Tom Sykes a cuore aperto: il segreto di Mr. Superpole - Motori News 24
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Tom Sykes a cuore aperto: il segreto di Mr. Superpole

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Domenica riparte il Mondiale di Superbike a Jerez: una gara che incoronerà il campione 2015, il pilota Kawasaki Johnny Rea. Ecco l’intervista al suo compagno di squadra nonché ex campione di categoria nel 2013 Tom Sykes aka Mr. Superpole

Tom Sykes è un pilota che non ha certo bisogno di grandi presentazioni. Il suo biglietto da visita recita la scritta World Superbike Champion. Il britannico parla con noi del suo passato, dell’esperienza nel BSB e del primo confronto con Troy Bayliss quando Tom si mise in mostra per la prima volta al grande pubblico attirando l’attenzione della Yamaha che lo scelse per affiancare Spies in SBK. Dopo quella stagione nel 2009 è passato al verde Kawasaki e ha contribuito con il suo lavoro a sviluppare l’attuale punto di riferimento della categoria, la velocissima ZX-10r. In questa intervista Tom non nasconde la voglia di provare la MotoGP e il suo entusiasmo per la 8 ore di Suzuka a cui spera di partecipare in futuro. La Kawasaki è avvisata, il suo pupillo scalpita per mettere le mani su quello strano prototipo verde che gira sul circuito privato di KHI ad Autopolis.

In questa stagione si è visto un dominio dei piloti inglesi nel WSBK. Tu hai un grandissimo passato nel BSB, come i tuoi colleghi britannici. Come vedi il presente di questa categoria? Pensi sia ancora una grande fucina di talenti per il Mondiale?

Il campionato BSB ha sempre prodotto grandi piloti e al momento ci sono diversi piloti che vengono dalla stessa generazione del BSB e sono equamente divisi tra WSBK e MotoGP. Penso che questo basti a mostrarne il livello. Si, credo ancora che la BSB possa offrire quello che serve ai piloti per passare al livello successivo. Se la BSB passasse ad un regolamento univoco con la WSBK probabilmente ci sarebbe un link ancora più diretto. Ma a questo punto penso che non sia la WSBK a dover andare verso un regolamento ancora più vicino alla serie come quello del BSB.

Nel WSBK hai sempre avuto a tua disposizione moto a quattro cilindri, lottando con le bicilindriche Ducati e le quattro a V dell’Aprilia. Attualmente pensi che le prestazioni dei vari frazionamenti siano equilibrate?

Ho sempre utilizzato i 4 in linea ma anche il “Bigbang” nel 2009 con la Yamaha. Di certo sarei incuriosito di provare una configurazione a V. Alla fine ci sono vantaggi e svantaggi in ogni configurazione ma secondo me nessuna in particolare eccede in una o nell’altra direzione. L’elettronica può di certo aiutare in alcuni modi, ma non può scendere a compromessi con quello che si definisce “grip meccanico”.

Hai vinto un titolo meritatissimo nel 2013, ma ne hai persi due altrettanto meritati nel 2012 e nel 2014. Ti senti in credito con la fortuna, oppure pensi che il mondiale vinto ti abbia appagato per le delusioni subite?

In effetti mi sento davvero dispiaciuto per non aver vinto tre titoli consecutivi perché penso che senza lo zampino di qualche altro pilota e grazie all’impegno mio e del mio Team, sarebbe stato possibile fare questo e riscrivere la storia del WSBK. Ma abbiamo lo stesso una fantastica sequenza di 2nd, 1st, 2nd e stiamo ancora portando avanti lo sviluppo della ZX-10r. Tra l’altro correre e contemporaneamente fare sviluppo è molto complicato e richiede un grande ragionamento. Questo è un qualcosa che non molti sono in grado di fare. Sono assolutamente orgoglioso di avere il trofeo di WSBK Champion in casa mia, ma essendo un pilota piuttosto competitivo ne vorrei sempre altri!

Sei in Kawasaki dal 2010, ma solo con il passaggio al Team Provec le moto di Akashi sono diventate così competitive da farti lottare ogni anno per il titolo. Il metodo del Team spagnolo è così efficace e diverso dal precedente?

In pratica la moto è la stessa dal 2011 e questo dimostra che abbiamo fatto davvero un ottimo lavoro. Ho una grandissima collaborazione con il mio capotecnico Marcel Duinker e anche con Danilo, Mattia, Raul e Tambu. Siamo la stessa squadra dal 2012 e devo dire che ci capiamo tutti al volo tra di noi. Sono proprio questi ragazzi, assieme alla Kawasaki ed ai nostri sponsor tecnici ad essere in grado di trasformare le mie sensazioni in un pacchetto migliore per me.

Ci hanno sempre parlato di Kawasaki come un’industria enorme che progetta treni, navi e portaerei. Sei mai stato alla Factory giapponese e hai visto di persona questa incredibile realtà?

Si, la Kawasaki è un industria enorme e la divisione moto ne è solo una piccola parte. Si può dire che la Kawasaki moto è composto da un Team piccolo e che la qualità è molto più importante della quantità.

Puoi raccontarcela?

Potrei dire di aver visitato la loro fabbrica, ma ne hanno ben più di una. E il livello della loro tecnologia, la passione e l’impegno sono molto più elevati di quanto le persone possano percepire.

Hai condiviso la moto con tanti piloti, passando dalla meteora Spies all’australiano Vermeulen. Dopo è stato il turno di Baz e attualmente condividi il box con Rea. Tutti questi piloti hanno avuto un’esperienza in MotoGP, tu hai mai pensato di poter passare in quel Campionato?

Sono fermamente convinto che potrei correre in quel campionato. Infatti penso che la MotoGP possa calzare al mio stile di guida quasi meglio della SBK. Io sono un pilota a cui piace tantissimo utilizzare tutti i vantaggi e le regolazioni di fino che permette una moto da corsa. Per questo sono convinto che avrei grosse possibilità correndo lì. Sfortunatamente non sembra sia possibile avere una chance in quel campionato. Sarei felice anche solo di fare un test di una settimana per verificare il mio potenziale. Se la Kawasaki dovesse decidere di tornare in MotoGP sarebbe fantastico!

Il tuo contributo è stato molto importante per la definizione della Zx-10r, una moto che negli ultimi quattro anni è considerata la miglior SBK in pista. Si parla spesso di un prototipo Kawasaki per la MotoGP. Potresti essere coinvolto nello sviluppo di quella moto? Hai già avuto modo di vederla o provarla?

Si, ho passato gli ultimi sei anni della mia vita dedicandomi al progetto Ninja e posso definirmi orgoglioso del lavoro che ho contribuito a realizzare. Penso che questo sia uno dei motivi per cui la ZX-10r è così popolare nel mondo del racing allo stato attuale. Riguardo il lavoro sul prototipo sarebbe davvero molto interessante per me.

In Superbike ti sei guadagnato il titolo di Mister Superpole e non perdi occasione di mostrarti velocissimo sul giro secco. Puoi spiegarci come fai ad ottenere il massimo possibile dalla tua moto sul giro singolo? Questione di concentrazione, adrenalina o confidenza nel limite?

Mi sento fortunato perchè onestamente penso che fare un giro veloce quando hai il massimo del grip non sia la parte più difficile. Il mio lavoro è cercare di provare a trovare il corretto bilanciamento che permetta al mio stile di guida di coprire bene la distanza di gara. Al momento stiamo ancora lavorando su questo.

Hai vissuto in pista il rientro di due vecchie glorie come Bayliss e Biaggi. Sembra che i piloti anche dopo lunghissime carriere non riescano mai a smettere completamente con le moto. Poi ci sono casi come quello di Stoner, che ha smesso di gareggiare già a 27 anni. Tu come ti vedi in futuro, come un pilota sempre pronto a risalire in sella, oppure solo un buon padre di famiglia che si gode la casa e gli affetti?

A me piacciono tantissimo sia la mia vita privata che la vita racing. Il mio desiderio è quello di restare competitivo fino al giorno in cui mi fermerò con le corse e spero sinceramente di essere così soddisfatto dai miei risultati dal dire definitivamente stop.

Entrambi i piloti che sono rientrati come wild card sono stati fondamentali per la tua carriera, ma proprio con Bayliss hai lottato per la vittoria nella tua Wild Card del Mondiale SBK a Donington nel 2008 mostrando al mondo il tuo talento. Puoi raccontarci quella gara e le emozioni che provavi nel misurarti in pista contro un gigante come Troy senza timori di alcun tipo?

Troy è un grandissimo pilota e uno dei miei idoli racing. Correre contro di lui per la vittoria è stata una splendida opportunità per me ed è stato qualcosa a cui non potevo credere al momento. Riguardo Max, un altro pilota fantastico con cui ho battagliato per il titolo di campione. Quell’anno è stato un vero peccato che abbia perso ma ero comunque molto orgoglioso di lottare contro di lui, perché stiamo parlando di un grande pilota con uno stile magnifico per cui tifavo quando ero più giovane.

Quest’anno a Suzuka la Yamaha ha schierato un Team di punta composto da piloti ufficiali della MotoGP, e la Honda ha risposto con Stoner e Van Der Mark. Hanno mai chiesto a te e Johnny di partecipare magari in Team assieme alla vecchia gloria Yanagawa? La Kawasaki ha fatto dei tempi incredibili in prova a Suzuka, ma poi in Gara non ha ripetuto quei risultati. Forse in futuro tu e Rea potreste partecipare alla Classica Endurance?

Naturalmente correre a Suzuka è una delle mie ambizioni e se Kawasaki mi offrisse un package competitivo per competere, di certo accetterei la proposta. Vediamo per il 2016.

L’anno prossimo in SBK tornerà la Yamaha in forma ufficiale, forse la BMW schiererà una coppia tutta tedesca con Bradl e Reitemberger. La Ducati è tornata competitiva e la Suzuki dovrebbe presentare una nuova GSX-R con cui competere. Con queste premesse, il Mondiale SBK del 2016 potrebbe essere uno dei più belli degli ultimi anni. Tu cosa ti aspetti per l’anno prossimo da queste novità in pista?

Si, avere tutte queste case a competere è una cosa grandiosa per il campionato. Io posso solo concentrarmi sui miei target e cercare di fare il mio meglio. Ma di certo sarà un campionato molto interessante.

C’è un’idea che gira da qualche giorno e di cui si è parlato insistentemente a Brno durante il weekend della MotoGP. A quanto pare, la Dorna sta valutando di organizzare una gara Endurance da correre in Qatar a Gennaio, schierando Team composti da piloti SBK contrapposti a piloti MotoGP. Ti piace questa iniziativa? Potrebbe essere l’occasione di smentire ulteriormente chi pensa che i piloti delle due categorie non sono allo stesso livello.

Naturalmente organizzare una cosa del genere sarebbe davvero difficile. Posso solo sperare che se dovesse succedere realmente sarebbe un grande privilegio oltre che una grande soddisfazione per me dividere la stessa pista con questi ragazzi. Facciamo si che accada!

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