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MotoGP, Dovizioso: «Rossi in Ducati? Il più grosso flop della storia»

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Nella sua nuova autobiografia Asfalto il pilota di Forlì si esprime senza mezzi termini sulla disastrosa avventura del Dottore con la casa della Borgo Panigale

Per vedere un nostro compaesano in sella ad una Ducati davvero competitivo e in lotta per il mondiale abbiamo dovuto aspettare veramente tanti, troppi,  anni. Solo l’anno scorso, il buon Dovizioso è riuscito a duellare fino all’ultimo atto per la vittoria finale. Clamoroso era stato il flop di Valentino Rossi con la casa di Borgo Panigale, prima del ritorno in Yamaha e dell’approdo di Dovizioso al posto del Dottore. Tanto fumo e poco arrosto, parecchie aspettative rimaste tali. Gli italiani avevano tanti sogni al riguardo ma la realtà fu ben diversa. Prestazioni che potrebbero essere paragonate a quelle attuali di Jorge Lorenzo, anche se il prodotto attuale è decisamente più ambizioso di quello precedente.

Il pilota forlivese, a distanza di anni, ha deciso di dire la sua con pochi fronzoli. Ecco che cosa si evince dalla sua autobiografia per quanto riguarda lo scarso feeling che il pilota di Tavullia aveva avuto con la casa della Desmosedici: «Vale e la Ducati, insieme, hanno ottenuto il più grosso flop della storia della MotoGP. I due anni deludenti con Valentino hanno lasciato un segno profondo. Al punto che (non lo posso sapere al 100%, ma ne sono del tutto convinto) forse la moto che ho trovato io dopo i due anni di Valentino è persino meno performante di quella guidata da lui la prima volta. Io sono di sette anni più giovane e quando sono arrivato in MotoGP lui aveva già vinto sette Mondiali, perciò è inevitabilmente un idolo, il punto di riferimento assoluto. Nonostante non abbia mai avuto la possibilità di frequentarlo veramente, penso si tratti di una persona per molti aspetti di un altro livello. Ha condizionato in positivo il Motomondiale, ha insegnato a essere più spensierati anche pensando ai risultati, ha dimostrato che si può vivere di colori, di adesivi, di personalizzazioni divertenti. A modo suo, con le sue regole, ha mostrato come si vive da rockstar senza tirarsela come una rockstar. Io stesso, in principio, non capivo perché attirasse così tante attenzioni. Perché Valentino che arriva decimo conta più di chi ha vinto? Ma partivo da un presupposto sbagliato. Se sei unico è ovvio che deve andare così. Lo si può amare o odiare, ma Valentino ha avuto il merito di attirare gente che non sapeva nemmeno quante ruote avesse una moto. È l’anomalo che periodicamente viene fuori nello sport: Alberto Tomba, Michael Jordan, Usain Bolt. Questa è la storia e non si può discutere».

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