
Auto, diamo un taglio agli stereotipi (www.motorinews24.com)
Il luogo comune “donna al volante, pericolo costante” continua a persistere, ma è ormai tempo di superare questo pregiudizio.
Il luogo comune “donna al volante, pericolo costante” continua a persistere nel dibattito pubblico italiano, ma è ormai tempo di superare questo pregiudizio con dati concreti e analisi approfondite. Non solo si tratta di uno stereotipo obsoleto, ma le evidenze statistiche dimostrano che le donne alla guida spesso rappresentano una presenza più sicura e responsabile rispetto agli uomini.
La guida e il pregiudizio culturale sulle donne al volante
Nella società italiana, la guida è storicamente associata all’universo maschile, un retaggio culturale che fatica a essere superato nonostante la crescente presenza femminile in ruoli tecnici e dirigenziali nel settore automotive, dalle pilota alle ingegnere. Questo stereotipo si riflette anche nel comportamento quotidiano: quasi la metà delle donne tende a guidare sporadicamente, preferendo il ruolo di passeggero, un’abitudine che nasce da un’educazione che assegna all’uomo il ruolo di conducente “naturale” all’interno della coppia.
Questa divisione di ruoli, radicata in costrutti culturali, influenza le opportunità, l’esperienza e l’atteggiamento verso la guida stessa. Ciò contribuisce a consolidare un’immagine distorta che lega la guida sicura e aggressiva al genere maschile, mentre quella femminile viene percepita come meno affidabile, una percezione che i numeri stanno progressivamente smentendo.
Uno studio Hyundai condotto su mille guidatori ha evidenziato che le donne manifestano una maggiore sensibilità emotiva al volante, con un livello di stress superiore del 12% rispetto agli uomini. Dal punto di vista biologico, l’influenza degli ormoni gioca un ruolo importante: l’estrogeno favorisce una maggiore attenzione all’ambiente circostante, mentre il testosterone è associato a comportamenti più impulsivi e rischiosi, come guida ad alta velocità o manovre azzardate.
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Tuttavia, la maggiore esperienza di guida degli uomini, spesso intesa come espressione di virilità, non si traduce automaticamente in una guida più sicura. Questo dato di fatto, unito alla diversa predisposizione biologica e culturale, non determina differenze significative nelle capacità di guida complessive tra i due generi.
L’elemento più importante per sfatare il mito della “donna pericolosa al volante” è rappresentato dai dati sull’incidentalità. Secondo ricerche recenti del Vias Institute, le donne sono coinvolte in incidenti con minore frequenza rispetto agli uomini e, quando coinvolte, hanno meno probabilità di essere responsabili. La mortalità legata agli incidenti causati da donne è circa la metà rispetto a quella degli uomini.
Dal 2011 al 2016, il 74% degli incidenti è riconducibile a conducenti maschi, mentre solo il 26% alle donne. Anche le infrazioni evidenziano un divario: due terzi delle multe per violazioni al codice della strada sono commesse da uomini, che risultano anche quattro volte più propensi a guidare in stato di ebbrezza rispetto alle donne.
Un’ulteriore conferma arriva dal settore assicurativo, che premia le automobiliste con tariffe più vantaggiose proprio in virtù della loro minore pericolosità. In Italia, gli uomini causano il 15% in più di incidenti rispetto alle donne, un dato che parla chiaro in termini di sicurezza stradale.