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Cosa c’è davvero dentro una Tesla? La risposta è sorprendente e lascia a bocca aperta.
Di recente, un’indagine spagnola che ha visto una Tesla smontata da cima a fondo, è emerso qualcosa di assurdo, un dettaglio incredibile. Questa situazione solleva importanti interrogativi per il futuro dell’industria automobilistica mondiale. E presto, vedremo il perché.
Tesla, pur avendo dimostrato grande capacità di innovazione e resilienza, è oggi un esempio emblematico di come il settore elettrico sia intrecciato a livello globale, ma anche vulnerabile a tensioni commerciali e geopolitiche. L’industria dovrà probabilmente affrontare la sfida di diversificare le filiere produttive e ridurre la dipendenza da un singolo mercato, per garantire una maggiore stabilità e sostenibilità nel lungo termine.
Ma come fa tutto questo ad emergere solo dall’apertura del cofano di un’auto? Quando leggerete da dove provengono i pezzi di una Tesla, non ci vorrete credere.
Tesla, all’interno, la follia
Smontare una Tesla non è un’operazione comune, ma quando lo sfasciacarrozze spagnolo MotoCoche ha aperto uno dei modelli più iconici del marchio statunitense, è emerso un dato sorprendente: la stragrande maggioranza dei componenti della Tesla proviene dalla Cina, un fatto che ha suscitato non poche riflessioni nel settore automobilistico.

L’officina spagnola si è concentrata sullo smontaggio completo di una Tesla, rivelando che oltre il 95% dei pezzi utilizzati per l’assemblaggio dell’auto elettrica ha origine cinese. Non solo elementi apparentemente secondari come la pompa lavavetri, ma anche parti cruciali come il supercollettore, responsabile del raffreddamento termico della batteria e dell’impianto di climatizzazione, provengono dalla Cina.
La scoperta conferma una realtà già nota nel mondo dell’automotive elettrico occidentale: molte componenti, soprattutto quelle tecnologicamente più avanzate o delicate, vengono prodotte in Cina. Questo vale in particolare per le batterie elettriche, cuore pulsante di qualsiasi veicolo elettrico, che sono spesso fornite da aziende cinesi specializzate.
Le ragioni del predominio cinese nella catena di fornitura Tesla
Il motivo di questa dipendenza è da ricercare principalmente in due fattori: costi di produzione più bassi e tempi di consegna accelerati. Tesla stessa ha investito in stabilimenti produttivi in Cina, grazie ai quali riesce a mantenere un’efficienza logistica e produttiva notevole per l’assemblaggio dei suoi veicoli destinati a mercati globali.
Questa strategia ha permesso al marchio americano di contenere i costi e aumentare la competitività, ma ha creato un legame profondo con la filiera cinese, rendendo Tesla – e più in generale le case automobilistiche occidentali – fortemente dipendenti dai fornitori asiatici.
Il risultato è un paradosso: un’auto simbolo di innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, prodotta da una delle aziende più innovative degli Stati Uniti, si basa su una catena di approvvigionamento largamente esternalizzata e localizzata in Cina.