ESCLUSIVA MN24 - Riccardo Rossi: «Spero di potermi giocare il mondiale»
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ESCLUSIVA MN24 – Riccardo Rossi: «Spero di potermi giocare il mondiale»

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Alla vigilia della nuova stagione di Moto3, Riccardo Rossi sembra avere le idee ben chiare: il nuovo pilota del team Sic58 vuole vincere

Nella scorsa stagioneRiccardo Rossi ha centrato il suo primo podio in carriera, chiudendo terzo a Le Mans alle spalle di Garcia e Salac. Quest’anno è passato nelteam Sic58, lo stesso col quale ha esordito nel 2015 nel CIV. L’obiettivo per quest’anno è molto chiaro, vincere, e magari provare a giocarsi il mondiale diMoto3 insieme agli altri.

Abbiamo raggiunto Riccardo per farci raccontare come si sta preparando a questo nuovo campionato.

Partiamo dalla scorsa stagione: com’è andata?
È stata la mia miglior stagione, secondo me. Ho fatto il mio primo podio che per un pilota è sempre una delle cose più importanti, le mie prime file, che son state tre. È stata una stagione di alti e bassi, come sempre, però gli alti son stati molto alti. Quindi, sono contento perché si è visto il potenziale. Mi sento cresciuto molto personalmente e come pilota e quindi spero di portarmi quest’esperienza fin dalla prima gara e iniziare col piede giusto.

Vincere in Moto3 è sempre una lotteria: qual è il segreto?
È stata una gara molto particolare quella in cui io sono arrivato sul podio, perché le condizioni erano molto particolari e i distacchi sono stati molto grandi, quando di solito in Moto3 siamo tutti attaccati. Il quarto e il quinto erano a quasi venti secondi, quando di solito il quarto è a tre decimi. Il mio punto debole è quando sono nel gruppo, so di averci lavorato quest’inverno e spero di essere pronto su quel punto lì perché in Moto3 è difficile vincere quando sei lì in mezzo.

Quest’anno il passaggio col team di Paolo Simoncelli: qual è l’obiettivo da raggiungere?
Sicuramente iniziare dalla prima gara e dalla prima qualifica già davanti. Ho finito l’anno scorso piuttosto bene: ero sempre lì, ho sempre centrato il Q2, che erano gli obiettivi dell’anno scorso che ovviamente mi porto dietro quest’anno, perché se parti nei primi 10 sei sicuro di star davanti, quindi devo impegnarmi a fare qualifiche buone e poi cercare di essere competitivo dalla prima gara.

Cosa ti aspetti dalla nuova moto?
La proverò ai primi di febbraio, ma comunque con la Honda ho già corso nel 2019 e da quello che mi dicono non è cambiato molto, quindi una base dovrei averla anche se ho fatto due anni con la KTM. Però abbiamo i test apposta, abbiamo già scambiato le idee e abbiamo già pianificato tutto. Le idee sono molto chiare, sia da parte mia che da parte della squadra e son convinto che avremo da subito un buon feeling. Lavoreremo al massimo durante i test per essere pronti alla prima gara.

Il cambio di squadra è anche complicato perché bisogna creare dei nuovi rapporti con i meccanici e con tutto il team. Dal tuo punto di vista quali sono gli ingredienti per creare un clima di lavoro che sia ottimale e positivo?
È fondamentale per un pilota sentirsi a casa, tante volte lo senti dire ma non è che lo diciamo a caso: se il team ti fa sentire così lavori meglio, stai meglio e di conseguenza vai più forte in moto. Ci sono piloti che se non trovano questa “famiglia” non vanno, perché non si trovano. Quindi è fondamentale. E per farlo bisogna passare il tempo insieme. Io spero che già dai primi test di passare il più tempo possibile con la squadra e creare questo rapporto. Io vivo in Spagna e la squadra è italiana, per cui quando sono a casa è difficile passare del tempo insieme, quindi sfrutterò al massimo le occasioni che avrò. Anche perché se tu hai un rapporto con i meccanici riesco a creare anche un rapporto di confidenza.

E con i tuoi compagni di squadra che tipo di rapporto hai?
Io sono una persona estremamente competitiva, e la regola dice che il compagno di squadra è il primo avversario. Però a me piace passare il tempo con il mio compagno di squadra, anche con Gabri (Rodrigo) quando eravamo in Gresini dopo aver girato facevamo cose insieme, andavamo in macchina fino all’hotel. Anche con Stefano l’anno scorso lo stesso. Ovviamente voglio vincere, come credo tutti, però mi piace condividere le cose col mio compagno di squadra e creare un rapporto perché secondo me, se crei un rapporto fuori, te lo porti anche in pista: magari, è vero che è un avversario, ma se può non distruggerti la gara lo fa. Se invece hai un brutto rapporto, se può buttarti fuori lo fa.

Il 20 gennaio hai condiviso sul tuo profilo una foto con Marco Simoncelli, qual è il ricordo che ti lega a lui?
Marco l’ho conosciuto al Rally di Monza, perché mio papà lavorava in un’azienda di scarpe che sponsorizzava un team di rally. Poi ho conosciuto Paolo nel 2014 o 2015, e ho fatto il mio primo anno in moto con loro, a Imola e quindi ho tanti ricordi legati a loro, anche perché quella è stata la prima moto vera che ho guidato.

Quali sono i tuoi punti di forza e quelli su cui devi lavorare dal punto di vista della guida?
Sicuramente il mio punto di forza è il giro secco: se prendo una scia, chiudo gli occhi e faccio il giro alla morte, diciamo che il giro secco ce l’ho abbastanza buono, anche perché fare una volta una prima fila è un caso, se lo ripeti vuol dire che sei capace. Un punto debole sicuramente è la bagarre: quando sono nel gruppo mi manca un po’ il contatto fisico. Se sono lontano magari li vado a prendere perché sono più veloce, ma poi quando sono lì non riesco a fare bagarre, spero tanto che quest’anno vada meglio. Ho cambiato completamente preparazione invernale, quindi spero che questa preparazione mi aiuti da questo punto di vista.

Dal punto di vista mentale, come si prepara una stagione in cui c’è ancora lo spettro Covid che aleggia sul paddock e il rischio che alcune gare possano essere disputate senza pubblico o addirittura saltino?
Intanto, io mi sono già fatto la terza dose e mi sono portato avanti, perché adesso il Covid che c’è è più “scarso”, cioè fa meno male, però ti contagi con niente. E se prendi il Covid devi saltare una gara o, se lo prendi adesso, salti i test, quindi per noi è fondamentale non prenderlo. È un po’ una bega. A me non piace correre due volte sullo stesso circuito, però è anche vero che così si alza molto il livello, perché così scopri cose nuove e migliori molto. Però sinceramente quest’anno ho visto già più gente nel paddock: non so se è meglio, perché è più rischioso, però fa parte del mestiere. Spero che le gare si facciano tutte.

Qual è la gara che non vedi l’ora di correre?
Tutte quelle fuori Europa che quest’anno non ho corso: Malesia, Thailandia, Australia soprattutto, perché sono tre circuiti dove si va forte e quindi, a parte che son belli, mi piacerebbe farlo.

L’anno scorso ti sei trovato a correre con Pedro Acosta, che è stato di un’altra categoria, o quasi. Secondo te, qual è stato il suo punto forte nonostante fosse l’ultimo arrivato?
Lui adotta un tipo di allenamento completamente diverso rispetto agli altri: noi facciamo palestra, bici e un po’ di moto, lui invece si allena solo in moto. E credo che questo lo abbia aiutato molto, perché anche se aveva meno esperienza, quando è arrivato aveva fatto più chilometri lui in moto che tutti noi messi insieme. Questo almeno all’inizio, poi verso fine stagione ha faticato un po’ di più ma aveva un vantaggio enorme. Poi lui è fortissimo nel corpo a corpo, perché si allena molto in questo che nella Moto3 è fondamentale.

Chi vince il mondiale quest’anno?
Quest’anno è difficile fare un nome. A parte che in Moto3 è sempre difficile, l’anno scorso nessuno avrebbe detto Pedro e poi ha vinto lui, ma comunque ci sono molti piloti forti. Un avversario difficile da battere sarà sicuramente Foggia, che nelle ultime gare dell’anno scorso aveva una marcia in più però non so, perché anche lui alla fine era molto forte e all’inizio ha faticato molto. Sarà un campionato molto difficile, pieno di emozioni, non posso dire chi vincerà ma spero di potermelo giocare anche io fino alla fine.

Si ringrazia l’ufficio stampa del team Sic58 – Squadra Corse per la disponibilità accordata
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