
Rivelazione benzina (www.motorinews24.com)
Negli ultimi anni, la crescente preoccupazione per l’inquinamento atmosferico ha spinto i governi e le istituzioni a introdurre normative.
Negli ultimi anni, la crescente preoccupazione per l’inquinamento atmosferico ha spinto i governi e le istituzioni a introdurre normative sempre più severe riguardo alle emissioni dei veicoli. In Europa, i veicoli a benzina immatricolati devono montare filtri antiparticolato, un dispositivo progettato per catturare le particelle nocive emesse dai motori. Tuttavia, un nuovo studio scientifico ha messo in discussione l’efficacia di questi filtri e ha rivelato che i gas di scarico delle automobili a benzina moderne potrebbero essere più tossici di quanto si ritenesse in precedenza.
I risultati allarmanti della ricerca
La ricerca, condotta dal centro Helmholtz di Monaco e dall’Università di Rostock, è stata pubblicata sulla rivista Science Advances e ha sollevato un campanello d’allarme su come le emissioni di veicoli moderni, pur rispettando la normativa Euro 6d, possano comportare rischi per la salute pubblica se considerati nel contesto del loro invecchiamento atmosferico. I risultati dello studio indicano che il problema non risiede solo nelle emissioni dirette, ma in ciò che accade una volta che questi gas vengono rilasciati nell’aria.
Il cuore della ricerca si è concentrato su un’automobile a benzina equipaggiata con un filtro antiparticolato (GPF). Sebbene questo dispositivo sia stato introdotto per ridurre le emissioni di particolato, i ricercatori hanno scoperto che, una volta esposti alla luce solare e agli agenti ossidanti presenti nell’atmosfera, i gas di scarico subiscono un processo noto come invecchiamento fotochimico. Questo processo porta alla formazione di nuovi composti chimici che possono risultare più dannosi rispetto agli originali.
Visualizza questo post su Instagram
Per testare questa teoria, gli scienziati hanno utilizzato modelli cellulari polmonari umani. I risultati iniziali hanno mostrato che i gas emessi immediatamente dopo la combustione non provocavano danni cellulari significativi. Tuttavia, dopo un periodo di invecchiamento atmosferico, le stesse emissioni hanno causato danni evidenti al DNA e stress ossidativo, tanto nelle cellule epiteliali alveolari cancerose quanto in quelle bronchiali normali. Questo è un dato allarmante, in quanto suggerisce che l’inquinamento atmosferico non solo peggiora nel tempo, ma che i suoi effetti nocivi si intensificano, modificando la natura delle sostanze emesse.
Uno degli aspetti più preoccupanti dello studio riguarda la formazione di aerosol organici secondari (SOA), che si generano dalla trasformazione dei composti organici volatili emessi dai veicoli. Gli autori della ricerca sottolineano che le emissioni di veicoli a benzina moderni continuano a contribuire alla formazione di SOA, superando i livelli di aerosol primari (POA). Questo è significativo perché gli aerosol secondari sono noti per avere effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. La presenza di SOA nell’aria può aggravare malattie respiratorie, allergie e altre patologie, creando un circolo vizioso di deterioramento della qualità dell’aria.