, giudicandolo inammissibile. Tuttavia, la casa automobilistica e l’ente tedesco non si arrendono e stanno preparando un nuovo ricorso da presentare alla Corte amministrativa federale tedesca, segno della determinazione di Volkswagen a difendere la propria posizione legale.
Gli esperti sottolineano come, dopo lo scandalo del Dieselgate, Volkswagen abbia ridotto la potenza dei motori 2.0 TDI, portandoli a livelli più contenuti intorno ai 150 cavalli, tentando di evitare ulteriori polemiche legate alle emissioni. Nonostante ciò, il caso attuale dimostra che la questione delle tecnologie di controllo delle emissioni rimane problematica.

Parallelamente a quanto accade per Volkswagen, anche il gruppo Stellantis si trova a dover rispondere di accuse simili. Recentemente, infatti, il Tribunale di Amsterdam ha riconosciuto l’uso di software fraudolento per manipolare i test sulle emissioni dei motori diesel dei marchi Citroën, Peugeot e Opel, dal 2009 al 2019. L’inchiesta, avviata da associazioni di consumatori come la Stichting Car Claim e la Diesel Emissions Justice Foundation, ha evidenziato come i valori di emissione fossero conformi solo durante i test da laboratorio, mentre in condizioni reali di guida risultavano molto più elevati.
Questa somiglianza con il caso Volkswagen sottolinea come la questione delle emissioni diesel sia ancora un tema caldo e fonte di contenzioso legale in Europa. Stellantis si difende, ma la prospettiva di risarcimenti ai clienti danneggiati è ormai concreta e potrebbe avere ripercussioni significative sul gruppo italo-francese.
Volkswagen, da parte sua, continua a proporre sul mercato modelli ibridi e mild hybrid, come la nuova Golf eHybrid e la Tiguan eHybrid, promuovendo una strategia di transizione verso soluzioni più sostenibili e meno impattanti. L’azienda, però, non rinuncia al diesel, nonostante le difficoltà legali e la pressione crescente verso la mobilità elettrica.
Il ruolo della Corte d’Appello e l’impatto giuridico
La vicenda giudiziaria si svolge nell’ambito della Corte d’Appello, organo che in Germania come in Italia rappresenta il tribunale di secondo grado, incaricato di riesaminare le sentenze di primo grado. Nel caso specifico, la Corte tedesca ha rigettato il ricorso di Volkswagen e KBA, confermando la decisione che considera illegittima l’autorizzazione dei dispositivi in questione.
In Italia, la Corte d’Appello svolge un ruolo analogo, esaminando impugnazioni e garantendo un controllo approfondito sulle decisioni prese in primo grado. Questo sistema giuridico, presente in diversi ordinamenti europei, permette di assicurare un bilanciamento tra i diritti dei cittadini, la tutela ambientale e le prerogative delle imprese.
Le sentenze di questo tipo hanno un forte impatto sulle strategie delle case automobilistiche, obbligandole a rivedere le tecnologie adottate e a orientarsi verso soluzioni conformi alle normative ambientali, ormai sempre più stringenti a livello europeo.