F1, Sainz: «Correre per la Ferrari vuol dire rappresentare un Paese»
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F1, Sainz: «Correre per la Ferrari vuol dire rappresentare un Paese»

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Carlos Sainz, al suo primo anno in Ferrari, ha fatto un bilancio del suo primo anno in Rosso, parlando anche degli obiettivi futuri

La prima stagione in Ferrari di Carlos Sainz si può decisamente definire positiva. Lo spagnolo, infatti, è addirittura davanti al suo compagno Leclerc (di 0.5 punti), e si è tolto anche la soddisfazione di conquistare diversi podi.

In una lunga intervista concessa a Motorsport.com, l’ex McLaren si è raccontato in lungo e in largo, parlando degli obiettivi per il prossimo anno, del momento della firma, ma non solo:

2022 – «Non so se il 2022 sarà l’anno giusto per vedere una Ferrari al vertice della F1, ma di sicuro è la prima possibilità di provarci».

LAVORO FERRARI – «Ho la certezza che in Ferrari abbiamo fatto un lavoro incredibile negli ultimi anni con l’obiettivo di costruire una squadra vincente. Non importa sapere che tutti saremo alla pari in termini economici, anzi, mi piace, perché la concorrenza sarà ancora maggiore e renderà la F1 migliore. Spero che riusciremo a farcela, ma sarà un confronto molto combattuto contro una concorrenza molto forte».

GUIDARE PER LA ROSSA – «È come se giocassi contemporaneamente per il Real Madrid e la Spagna insieme, non sei solo un club, ma rappresenti un intero Paese. Correre per la Rossa vuol dire correre per la Ferrari e per l’Italia, devi essere consapevole della responsabilità che ne deriva, ma alla fine è un onore».

LA FIRMA – «Era il periodo del Covid e stavamo molto in casa, con trattative che avvenivano via zoom dallo studio della casa di Madrid. Una mattina arrivò papà con un foglio in mano dicendomi di firmarlo perché era il contratto con la Ferrari: erano le 8 e firmai in pigiama, fu un gran buongiorno».

LECLERC – «Andiamo d’accordo, sappiamo che la priorità numero uno è la squadra: speriamo di continuare così. Al momento non sento una sfida, ma la posta in gioco non è ancora la più alta, cioè un campionato del mondo. È normale che in quel caso tutto possa diventare un po’ più teso, ma se ci sarà rispetto reciproco come oggi, penso che tutto sarà molto più facile».

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