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MotoGP

Il perchè della cannonata di Kevin Schwantz a Iannone

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Nel fine settimana del Sachsenring hanno tenuto banco le dichiarazioni di un mito come Kevin Schwantz sulle prestazioni di Iannone in sella alla Suzuki. Cosa c’è alla base di questa critica così forte?

Kevin Schwantz è un mito, rappresenta per i tifosi della Suzuki l’immagine del pilota che per anni ha infiammato gli animi. Sono passati oltre venti anni dall’epoca delle sue imprese, eppure è chiaro che qualsiasi cosa che riguardi il binomio Schwantz – Suzuki, riesce ancora a riscaldare gli animi dei tifosi del marchio di Hamamatsu. Andrea Iannone, come ogni pilota che sale sulle moto messe in pista dalla Suzuki, deve misurarsi con questo colosso, con l’immagine di questo campione capace di compiere imprese irripetibili in sella alla RGV 500 nell’epoca dei titani del due tempi.

Il pilota americano correva contro Lawson, Rainey, Kocinsky, Gardner e Doohan, solo per citarne alcuni. Ha corso contro Freddie Spencer, ha condiviso la moto con un imberbe Alex Barros ed ha vinto un titolo di campione del mondo nel 1994, l’anno in cui Wayne Rainey fu costretto a dire addio alle corse dopo l’incidente di Misano. Kevin Schwantz ha scritto alcune delle pagine più belle del racing nell’epoca d’oro del motomondiale, un’epoca in cui l’elettronica non c’era, ed era tutto affidato al polso destro del pilota.

Forse è proprio questo il punto, il motivo per cui Schwantz si accanisce con Andrea Iannone e addirittura lo invita a darsi ai Kart (leggi qui l’articolo: Schwantz attacca Andrea Iannone). Certo, sono frasi frutto di una frustrazione, della rabbia di non vedere competere al top la Suzuki, una Casa che ha dato tanto a Schwantz ed a cui il pilota americano ha restituito tantissimo. Ma la situazione di oggi è completamente diversa da quella in cui correva Schwantz.

Oggi si vive in MotoGP un’epoca in cui basta un millimetro fuori setup, che si paga prendendo decimi su decimi ad ogni giro. Bastano 3 gradi in più o in meno nella temperatura che le gomme cambiano diametralmente il proprio comportamento e basta anche una diversa consistenza dell’asfalto per trasformare la moto che ha dominato su una pista, nel fanalino di coda nella successiva. Abbiamo avuto la conferma di quanto sia difficile la situazione con le prestazioni altalenanti della Yamaha M1, universalmente riconosciuta come una delle moto più equilibrata in pista. Eppure la M1 ha sofferto incredibilmente a Jerez ed a Barcellona, e solo un cambio di telaio sembra aver “sistemato” le cose, rimettendo la stagione sui bonari giusti.

Ken Kawauchi

@SUZUKI RACING

Probabilmente anche la Suzuki soffre una situazione simile, ma la differenza è che ancora non ha trovato la strada. In Qatar, nel primo Gran Premio della stagione, prima della caduta Iannone era a contatto con Marquez, lottava per un posto sul podio. Ed anche in altre piste l’italiano è stato spesso nelle prime fasi di gara al top, salvo poi calare ed anche cadere. Questo succede quanto spingi, ma non hai la possibilità di farlo per tutti i giri di gara. Ed è il motivo per cui Iannone sta riuscendo a fare bene solo a sprazzi, continuando a stentare in gara e riuscendo raramente a mostrare tutto il proprio potenziale in qualifica.

Kevin Schwantz forse non ha colto quanto sia differente la sua epoca, quella in cui un pilota poteva realmente fare la differenza, rispetto ad oggi. Oggi anche un campionissimo come Valentino Rossi è costretto a difendersi se la moto non va. E basta guardare cosa sta facendo Jorge Lorenzo in sella alla Desmosedici per capire che il talento assoluto nella MotoGP di oggi non basta. Ricordiamo benissimo cosa accadde quanto Luca Cadalora portò in pista per la prima volta la YZR 500 di Rainey. Cadalora era un fine collaudatore, e quella moto fu paragonata dal pilota di Modena ad un “asse da stiro” tanto era rigida. Eppure Rainey con quella moto vinceva, e conquistava titoli. Quando la squadra ascoltò il pilota emiliano, ed iniziò a sistemare la moto in modo diverso, anche il pilota americano ne trasse vantaggio, diventando praticamente imbattibile. Il succo è che Rainey era un campione talmente talentuoso da riuscire a portare la YZR oltre i limiti, guidando sopra i problemi. Un arte che all’epoca riusciva a più di un pilota, ma che con il passare degli anni è quasi svanita. Ovviamente Kevin Schwantz era uno di questi.

wayne rainey 1

Oggi in MotoGP se non hai tutto, non puoi lottare al vertice, e casi come quello di Casey Stoner in sella alla Desmosedici non si ripetono tanto facilmente. L’australiano era unico nella sua capacità di guidare oltre i limiti della moto, ma non si può pretendere che ci riescano tutti. Indubbiamente Andrea Iannone è un ottimo pilota, un talento assoluto. E siamo certi che presto ritroverà la strada per lottare dove gli compete. Nel frattempo, un idolo come Schwantz dovrebbe ricordarsi che la Suzuki che nel 2016 era in grado di fare podi e vincere anche una gara, godeva ancora del vantaggio regolamentare dovuto ai team debuttanti. Forse i litri in meno di carburante ed il maggior contingentamento dei motori, stanno creando un ostacolo molto grande da superare per i tecnici di Hamamatsu.

La speranza è che ora i due si chiariscano, che decidano di parlarsi e che comprendano qual è il modo giusto per fare squadra. Ed ovviamente tutti confidano in questa pausa per ritrovare a Brno un Andrea Iannone in palla e pronto a dare battaglia ed una Suzuki all’altezza delle migliori moto in pista. Le migliori risposte alle critiche arrivano sempre dalla pista, e siamo certo che The Maniac” voglia rispondere a modo suo.

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