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Vinales come Stoner: ha ingannato la Yamaha con la sua velocità

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Maverick Vinales con la sua velocità ha fatto credere a Yamaha di avere una moto senza alcun problema, ingannando in realtà i tecnici di Iwata. C’è un illustre precedente, targato Stoner & Ducati

Se chiedete a qualsiasi appassionato cosa significhi guidare “sopra i problemi” vi risponderà che è tutto ciò che divide il campione dal fenomeno. Un vero fenomeno in sella, è quel pilota che riesce ad ignorare i segnali negativi della moto, tenendosi vicino al limite così tanto da sfiorarlo senza mai passarlo. Non c’è chattering che tenga, non c’è forcella che affondi troppo o moto che non curvi abbastanza. Il fenomeno sarà sempre velocissimo. Forse non riuscirà ad essere costante, ma le gare le vincerà lui. Nella storia del motociclismo moderno, di fenomeni veri non ce ne sono stati pochi e l’esempio più eclatante in tal senso è probabilmente quello di Casey Stoner. Quando l’australiano era in Ducati, chiunque tentasse di portare al limite la Desmosedici come faceva lui, finiva per stringere un’indesiderata amicizia con le vie di fuga delle piste sparse in giro per il mondo.

Stoner era in grado di fare cose semplicemente impossibili per qualsiasi altro pilota, ed il suo grande merito è stato anche il più grande problema della Ducati dal 2007 al 2011 almeno. Il ragionamento era semplice: «se Casey riesce a portare al limite e vincere con questa moto, può riuscirci chiunque». Quanto fosse sbagliata questa affermazione, l’hanno scoperto in fila nomi pesantissimi del motocilcismo, come Capirossi, Melandri e Rossi. Nessuno di questi grandi piloti è riuscito a guidare “sopra i problemi” quella moto così unica, ed il risultato è stato che la Ducati ha dovuto riprogettare completamente la Desmosedici quasi partendo da un foglio bianco, fino ad arrivare alla moto che oggi vola con Dovizioso ed è in grado di occupare stabilmente le posizioni di vertice di classifica con tanti piloti. Lorenzo arriverà, ne siamo certi.

La velocità di Stoner fu una vera arma a doppio taglio per Ducati, perché da un lato ha regalato un periodo d’oro alla Casa di Borgo Panigale, ma dall’altro non ha permesso ai tecnici di comprendere perfettamente quale fosse la situazione tecnica della Desmosedici rispetto alle moto concorrenti. In questi giorni sembra che una illustre concorrente della Ducati sia incappata nello stesso errore. L’accusa arriva da un mittente di riguardo, ovvero Mr MotoGP in persona, Valentino Rossi. Lo stesso pilota che prese in mano la M1 nel 2004 quando era un brutto anatroccolo e l’ha resa la moto più equilibrata del paddock.

Secondo Valentino, il problema della M1 edizione 2017 esiste dal primo test, dai giorni successivi al GP di Valencia del 2016. In quel test, tutta l’attenzione era rivolta al debutto di Vinales in sella alla moto di Iwata, e lo spagnolo si è reso immediatamente protagonista di un inizio da favola. Sempre primo, sempre velocissimo. Un vero punto di riferimento in pista. Eppure qualcosa non funzionava in quella moto, e fu proprio Valentino a segnalarlo, indicando che la moto 2017 aveva molti pregi e del potenziale, ma anche molte lacune. Rossi dopo la gara di Barcellona ha pronunciato una frase emblematica ai microfoni di Sky: «Quando hai a che fare con una moto, puoi modificare le cose fino ad un certo punto. Ma ci sono alcune caratteristiche che fanno parte del suo DNA, e non potrai cambiarle mai»

Il DNA della M1 2017 è risultato indigesto fin dai primi metri a Valentino. Una moto più difficile da mettere a punto, meno facile da guidare e portare al limite e più incline a non perdonare errori. Prova della validità della moto 2016 sono i risultati di due Rookie della categoria come Zarco e Folger, che con le M1 del Tech3 stanno volando. Senza nulla togliere al talento di questi deb, è innegabile che non siano ancora all’altezza di Rossi e Vinales. Qualcosa che non torna, c’è.

Nonostante i segnali di Valentino, Yamaha ha deciso di perseverare sulla sua strada, avendo come cartina di tornasole i risultati di Vinales. Lo spagnolo è sempre stato velocissimo, vincendo e dettando legge in quasi tutte le sessioni. Poi è arrivata Jerez, e c’è stato il primo tracollo Yamaha. La colpa in quella circostanza è stata data alle gomme. Ma con la gara di Barcellona, le cose si sono inasprite.

Rossi, che aveva accettato le decisioni Yamaha, ha voluto prendere la parola dicendo che i problemi sono gli stessi già segnalati a Novembre. A questo punto appare chiaro che la Yamaha si è trovata in una situazione in parte simile a quella della Ducati con Stoner. Nessuno pensava fosse necessario cambiare una sola virgola su una moto che l’australiano utilizzava per frantumare record su record in ogni tracciato. In Yamaha, guardando i risultati di Vinales, hanno probabilmente pensato che la M1 2017 fosse perfetta così.

Hanno forse dimenticato di avere in casa il pilota universalmente riconosciuto come uno dei migliori collaudatori della storia, non a caso soprannominato “Il Dottore”. Ma se non gli fanno curare i problemi di una moto, nessun titolo acquisito in pista varrà nulla. Dopo il test di Barcellona, Valentino ha detto che in Yamaha l’hanno finalmente ascoltato, portando in pista alcune soluzioni richieste a gran voce da lui. Il feeling con la moto è migliorato ed è un buon segno per il resto della stagione.

Resta incredibile il fatto che quello che dovrebbe essere un grandissimo merito di un pilota, ovvero la sua capacità di guidare “sopra i problemi” si sia reso allo stesso tempo il più grande problema di un Costruttore. Vinales non sarà australiano, ma c’è da ammettere che con la sua velocità li ha fregati tutti. Alla Stoner.

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