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MotoGP, il dottore di Rossi: «Faceva sei ore al giorno di fisioterapia»

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Il dottor Pascarella che ha operato Valentino Rossi: «E’ un grande campione e dimostra che con la motivazione si può fare tutto. Sei ore di terapia al giorno ma l’ho visto poco»

Quando all’inizio del mese, poco dopo l’infortunio di Rossi a tibia e perone e l’operazione chirurgica d’urgenza effettuata all’Ospedale di Ancona, il dottore Raffaele Pascarella rispondeva alle domande dei cronisti, molte erano quelle riguardo il tempo di recupero che sarebbe servito. Tutti volevano capire se Valentino riuscisse a tornare protagonista di questo campionato o se dovesse dirgli irrimediabilmente addio, e su questo Pascarella prediceva come data più realisticamente ipotizzabile la metà di ottobre, per il Gran Premio di Giappone. Ma senza sbilanciarsi, mantenendo aperta una porta anche alla pazza ipotesi del ritorno per fine settembre, nel GP di Aragon appena andato in scena, quando sarebbero trascorse appena 3 settimane dal ricovero. E ha fatto bene il dottore a non sbilanciarsi, perché ‘The Doctor’, quello delle moto, il 9 volte Campione del Mondo col numero 46, ha sorpreso tutti riuscendo nell’impresa che pareva impossibile.

«IL GIORNO DOPO L’OPERAZIONE GIA’ CAMMINAVA» – Pascarella ha dichiarato a Marca: «Me lo aspettavo. Già il primo giorno dopo l’operazione, ha camminato, e inoltre, le fratture non hanno avuto spostamenti, quindi tutto è stato più facile. E’ stato 6 ore al giorno in fisioterapia. E ‘un grande campione e ha dimostrato che con la giusta motivazione, si può fare quasi tutto. La chiave è stata la motivazione che ha dimostrato. Vale ha 38 anni, è giovane e atletico. Questo gli ha permesso di accelerare la convalescenza». Il dottore ha poi rivelato, libero da ogni vincolo che in questo periodo gli aveva fatto mantenere il massimo riserbo sulla persona molto celebre che aveva in cura: «Non lo abbiamo visto molto. Durante i 20 giorni che l’ho trattato, lo abbiamo incontrato solo tre volte. Naturalmente, abbiamo parlato spesso al telefono. Lui è una persona molto amichevole. Non qualcuno con il quale è difficile parlare e andare avanti – e sul paragone con la riabilitazione dal precedente grave infortunio di Rossi del 2010 spiega – sì ho consigliato di non usare la camera iperbarica. Non c’era bisogno. La precedente volta, la frattura era scomposta e lì può aiutare. Ma adesso, no».

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