SBK e BSB, declino e spettacolo a confronto - Motori News 24
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SBK e BSB, declino e spettacolo a confronto

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Chi ha avuto la fortuna di guardare le gare del SBK al Lausitzring e dopo la BSB a Cadwell Park è passato dal torpore all’entusiasmo più puro. La SBK deve fare qualcosa per cambiare

Non si fa che ripetere che la SBK è in crisi. Il termine “crisi” è stato quasi abusato in relazione al campionato dedicato alle derivate di serie. Ma cosa si intende precisamente con questa definizione, con la frase che spopola sui Social Network, ovvero : “La SBK è in crisi”? Stando alle dichiarazioni di Dorna, la crisi non fa parte di questo campionato. I numeri di presenza in pista aumentano, l’audience in TV cresce. Se poi si guarda a chi lo show lo manda avanti, ovvero Costruttori, Team e piloti, non si può negare che ci sia abbondanza da tutti i punti di vista. Sono rappresentati quasi tutti i maggiori Costruttori, passando da Ducati a Kawasaki e passando per BMW, Honda e Yamaha. C’è ovviamente l’Aprilia e si parla con insistenza di un ritorno di Suzuki nel 2018 con una squadra ufficiale, dopo aver fatto debuttare la nuova GSX-R in BSB e MotoAmerica.

Se poi guardiamo ai piloti, c’è un campione come Jonathan Rea che detta legge con una classe infinita, ma ha rivali del calibro di Chaz Davies, Marco Melandri ed i suo compagno Tom Sykes. Ci sono tanti ex MotoGP in griglia e la sensazione è che il livello media sia decisamente elevato. Eppure ci sono delle cose che non funzionano, che proprio non vanno. E per avere la conferma di quanto detto, è bastato passare dalla diretta al Lausitzring della splendida ma noiosa vittoria di Chaz Davies all’incredibile seconda manche del BSB sulla folle Cadwell Park. Siamo passati da un campionato del mondo ad una gara di un campionato nazionale, eppure gli spalti in Germania erano praticamente deserti, mentre nella tappa del campionato britannico SBK c’era una folla incredibile ad acclamare i piloti in pista.

Le moto in gara sono tutto sommato simili, ma la grandissima differenza è nell’utilizzo dell’elettronica che nel mondiale SBK è massiccio, mentre nel BSB è vietato. Per non parlare poi di altre componenti iper specializzate che aumentano il divario di prezzo tra una moto allestita per il mondiale ed una allestita per il BSB. Il risultato del regolamento BSB è che in pista nella spettacolare gara di Cadwell Park, verso metà gara c’era un trenino di moto composto da Kawasaki, BMW, Ducati, Yamaha e Honda. Oltre dieci piloti si stavano giocando la vittoria, in un confronto che definire spettacolare appare quasi riduttivo. Riguardando le immagini della gara, il termine noia appare lontanissimo. Ed anche il termine crisi, che da queste parti sembra davvero non esserci.

Riportando l’attenzione al Mondiale SBK, la situazione cambia drammaticamente. Non ce ne vogliano Rea, Davies, Melandri e Sykes, che offrono sempre spettacolo e duelli incredibili. Il problema è che sono soli. Perchè la realtà è che allo stato attuale, il livello di Ducati a Kawasaki è talmente diverso rispetto a quelli di ogni rivale, che la partita semplicemente non c’è. Quando il semaforo si spegne, c’è la quasi matematica certezza che in SBK vincerà uno di questi quattro piloti. Nel British Superbike, che è infinitamente più combattuto, anche l’assegnazione del titolo non è certa fino allo showdown, ovvero le ultime manche in cui si giocano il titolo i migliori in classifica, ripartendo di fatto da zero in una sorta di Play Off motociclistico.

Quando hanno intervistato Jonathan Rea ponendo quesiti su regole SBK ed eventuali cambiamenti, la risposta è stata che secondo il pilota: «Le Case non si impegnano abbastanza, basterebbe che facessero quanto fanno per Suzuka». Questo significa dunque che il Mondiale SBK è addirittura meno strategico per Honda e Yamaha della 8 Ore di Suzuka? Appare paradossale, eppure della verità c’è. Ma se le Case non si impegnano abbastanza e si vuole trovare una formula che restituisca spettacolo, cosa si deve fare? Nel 1988, Oscar Rumi acquistò il Kit HRC da Honda. Costava 12 milioni di lire, che era un tetto stabilito da regolamento. E con la sua RC30 e Fred Merkel in sella, batteva tutti, aggiudicandosi due mondiali. Oggi appare fantascienza, eppure la SBK era esattamente questo: un team privato, splendidamente gestito e con un ottimo pilota, batteva le moto ufficiali di un colosso come Honda, facendo venire innumerevoli attacchi di bile a fior di ingegneri nipponici.

fred merkel

Nel tentativo di ricostruire lo spettacolo in SBK, si è abolita la Superpole, poi si sono spostate le due manche di gara dividendole tra sabato e domenica. Poi il colpo di grazia, la griglia invertita di Gara 2 che non serve a nulla, come confermano i recuperi lampo di Rea e Davies ogni volta che sono costretti a partire in terza fila dopo aver dominato la prima frazione. La SBK allora deve davvero guardare a quanto si fa nel BSB?

C’è chi parla di un campionato in cui vincono i vecchi, fatto per i dinosauri e in cui l’età media dei vincitori è elevata. Forse chi parla in questi termini, dimentica che nel mondiale SBK un certo Troy Bayliss ci è arrivato abbondantemente dopo i trenta. Lo stesso Carl Fogarty ha corso a lungo prima di dominare in SBK, e nessuno l’ha mai accusato di essere troppo vecchio. Probabilmente avevano anche paura di farlo, vista l’indole non proprio pacifista del King Carl. L’anagrafe può dire quello che vuole, ma se in pista ci sono diciottenni che lottano ad armi pari con vecchie volpi e lo spettacolo è elevatissimo, vuol dire che la formula funziona.

E la formula del BSB funziona maledettamente. Ipotizzando di trovarci davanti ad una platea di persone che hanno avuto la fortuna di vedere sia la SBK che il BSB in questo weekend, saremmo curiosi di sapere quanti hanno preferito la prima alla seconda. In onestà, non riusciamo ad immaginare chi possa affermare che la SBK al Lausitzring sia stata neanche lontanamente divertente quanto la BSB al Cadwell Park. Certo, c’è la pista strana, il salto, la sicurezza che magari non è il massimo. Eppure funziona alla grandissima. Non vogliamo che il Mondiale SBK vada a correre sulle piste del British, ma ci piacerebbe sperare che chi ha le redini del Mondiale guardi con interesse al lavoro svolto da MSVR nel British. Ci sarebbe tanto da imparare.

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